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Ora è
Lisistrata che dice siwvpa 529 sta’
zitto - al commissario
Costui risponde
con rabbia: “devo stare zitto io, davanti a te maledetta - w\ katavrate - che per giunta porti un
velo sul capo? (kavlumma peri; th;n
kefalhvn, 530). Che io muoia piuttosto.
Lisistrata
risponde: “se è proprio questo che te lo impedisce, prenditi pure il mio velo,
mettitelo in testa, ka\/ta siwvpa, e
poi sta’ zitto 533 - 534.
Il velo
dovrebbe simboleggiare la ritrosia o la riservatezza femminile. Dovrebbero
portarlo gli uomini e diventare meno fanfaroni
Quindi l’
ateniese Cleonice attribuisce al Probulo altri simboli del ruolo di donna
tradizionale: cardare la lana sgranocchiando le fave - kuavmou" trwvgwn (537). E’ ora di cambiare le parti.
Il Coro delle
donne canta
ejgw; ga;r ou[pot j a]n kavmoim j ojrcoumevnh
541, io non sarò mai stanca di danzare, mai faticosa pena mi prenda le
ginocchia, voglio affrontare ogni ostacolo ajreth'"
e{nec j, per la virtù (cfr. la morale eroica degli uomini valorosi come
Achille) con quelle che hanno fuvsi",
una buona natura, cavri", grazia e
qravso", ardire, to; sofovn,
il sapere, amor di patria e prudente valore ajreth;
frovnimo" (547). Non mancano la componente estetica né quella
etica.
Ora correte con vento favorevole le esorta la
corifea (550) .
Lisistrata
aggiunge: e se Eros glukuvqumo"
- 551 delizioso, con Afrodite soffieranno desiderio nei seni e nelle nostre
cosce h[nper i{meron hJmw'n kata; tw'n
kovlpwn kai; tw'n mhrw'n katapneuvsh/ 552 e infonderanno negli uomini
tensione piacevole e durezza di clava tevtanon
terpnovn toi'" ajndravsi, kai; ropalismouv", (rjovpalon)553, ci chiameranno Lusimavca", Lisimache, dissolvitrici
di battaglie.
Il nomen dunque
che era omen, presagio diventerà destino e storia .
Quindi, a
proposito di girare armati, Lisistrata dice al Probulo “In primo luogo dobbiamo
fare smettere agli uomini di andare in piazza con le armi in stato di grave
turbamento mentale mainomevnou" 555 - 556.
Si pensi ai mentecatti che possono comprare le
armi dove vogliono, poi vanno a fare delle stragi nelle scuole.
Infatti ora tra
le pentole e gli ortaggi passeggiano per la piazza come Coribanti (Lisistrata,
vv.555 - 558).
Il Probulo
prova a dire che è un dovere degli uomini valorosi
E Lisistrata: “ ma è di certo una
ridicolaggine - kai; mh;n to; ge pra`gma
gevloion quando vanno a comprare il pesce armati fino ai denti”.
Vediamo i
coribanti di Lucrezio
Il ridicolo dei
coribanti, sacerdoti di Cibele, che vogliono fare paura agli stolti è
evidenziato da Lucrezio nel II libro del De rerum natura.
Viene descritta
la processione orrendamente superstiziosa. "tympana tenta tonant palmis,
et cymbala circum - concava, raucisonoque minantur cornua cantu" (II, 618
- 619).
I tamburelli
tesi tuonano sotto i palmi e i cembali concavi - piatti di metallo -
intorno, con il
rauco suono minacciano i corni,
e il cavo
flauto con frigia cadenza esalta le menti.
Inoltre
brandiscono le armi (telaque praeportant), 621, segni di furia
che possano
atterrire, con lo spavento conterrēre metu della potenza della dea,
gli animi
ingrati e i petti ribaldi del volgo.
Allora le genti
aere atque argento sternunt iter omne viarum (626)
lastricano tutto il percorso di bronzo e
d'argento
arricchendoli
di copiosa offerta largifica stipe ditantes e fanno nevicare fiori di rosa,
coprendo di ombra la madre e le orde del seguito.
Poi ci sono i
Cureti che danzano armati facendo ricordare quelli che coprivano i vagito di
Giove perché Saturno non lo azzannasse con le mascelle e infliggesse alla madre
eterna ferita.
La magna mater
aveva molti nomi: Rea che aveva generato Zeus sul monte Ida a Creta, Cibele i
cui coribanti si autoeviravano e venivano chiamati Galli e si identificavano
con i Cureti cretesi.
I Galli evirati
vogliono significare che non sono degni di generare quelli che hanno violato il
volere della madre e non sono stati grati ai genitori "significare volunt
indignos esse putandos, - vivam progeniem qui in oras luminis edant" (616
- 617)
Gli armati significano
il volere della dea che la terra dei padri si difenda con le armi.
Queste leggende
sono narrate bene e con eleganza - longe sunt tamen a vera ratione repulsa - (645).
Dunque anche in questa religio c’è della pazzia, come nella guerra -
Cleonice ne ha
visto uno komhvthn, con la zazzera,
un comandante di cavalleria che gettava nell’elmo di bronzo il purè di legumi (levkiqon) comprato da una vecchia. Un
altro, un Trace che sembrava Tereo (il barbaro re stupratore), brandendo scudo
e giavellotto, atterriva la venditrice di fichi - th;n ijscadovpwlin e tracannava quelli molto maturi (561 - 564).
Pesaro 4
ottobre 2021 ore 20, 54
giovanni
ghiselli
p. s
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