L’arte più grande come quella dei tragici greci o quella del maestro di Olimpia ha la prospettiva di un popolo intero da educare.
Leopardi sottovaluta il genere drammatico seguito dalla cittadinanza ateniese, eppura, nonostante questa grave incomprensione, sa che la grande arte ha la prospettiva di rivolgersi a un popolo intero, di educarlo: “Gli antichi greci e anche romani avevano le loro gare pubbliche letterarie, ed Erodoto scrisse la sua storia per leggerla al popolo[1]. Questo era ben altro stimolo che quello di una piccola società tutta di persone coltissime e istruitissime dove l’effetto non può mai esser quello che fa il popolo, e per piacere ai critici si scrive: 1. con timore, cosa mortifera; 2. si cercano cose straordinarie, finezze, spirito, mille bagattelle. Il solo popolo ascoltatore può far nascere l’originalità la grandezza e la naturalezza della composizione”[2].
Una volta, molto tempo fa, mi dispiaceva non essere scrittore “famoso”, invitato alle trasmissioni televisive, vincitore di premi letterari. Ora non cambierei la mia condizione con quella non dico di Carofiglio, ma nemmeno con quella di Gadda o di Montale e Quasimodo.
Io scrivo per il popolo che mi legge e mi risponde. Il mio blog ha superato il milione e 86 mila lettori, 371 al giorno da 2926 giorni. Scrittori come Montale sono illeggibili per il popolo. Altri sarebbero pure leggibili, ma vengono letti solo nel momento successivo alla pubblicità televisiva che li raccomanda. I miei scritti si raccomandano da soli con la loro forza che rafforza chi li legge.
Senza contare che il successo decretato dai media è “una vita mistificata dagli altri, che torna mistificata a te, e finisce col trasformarti veramente"[3].
Un caro saluto ai miei lettori
giovanni ghiselli
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