NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 3 luglio 2021

La scuola e la polis nei primi anni Ottanta

Corrumpere et corrumpi saeculum vocatur

 

Il 23 aprile del 1981 il preside Tanghero mi fece recapitare una nota minacciosa. Diceva che io non ero al ginnasio per insegnare cultura generale ma le grammatiche, le date e le battaglie della storia, poi la geografia con le capitali e le loro fabbriche. Gli risposi con un’apologia ragionata.

Il mio metodo educativo, gli scrissi, o se preferiva la methodos mia,  presenta la nostra civiltà europea irrorata dalla corrente sanguigna della cultura classica, nobile e antica. La letteratura occidentale ha un’esistenza simultanea da Omero in avanti: il poeta sovrano è presente in Virgilio, questo in Dante, il Ghibellin fuggiasco poi in gran parte della poesia italiana. Quindi Seneca e Plutarco in Shakespeare, Euripide in Apollonio Rodio, in Virgilio, in Goethe; Empedocle e Sofocle in Freud;   Petronio, Dante e Shakespeare in T. S. Eliot e così via, nell’ambito di una grande confraternita intellettuale che certamente sfugge a chi basa la didattica sull’apprendimento mnemonico dei manuali.

Colui non replicò: come Cerbero tacque.

Ma dal suo silenzio, e magari pure consenso, non trassi conforto siccome vedevo che la massa dei giovani si stava imbarbarendo. Caduto ogni scopo diverso dal successo a qualsiasi costo, alla gente non importava un fico della cultura diventata ininfluente per la carriera in una società governata da faccendieri che distribuivano ai loro protetti i posti più ambìti.

Capacità, competenza, profondità di pensiero, precisione ed eleganza di eloquio erano divenuti un poco alla volta malfamati e derisi tanto dai nuovi padroni quanto dal volgo servile.

Con Aldo Moro pochi anni prima era stata messa a tacere e soffocata una scuola politica e uno stile, un modo di operare non irreprensibile ma quanto meno dignitoso, non rozzo né ignorante né ladro. Provavo uno scoramento che si ripercuoteva nel rapporto con Ifigenia la quale notava che il mio stile  non era più in sintonia con i tempi.

Eppure era stata lei, tre anni prima, a infondermi il santo coraggio di essere me stesso a qualunque costo, anche a quello di rimanere confinato in un’esigua minoranza di educatori studiosi e idealisti . Allora tale opposizione ai gusti della maggioranza non era uscita di moda del tutto. Fu l’avvento del nuovo decennio con i miti balordi tipo la Milano da bere che aveva cacciato la moneta buona della cultura, dell’impegno civile, e resa corrente quella velenosa della prevaricazione, della raccomandazione che scavalca le capacità, del raggiro, insomma aveva lanciato i cattivi costumi, la moda  del corrompere ed essere corrotti.

 

giovanni ghiselli

 

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