NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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lunedì 4 ottobre 2021

Aristofane, "Lisistrata". 7. Le femmine umane: né galline né angeli


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Entra in scena il Coro di donne che hanno visto il fuoco e il fumo. Hanno dei recipienti con dell’acqua.

Anche queste coreute sono divise in due semicori.

Il semicoro I esecra i vecchi maledetti e invita a fare presto nonostante la paura ajlla; fobou'mai (327).

Quando non c’è questa paura dell’altro genere, considerato quale un nemico quasi estraneo all’umanità, equivalente alla fobìa dello straniero, è molto più difficile indurre i poveri a morire in guerra. Per farlo bisogna spargere odio. Paura e odio derivano dai delitti efferati commessi soprattutto dai maschi, poi dalla propaganda che estende la criminalità all’intero genere maschile o femminile.

 

Orazio nella prima Ode del primo libro menziona le guerre maledette dalle madri: "bellaque matribus/ detestata" (vv. 24 - 25).

Il poeta di Venosa chiama il dio Marte torvus in Carmina I, 28, 17 e cruentus in II, 14, 13.

 

 Le coreute stanno comunque portando delle anfore piene di acqua per spengere il fuoco e soccorrere le assediate

Il Semicoro II invoca Atena

Ha saputo che dei vecchi boriosi carichi di legna pesante, come se volessero scaldare dei bagni, avanzano verso l’acropoli lanciando minacce terribili - deinovtat j ajpeilou`nta" - 339, cioè che bisogna carbonizzare con il fuoco le abominevoli donne - crh; ta;" musara;" gunai`ka" ajnqrakeuvein - 340.

 

Ora che siamo più civili la carbonizzazione almeno a parole è bandita perché poi i droni inceneriscono i malcapitati.

Adesso vogliono venderci automobili trasformate in sedie elettriche. Ci si siedano quelli che le costruiscono sperando di eternizzare i loro profitti. Io continuo con la bicicletta e con i mezzi pubblici. La batteria della mia beatle rossa oramai è sempre scarica, talmente poco la uso.

 

 Il coro chiede l’alleanza della dea nel portare aiuto alle donne che vogliono salvare dalla guerra, e dalla follia, l’Ellade e i cittadini. Le assediate e minacciate dal fuoco hanno occupato il tempio di Atena con questo scopo.

 

 La Corifea, indicando i vecchi, li qualifica come ponwpovnhroi (350), farabutti, e aggiunge che uomini buoni crhstoiv, e pii eujsebei'", non avrebbero mai fatto una cosa simile (351).

II corifeo definisce pra'gm j ajprosdovkhton una faccenda inattesa lo sciame di donne ejsmov" gunaikw'n (353) che arriva per aiutare le assediate dal fuoco.

 

Abbiamo visto che l’inaspettato del resto fa parte del gioco della vita per cui dovremmo apettarcelo.

 

La Corifea domanda: perché ve la fate addosso per la paura davanti a noi? - tiv bduvlleq j hJma" ; Questo è niente: la parte di donne ribelli che vedete non è nemmeno la decimillesima dell’intero - kai; mh;n mevro" g j hJmw'n oJra't j ou[pw to; muriostovn - 355.

Il corifeo le minaccia di bastonate

La corifea ordina alle donne di mettere giù le anfore per difendersi senza avere le mani impedite.

 

“Sebben che siamo donne paura non abbiamo” cantavano qualche decennio fa.

 

Il corifeo “ Se qualcuno avesse colpito costoro due o tre volte nelle mascelle come quelle Bupalo, non avrebbero più voce” ( fwnh;n a]n oujk ei\con, Lisistrata, 361).

 

Ha ricordato Ipponatte (VI sec. a. C.) che scrive: “lavbetev meu taiJmavtia, kovyw Bouvpalon to;n ojfqalmovn (fr - 70 D.), tenetemi il mantello: darò un pugno a Bupalo nell’occhio.

 

La Corifea risponde che è pronta anche a prendere le botte, ma non cederà.

Non sarà un’altra cagna ad afferrarti i coglioni (363).

 

Il corifeo la minaccia: se non taci ti sgranerò la vecchia pelle a furia di botte ejkkokkiw' to; gh'ra" (364) - ejkkokkivzw - ejn e kovkko", granello, chicco.

 

Nella mia generazione c’era l’uso della polemica tra maschi e femmine quando eravamo bambini. Ricordo che alle medie, in prima o in seconda, ci facevano leggere Il parlamento di Carducci e noi maschi lo usavamo deformato gridando: “a lancia e spada le galline in campo!”. Poi invece in terza una brunetta della sezione femminile , la più brava della classe, mi apparve come un angelo e me ne innamorai.

Più avanti compresi che le femmine della nostra specie non sono galline né angeli ma esseri umani come noi. E come tali le amai.

Trassi questa coscienza prima dalle letteratura amata poi dalle stesse donne amatissime

La vedova Ghismunda che pure è " giovane e gagliarda e savia" nel Decameron (IV, 1) di Boccaccio sostiene la naturalezza della passione carnale difendendo il proprio sentimento amoroso per il giovane valletto Guiscardo "uom di nazione assai umile ma per vertù e per costumi nobile", davanti al padre Tancredi, principe di Salerno che non la capisce:" Esserti ti dové, Tancredi, manifesto, essendo tu di carne, aver generata figliuola di carne e non di pietra o di ferro (...) Sono adunque, sì come da te generata, di carne, e sì poco vivuta, che ancora son giovane, e per l'una cosa e per l'altra piena di concupiscibile disidero, al quale maravigliosissime forze hanno date l'aver già, per essere stata maritata, conosciuto qual piacere sia a così fatto disidero dar compimento. Alle quali forze non potendo io resistere, a seguir quello che elle mi tiravano, sì come giovane e femina, mi disposi e innamora'mi".

 Il padre però uccide l'amante della figliola e questa si uccide.

 

Molto più comprensivo di Tancredi nei confronti dell'istinto femminile è Leopold Bloom nell'Ulisse di Joyce :"Tinnulo calessino . Lei voleva andare. Ecco perché. Donna. Tanto vale fermare il mare" . E' la teoria per la quale la donna dà maggiore importanza dell'uomo all'accoppiamento e all'amore, una teoria invero che ora, tra le cosiddette donne in carriera, sta perdendo credito, ma solo fino a un certo punto.

 

Pesaro 4 ottobre 2021 ore 10, 32

giovanni ghiselli

 

p. s

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