La naturalezza esemplare di Terenzio
Alcuni dialoghi di Terenzio hanno una naturalezza esemplare per chi vuole scrivere drammi o anche solo parlare in maniera chiara ed efficace.
In certi momenti il drammaturgo Publius Terentius Afer protetto dai filelleni Scipione Emiliano e Lelio è tanto semplice e profondo da salire nell’Olimpo dei drammaturghi più grandi.
Faccio un solo esempio anticipando il commento alla scena settima del quarto atto che sto preparando.
Demea agitatissimo perché un figlio suo ha messo incinta una ragazza povera, indotata, domanda al fratello: “Quid nunc futurumst! Che cosa accadrà adesso?
Micione gli dà una risposta che dovremmo fare nostra per la sapienza che contiene: “id enim quod res ipsa fert” (730), di fatto quello che la situazione stessa comporta.
Nessun arzigogolo, nessuna finzione, nessuna maschera.
Dicono più o meno la stessa cosa ma non altrettanto bene Cicerone e Seneca
Cicerone:"Officium autem, quod ab eo ducitur, hanc primum habet viam, quam deducit ad convenentiam conservationemque naturae quam si sequemur ducem, numquam aberrabimus " (De Officiis, I, 100), il dovere che ne deriva percorre una strada che conduce all’accordo con la natura e alla conservazione di quanto produce
Troppe parole in un periodo pesante.
Seneca :"Sequitur ratio naturam. Quid est ergo ratio? Naturae imitatio. Quod est summum hominis bonum? Ex naturae voluntate se gerere " .( Epistole a Lucilio , 66), la ragione allora segue la natura. Che cosa è la ragione? Imitazione della natura. Qual è il sommo bene dell'uomo? Comportarsi secondo la volontà della natura.
Meno pesante questo, tuttavia meno essenziale ed efficace della battuta di Terenzio
Bologna 2 gennaio 2022 ore 12, 10
giovanni ghiselli
Adesso res ipsa fert solem et cursum.
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