Il presidente auspica giustamente la solidarietà tra le persone ma non ne denuncia l’assenza.
Elogia giustamente l’abnegazione di tanti sanitari che aiutano i malati senza però biasimare i primari i professori e i tanti tromboni che vanno troppo spesso in televisione a fare previsioni troppo spesso sbagliate e non senza contraddizioni tra loro.
Ha notato con soddisfazione che noi Italiani siamo quasi tutti vaccinati ma ha taciuto il fatto che ogni inverno i contagi crescono: ieri, 31 dicembre 2021, sono stati 144243 con un tasso di positività dell’11, 8% e 155 morti.
Ha elogiato la crescita dell’economia senza puntare l’indice accusatore sulle disuguaglianze interplanetarie tra i troppo ricchi e i troppo poveri. Da cristiano qual è, se non da politico, avrebbe dovuto farlo. Papa Bergoglio, vicario di Cristo, lo fa ogni giorno.
Mattarela ha auspicato l’unità istituzionale e morale senza deprecarne l’assenza dovuta alle disuguaglianze.
Buona la parte finale con le denunce della prepotenza del mercato, una tirannide sanguinaria a dirla tutta, della precarietà, in ogni senso, del lavoro e dei lavoratori, dell’insufficienza della scuola, della crisi demografica.
Però non ne ha indicato le cause
Il difetto di questo saluto insomma è costituito dalle reticenze.
Credo comunque che rimpiangeremo quest’uomo mite, educato, di gentile aspetto. Un uomo non cattivo né ignorante ma spesso reticente appunto,
Bologna primo gennaio 2022, ore 16, 26.
giovanni ghiselli
p. s
Ieri sera dopo Mattarella, sono andato a correre per 45 minuti.
Oggi ho scalato la dura salita del Monte Calvo da Rastignano alla cima.
Sulla via del ritorno mi sono fermato al tempio del divo mio eponimo, l’onesto Giovanni. Ho raccolto un segnale buono: di primavera, di salute, di vita.
Ero seduto sui gradini del tempio riscaldato dal Sole che è nel visibile quello che è il primo di tutti gli dèi nell’intellegibile
Ebbene, una mosca iridata si è posata sulla mia coscia destra.
Le ho fatto: “It signs well, does it not? [1] E lei, agitando le ali e ronzando parole anch’esse variopinte, ha significato: “Yes, of course, very well”.
“Che tu sia benedetta, creatura!” ho gridato. E, pieno di gioia, sono tornato al mio povero ostello dove mi attendeva il pranzo di capodanno: una coppia di würstel e una zucchina. Bolliti. In mancanza di miele e locuste. Ho passato Natale, l’ultimo dell’anno e Capodanno del tutto da solo.
Eppure vi domando “c’è qualcuno più felice di me?”.
Indicatemelo, lettori se lo conoscete.
p. s.
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