Il re di Atene, paradigma mitico di Pericle, elogia quello tra gli dèi che ha regolato, reso ordinata la nostra vita da confusa e bestiale che era (ejk pefurmevnou[1] kai; qhriwvdou" ), innanzitutto infondendoci l’intelligenza- ejnqei;" suvnesin-, poi dandoci la lingua messaggera delle parole (glw`ssan lovgon douv"), in modo da rendere comprensibile la voce (vv. 201-205).
Oggi molte persone parlano senza curarsi di rendere comprensibile quanto blaterano. Sanno che la loro chiacchiera non dice nulla di significativo, ma sono vaghi di ciance e devono emetterle in continuazione da bocche senza chiusura. Lo fanno in ogni momento, anche in solitudine mentre fissano il cellulare specchiandosi in quel brutto aggeggio che adorano perché ne dipendono. E’ l’individualismo del privato, la categoria antipolitica che, celebrata in tutti i modi, è diventata narcisismo, la malattia della peggiore solitudine che può spingere al crimine.
giovanni ghiselli
[1] Participio perfetto medio passivo di fuvrw, confondo. La confusione anche qui è emblema di male.
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