NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 4 gennaio 2022

Terenzio, "Adelphoe". 25

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V, 3 seconda parte (806-854)

 
Micione chede a Demea di ascoltare le poche parole che gli dirà
Ausculta paucis nisi molestumst, Demea (806).
 
Il nisi molestumst testimonia la buona educazione di Micio. Sono rare le persone che si curano di non essere moleste chiacchierando senza costrutto e senza posa.
 
Il discorso di Micio parte dal sumptum filii quem faciunt le spese che i figli fanno perché sa che per il fratello, di avarizia, anche questa catoniana, il sumptus è  un tarlo dannoso e doloroso.
Micio dunque ricorda a Demea che un tempo manteneva entrambi i popri figli. Allora pensavi che io avrei preso moglie. Poi io non l’ho fatto e tu me ne hai affidato uno.
Ora tu mantieni pure il tuo metodo di vita di sempre: “tandem illam rationem antiquam optĭne” (812), accumula, risparmia fac quam  plurimum- illis relinquas, gloriam tu istam optĭne (814-815), fai in modo di lasciare il più possibile a quelli, tieniti pure questo vanto.
Ma è vera gloria? Micione non vuole discutere su questo:  la sua impostazione libertaria non vuole imporre niente a nessuno e tale scelta gli fa onore.
Ma chi non vuole dare imposizioni, tanto meno vuole riceverne  
 
Tale è Otane nel dibattito costituziona delle Storie di Erodoto
 Il nobile persiano che voleva dare ai Persiani l’isonomia, sconfitto da Dario favorevole alla monarchia, non volle entrare in lizza per diventare re, e disse: “ejgw; me;n nun uJmi'n oujk enagwnieu'mai: ou[te ga;r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw” (III, 83, 2), infatti non voglio comandare né essere comandato.
 
Dopo avere  lasciato al fratello la sua libertà, dunque, Micione rivendica la propria e quella dei nipoti: “mea utantur sine” (819) i miei averi, lascia che se li godano. Al tuo capitale non verrà sottratto niente, anzi casomai sarà accresciuto dal mio. Pensaci su ed elimina il fastidio-molestiam- 818-che stai dando a te stesso, a me e a loro.
 
Demea risponde mitte rem (820) lascia stare la roba, il patrimonio; è la consuetudo amborum, il modo di vivere di entrambi… E qui viene interrotto dal fratello.
 
Micione nota che gli uomini sono diversi tra loro per  inclinazioni e le abitudini. I loro due figli comunque sono dei bravi ragazzi: “Video eos sapere , intellegere, in loco-vereri, inter se amare” (827-828), vedo che hanno giudizio, capiscono, hanno ritegno quando ci vuole, si amano a vicenda.
A questo punto Micione torna però alla “roba”
At enim metuas ne ab re sint tamen-omissiores paulo” (830-831)
tu di fatto temi che siano un po’ troppo trascurati rispetto al capitale.
Caro Demea, in tutte le altre cose con l’età diventiamo più saggi, ma  la vecchiaia porta un solo difetto agli uomini: siamo tutti interessati al patrimonio, più del necessario.
solum unum hoc vitium adfert senectus hominibus:
Attentiores sumus ad rem omnes, quam sat est”(833-834)
 
Tale opinione contro i vecchi si trova nella Retorica (1389b) di Aristotele  il quale sparlando, a proposito e a sproposito dei vecchi, dice che sono fivlautoi ma'llon h] dei', egoisti più del dovuto e che questa è una forma di mikroyuciva, meschinità: kai; pro;~ to; sumfevron zw'sin, ajll j ouj pro;~ to; kalovn, vivono per l’utile e non per il bello, proprio per il fatto che sono egoisti: l’utile infatti è un bene individuale, mentre il bello è un bene assoluto (to; de; kalo;n aJplw'~).
 
Anche i nostri ragazzi,  conclude Micione, verranno scaltriti dall’età.
 
Demea  replica dicendo di  temere che tutti i ragionamentio e l’animus aequus , l’ottimismo del fratello mandino in rovina la famiglia.
 
Quindi Micio propone di nuovo il proprio ottimismo: Tace: non fiet, esporge frontem  838- 839,  taci, non accadrà, distendi la fronte.
 
Demea riconosce che bisogna rasserenarsi. Tuttavia vuole anche tornare in cmpagna con il figlio appena sia l’alba.
Vai pure via anche ora che è notte, purché tu ti rassereni modo hilarum te face 842 gli fa il fratello.
 
Demea aggiunge che porterà via con sé anche la suonatrice.
 
Servirà a tenerti legato il figliolo replica Micione; comunque tiella d’occhio. E’ un tantino classista anche lui. Non bisogna dimenticare che i Gracchi nipoti di Scipione Africano vennero assassinati da altri della loro stessa famiglia. I liberali e perfino i libertari difficilmente sono teneri con i poveri e con chi vuole aiutarli. Il socialismo liberale di cui alcuni, compreso Draghi, si fregiano è un ossimoro, una “contradizion che nol consente”.
 
Demea ci ha già pensato: la farà lavorare in modo che si riempia di cenere, fumo e crusca;  le farò raccogliere le stoppie a mezzogiorno : “tam excoctam reddam atque atram quam carbost” (849), la renderò bruciata e nera tanto quanto il carbone.
 
Però ci sono innamorati che non si lasciano disamorare neppure dall’imbruttimento della loro bella.
Per fare un solo esempio ricordo il mietitore Buceo nel X idillio di Teocrito. L’innamorato dice : "Suvran kalevontiv tu pavnte", /ijscna;n aJliovkauston, ejgw; de; movno" melivclwron" (X, vv. 26-27), tutti ti chiamano Sira, secca, bruciata dal sole, io solo colore del miele.
 
Micio approva e aggiunge che lui per di più costringerebbe Ctesifone a giacere con quella ragazza nera come il carbone, anche se non vuole.
Demea si sente deriso e vorrebbe riprendere il discorso ma il fratello lo blocca e  lui si arrende: “iam, iam, desino
Micio allora lo invita a entrare in casa per festeggiare il matrimonio  del “loro” figliolo Echione.
 
Bologna 4 gennaio 2022 ore 9, 59
giovanni ghiselli

p. s
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