Alla fine dell’agone perso da
tutti i partiti Mario Draghi è stato convocato da Sergio Mattarella che gli
chiederà di formare e guidare il nuovo governo. Congetturo che, se accetterà, l’economia,
nel tempo della sua presidenza, diverrà preponderante.
Draghi non è uno sprovveduto, né un fanfarone come sono i tanti che si esibiscono da anni nel Parlamento e nei media: sicuramente sa che senza la cultura si regredisce a uno stato animalesco e anche peggio. Dunque Draghi dovrà adoperarsi perché la scuola torni a funzionare come nel tempo del miracolo economico e pure meglio. Ha studiato in un liceo dei Gesuiti e questo depone in favore della sua preparazione di base.
Avrà notato che sono bastati pochi decenni di rilassamento della disciplina scolastica per danneggiare anche l’economia.
Dicono che è “un uomo pratico”. Va benissimo purché il pragmatismo non escluda la cultura, l’educazione e la carità.
Concludo questo breve auspicio citando alcune parole di Hermann Hesse che mi stanno molto a cuore e che i miei lettori di sempre hanno già letto.
Le copio con un piccolo ampliamento dalla mia metodologia per l’insegnamento del greco e del latino elaborata negli anni in cui insegnavo nella SSIS.
Non so se il liceo gesuitico frequentato da Draghi fosse un classico, ma la logica e la precisione delle sue parole me lo fanno pensare.
Rileggiamo dunque alcune parole del romanzo di Hesse Il giuoco delle perle di vetro (Das Glasperlenspiel, 1943, trad. it. di Ervino Pocar, Mondadori, Milano, 1955)
"Si sa o si intuisce che quando il pensiero non è puro e vigile, quando la venerazione dello spirito non è più valida, anche le navi e le automobili incominciano presto a non funzionare, anche il regolo calcolatore dell'ingegnere e la matematica delle banche e della borsa vacillano per mancanza di valore e di autorità, e si cade nel caos. Certo ci volle del tempo prima che si arrivasse a comprendere che anche il lato esteriore della civiltà, anche la tecnica, l’industria, il commercio e via dicendo hanno bisogno del comune fondamento di una morale e di un’onestà spirituali (…)
Erano tempi feroci e violenti, tempi caotici e babilonici nei quali popoli e partiti, vecchi e giovani[1], rossi e bianchi non s'intendevano più. Andò a finire che, dopo sufficienti salassi e un grande immiserimento, sempre più forte si fece sentire il desiderio di rinsavire, di ritrovare un linguaggio comune, un desiderio di ordine, di costumatezza, di misure valide, di un alfabeto e di un abbaco che non fossero dettati dagli interessi dei grandi, né venissero modificati a ogni piè sospinto. Sorse un bisogno immenso di verità e giustizia, di ragionevolezza, di superamento del caos. A quel vuoto sul finire di un’epoca violenta e tutta rivolta all’esteriorità, a quell’urgente e implorante desiderio di un nuovo inizio e di un nuovo ordine dobbiamo la nostra Castalia e la nostra esistenza"[2].
giovanni ghiselli
p.s. Per chi non lo sapesse, chiarisco che Kastaliva è il nome della fonte sacra che sgorga presso il santuario di Delfi in una gola delle rupi Fedriadi. Viene menzionata nella prima antistrofe del V stasimo dell’Antigone di Sofocle che traduco molto letteralmente
"E sulla rupe dalle due cime ti vide il vapore/sfavillante, dove le Ninfe Bacchidi/dell'antro Coricio vanno,/e la sorgente di Castalia./ E le alture coperte di edera dei/monti Nisei, e la verde/costa piena di grappoli manda te,/quando parole immortali/fanno evoè, a visitare/ le contrade tebane" (vv. 1126-1136).
Mi sono recato là, in bicicletta più volte, a pregare con gli amici Maddalena, Fulvio, Alessandro cui dedico questo appello al ripristino della cultura a partire dalla scuola.
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