sabato 27 febbraio 2021

Le estati tra 1967 e il 1971. Capitolo XVI. Debrecen, estate 1970

Forcide
Nella Debrecen dell’estate 1970 non cercai l’amore angelico o serafico ma un’amante concreta senza tanti voli mentali né troppe palpitazioni cardiache.

 Iniziava in tempo delle finlandesi con Katina, non la più importante, ma lieta, sorridente e gradevole.

Aveva un’aria disponibile, uno  sguardo morbido e invitante: proprio il contrario di quello aspro e duro della Forcide che pietrificava i viventi. Katina faceva sesso assai volentieri e con un buonumore continuo che mi motivava a prestazioni superlative. Anche per la fame patita nel motel di Cittadella. Durante quel mese dimenticai la faccia dura e grigia del preside che a me dava noia, e quando usciva dal suo cupo ufficio faceva cadere a terra i poveri passeri e altri uccelli oppressi da un peso improvviso.

L’ultima sera del corso estivo quella ragazza, un poco più giovane di me, disse parole che non ho scordato: “Gianni, ti ringrazio per la magnifica estate che mi hai così generosamente donato. Questa sera che è l’ultima nostra, rendimi più felice che mai” 1. Ho sotto gli occhi una fotografia dei due ragazzi che allora eravamo: io guardo la macchina fotografica con l’espressione dolce, ammiccante, quasi sicura del giovanotto soddisfatto e orgoglioso delle proprie prestazioni sessuali. Difatti Katina mi aveva gratificato più volte dicendomi con lieta meraviglia: “but you are not normal!”. In senso buono. Lei nella foto è tutta contenta come lo era in rebus ipsis.

Pure io, che venivo dal grande digiuno dei lunghi mesi di Cittadella, ero assai contento della scorpacciata erotica e mi sentivo un uomo abbastanza vissuto, intelligente, capace di ottenere quello che vuole: tanto nel lavoro quanto nei rapporti umani.

Durante quell’estate e quell’amore non problematico,  continuai a coltivare le amicizie con i ragazzi incontrati nel ’66: alcuni avevano idèe politiche diverse dalle mie ed eravamo cresciuti in modo diverso, però nessuno mi ha fatto del male. Anzi, Fulvio, che era politicamente quasi dalla parte opposta, ha continuato a volermi bene e a farmene, contraccambiato.

Ero contento però non avevo ancora provato la felicità che nasce dal beneficio dell’amore ed è di troppo breve intervallo superata dalla divina2

 

Ebbene tale felicità conoscerò nell’estate seguente, quella del ’71 che ho già raccontato con la storia di Helena Sarjantola.

Degli undici messi trascorsi tra Katina ed Elena ne passai cinque a Carmignano-Cittadella, tre a Pesaro, e altri tre in caserma facendo il servizio militare al quale potei sottrarmi anzitempo perché in maggio la mia allergia alle graminacèe con il raffreddore da fieno si presentò quale “provvida sventura”3, e con l’aiuto di un amico dell’amico Danilo che in questa circostanza incarnò il mio demone buono, mi valse il congedo anticipato che mi liberò da  dodici mesi di ozio tribolato e mi consentì l’esperienza accrescitiva di Helena augusta, donna di grande formato la quale mi aiutò nella mia crescita umana con la felicità che mi infuse, un dono, davvero per sempre, un possesso per l’eternità 4.

Ma questo l’ho già raccontato. Ora l’antefatto alla trilogia finlandese è concluso.


Fine

 

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1 Metto qui in nota una rtecenza del testo, una mia pudica aposiopesi. La ragazza concluse con una simpatica oscenità dicendo: “sixty nine, I hope”. In questo caso  l’inglese è la lingua del pudore, come in altri momenti il latino.

2 Cfr. Leopardi, Storia del genere umano

3 Cfr. Manzoni, Adelchi, II coro con la morte di ermengarda

4 Cfr. Tucidide, I, 22, 4

 

 

Bologna 27 febbraio 2021 ore 11, 40

giovanni ghiselli

p. s.

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