domenica 14 febbraio 2021

Attraverso lo studio e l’apprendimento si può giungere alla solitudine.

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Il ribaltamento del tw`/ pavqei mavqo" in tw`/ mavvqei pavqo"

 

Nietzsche in La nascita della tragedia  cita l'ultima strofe del Prometeo di Goethe (vv. 52-58) e, dopo avere definito Edipo eroe della passività, gli contrappone Prometeo come personaggio illuminato dalla gloria dell'attività. Prometeo rappresenta anche l'artista titanico il quale "trovò in sé la caparbia fede di poter creare uomini o almeno di poter distruggere dèi olimpici: e ciò mediante la sua superiore sapienza, che era però costretto a scontare con un'eterna sofferenza"[1].  Una forma di tw`/ mavqei pavqo". Cfr. Leopardi , T. Mann e Virginia Woolf.

Ricordiamo Leopardi: "Né mi diceva il cor che l'età verde/sarei dannato a consumare in questo/natio borgo selvaggio, intra una gente/zotica, vil; cui nomi strani, e spesso/argomento di riso e di trastullo,/son dottrina e saper; che m'odia e fugge,/per invidia non già, che non mi tiene/maggior di sé, ma perché tale estima/ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori/a persona giammai non ne fo segno"[2]. 

 

Lo sviluppo intellettuale porta alla solitudine

Sentiamo Tonio Kröger: "Allora, col martirio e l'orgoglio del conoscere, sopravvenne la solitudine, ché la vicinanza dei bonari, delle anime gaiamente ottenebrate, gli riusciva intollerabile, e il marchio sulla sua fronte turbava costoro. Ma sempre più dolce divenne per lui la gioia della parola e della forma"[3]. Tale gioia però è contaminata dal dolore:"La letteratura non è affatto una vocazione; è una maledizione (…) perché lo sappiate. E quando principia a farsi sentire questa maledizione? Presto, terribilmente presto. A un'epoca in cui si potrebbe ragionevolmente pretendere di vivere d'amore e d'accordo con Dio e con il mondo, uno comincia a sentirsi segnato, a rendersi conto d'essere in incomprensibile contrasto con gli altri, coi normali, con la gente ordinaria; sempre più fondo si scava l'abisso d'ironia, d'incredulità, d'opposizione, di lucidità, di sensibilità che lo separa dagli uomini; la solitudine lo inghiotte, e da quel momento non c'è più possibilità d'intesa" (p. 238).

 

Sui rischi che corre la donna desiderosa e capace di espressione spirituale ricavo alcune parole di Virginia Woolf dalla tesi di Alessandra Neri un' alumna optima della SSIS,  ora ottima docente del liceo classico Torricelli di Faenza:"Non ci vuole un grande acume psicologico per essere sicuri che una ragazza di grande talento, che avesse cercato di usarlo per far poesia, sarebbe stata così ostacolata e impedita dagli altri, così torturata e dilaniata dai propri istinti contraddittori, da finire sicuramente per perdere la salute e la ragione"[4].  

 

giovanni ghiselli

 



[1] La nascita della tragedia, cap. 9

[2] Le ricordanze, vv. 28-37.

[3] T. Mann, Tonio Kröger, p. 238

[4] V. Woolf, Una stanza tutta per sé, p. 53.

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