sabato 27 febbraio 2021

La bellezza della terra. II parte

Michelangelo Cerquozzi (bottega), Festa Rurale
La bellezza della terra estiva piena di vita e generosa


Nel VII idillio  di Teocrito (315-260). Simichida e il capraio Licida vanno insieme alla festa rurale delle Talisie  e si propongono di cantare insieme i canti dei pastori: "
boukoliasdwvmesqa"(35-36).

Simichida-Teocrito riceve l’investitura: Licida gli diede lagwbovlon il bastone per colpire le lepri, come dono ospitale da parte delle Muse. Poi Simichida va alla fattoria di Frasidamo dove si sdraia con altri.

Sul capo stormivano ai[geiroi  pioppi neri  e ptelevai, olmi. Sui rami ombrosi  le cicale bruciate dal sole frinivano  e la rana gracidava da lontano (thlovqen) nelle fitte spine dei rovi ( 139-140).

Cfr. Leopardi: “allora-che, tacito, seduto in verde zolla,-delle sere io solea passar gran parte - mirando il cielo, ed ascoltando il canto - della rana rimota alla campagna![1].

Cfr. anche D’Annunzio: “La figlia dell’aria[2 ]- è muta; ma la figlia - del limo lontana, - la rana - canta nell’ombra più fonda - chi sa dove, chi sa dove!”[3].

 

Cantavano allodole e cardellini e[stene trugwvn, gemeva la tortora, volteggiavano intorno alle fonti le bionde api.  

Dappertutto un profumo di pingue raccolto.

o[cnai, pere, ai nostri piedi, ai nostri fianchi ma'la, le mele rotolavano in gran quantità e rami carichi di susine si piegavano fino a terra.

 

Cfr. Odissea VII, 120-121: o[gcnh ejp j o[gcnh/ ghravskei, mh'lon d j ejpi; mhvlw/- aujta;r ejpi; stafulh'/ stafulhv, su'kon d j ejpi; suvkw/”. Grappoli su grappoli. E’ il grande orto mevga" o[rcato" (112)  della reggia di Alcinoo

Cfr. Tasso, Gerusalemme liberata, XVI, 11: “Nel tronco istesso e tra l’istessa foglia-sovra il nascente fico invecchia il fico”. E’ il giardino di Armida.

 

Pohlenz. L'uomo greco

Teocrito vuole attuare un ritorno alla natura, alla sfera vitale cui si sente avvinto in maniera indissolubile. Egli vuole conseguire il ritiro dal mondo per raggiungere la felicità epicurea

L'uomo di cultura del III secolo vede circonfusa di luce radiosa la vita di pastori e contadini, con tutto il primitivo. Così Callimaco apprezza la felicità della misera capanna di Ecale, e Aconzio cerca la solitudine in mezzo ai boschi.

La natura è il paradiso perduto dei moderni uomini civilizzati.

Nelle città si cercava l'avvicinamento alla natura con mezzi artificiali: i Tolomei fecero piantare giardini e boschetti ad Alessandria; ad Antiochia i Seleucidi fecero costruire passeggiate con giochi d'acqua.

Nel II d. C. Adriano farà ricostruire a Tivoli la valle di Tempe attraversata dal fiume Peneo, sotto l’Olimpo. Ad Alessandria fu creata una collina artificiale e i templi si costruivano a contatto con la natura in boschi o su promontori marini

 Del resto i templi di Dodona, di Delfi, di capo Sunio erano già tali. Anche i privati si fanno costruire case con giardini e fontane, e si fanno affrescare le pareti delle case con paesaggi

giovanni ghiselli

 



[1] Le  ricordanze 9-13.

[2] La cicala

[3] La pioggia nel pineto, 89-95.

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