NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 2 febbraio 2021

Plutarco e la funzione educativa delle sue biografie

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Plutarco, al pari degli autori drammatici,  presenta personaggi diversi personaggi cattivi alternati con alcuni buoni.

Il biografo nella prefazione alle due Vite parallele di Demetrio e Antonio precisa che non lo fa per offrire variazioni all’interesse o al piacere dei lettori ma per procedere didatticamente, come il flautista tebano Ismenia che faceva ascoltare ai discepoli quelli che suonavano bene il flauto e quelli che lo facevano male.

 Egli era solito dire: "ou{tw" aujlei'n dei', - kai; pavlin- ou{tw" aujlei'n ouj dei'", così bisogna suonare il flauto, e viceversa, così non bisogna suonare.

Perciò, conclude Plutarco, a me sembra che anche noi saremo maggiormente desiderosi di essere osservatori e imitatori delle vite di uomini migliori se non rimarremo nell'ignoranza della storia di quelli viziosi e biasimati: "ou{tw" moi dokou'men hJmei'" proqumovteroi tw'n beltiovnwn e[sesqai kai; qeatai; kai; mimhtai; bivwn, eij mhde; tw'n fauvlwn kai; yegomevnwn ajnistorhvtw" e[coimen" (I, 6).

 

Funzione educativa dell’esempio

 In effetti l'esempio , positivo e negativo, è la stella polare dell'educazione antica, il punto di orientamento più efficace. Già nel primo canto dell'Odissea  compaiono i paradigmi educativi:  Egisto è presentato dallo stesso Zeus quale contromodello, siccome è uno degli uomini che soffrono dolori contro il destino per  la loro follia: "sfh'/sin ajtasqalivh/sin ujpe;r movron a[lge j e[cousin"(v. 34), e viceversa.

 Oreste più avanti  viene indicato a Telemaco da Atena-Mente quale paradigma positivo in quanto ha ucciso il farabutto Egisto appunto, e ha vendicato il padre.

Anche tu sii forte, lo incoraggia la dea, poiché ti vedo bello e grande assai: "kai; suv, fivlo", mala gavr s j oJrovw kalovn te mevgan te-a[lkimo" e[ss  j" (vv.  301-302).

Senza l'esempio mancherebbe l'elemento concreto indispensabile per un elleno: "il realismo, in arte, è greco; l'allegorismo è ebraico", ebbe a scrivere Pavese[1].

Quando il figlio di Odisseo si reca a Pilo, Nestore gli ricorda lo stesso paradigma e gli rinnova l'incoraggiamento

( Odissea  III, vv. 193-200). La cultura greca tende a sviluppare organicamente le forme originarie: tra Omero e Plutarco l'uso dell'esempio concreto non viene mai meno, e pure Platone utilizza modelli e contromodelli:  nel Gorgia  il filosofo presentato i tiranni tra gli incurabili ("ajnivatoi", 525c) diventati tali poiché hanno commesso i crimini più atroci e non espiabili: ebbene costoro, non potendo più redimersi, servono come paradeivgmata, esempi negativi per gli altri, stando sospesi nel carcere dell'Ade.

Plutarco lo menziona quale maestro  nel preambolo alla coppia Demetrio - Antonio  scrivendo che questi due sono uomini adatti a testimoniare quanto Platone scrisse: " o{ti kai; kaiva" megavla" wJvsper ajreta;" aiJ megavlai fuvsei" ejkfevrousi" (I, 8) , che le grandi nature producono grandi virtù come anche grandi vizi.

 

Nella Repubblica  (491e) Socrate infatti spiega al fratello di Platone Adimanto che le anime di natura migliore, se ottengono un' educazione cattiva diventano straordinariamente cattive, poiché le grandi malvagità nascono da nature grandi.

 

Torniamo quindi ai due "eroi negativi" di Plutarco: "genovmenoi d& oJmoivw" ejrwtikoi; potikoi; stratiwtikoi; megalovdwroi polutelei'" uJbristaiv, kai; ta;" kata; tuvchn oJmoiovthta" ajkolouvqou" e[scon" (i, 8), divenuti ugualmente amatori, bevitori, bellicosi, munifici, sontuosi, smisurati, ebbero anche somiglianze conseguenti di destino, ossia, spiega, con infime cadute nella polvere e sublimi salite sui fastigi del potere.

E' da notare che il biografo ricorda, nel rappresentare questi due uomini "uJbristaiv", alcune caratteristiche che Platone attribuisce al tiranno destinato a divenire paradigma negativo: il turanniko;" ajnh;r Repubblica  (573c) è , per natura, o per le abitudini, tra l'altro"mequstikov" te kai; ejrwtikov"" incline al bere e anche al sesso. La seconda inclinazione invero a me non sembra tanto viziosa né deleteria. Ma questo è tutt' altro discorso.

 

giovanni ghiselli 

 



[1]Il mestiere di vivere , 29 settembre 1946.

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