Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna - Tutte le date link per partecipare da casa: meet.google.com/yj...
martedì 24 agosto 2021
Aristofane, le Nuvole. XIII parte.
Comunque i canti dei giovani educati bene mantenevano l’armonia tramandata dai padri-th;n ajrmonivan h]n oiJ patevre" parevdwkan (968).
Socrate conosceva la teoria musicale di Damone, un innovatore in quel tempo.
Sostiene che bisogna toglier le armonie di tipo lamentoso (mixolidia, sintonolidia). Non giova agli uomini né alle donne per bene. Anche le armonie molli e conviviali vanno proibite.
Glaucone allora dice che si salvano solo la dorica e la frigia. Ma Socrate non è uno specialista: si limita a dire che manterrebbe l’armonia che imita la voce e l’intonazione di un uomo d’armi davanti al pericolo o di un uomo saggio e temperante in tempo di pace (Platone, Repubblica, 399a-c). Si deve rinunciare alla ricchezza e varietà di strumenti musicali. Si ammettono solo lira (luvra) e cetra (kiqavra) adatte a musiche semplici. Flauti, arpe (phktivς, hJ) e cembali sono da togliere. Non abbiamo bisogno di strumenti con molte corde e con tutte le armonie (399c).
Via arpe e flauti (aujlovς). In campagna i pastori possono usare la suvrigx, la zampogna.
Più avanti nella Repubblica Platone scrive che Omero è poihtikwvtaton sommamente poetico kai; prw'ton tw'n tragw/dopoiw'n (607) ma nella città noi dobbiamo ammettere solo u{mnouς qeoi'ς kai; ejgkwvmia toi'ς ajgaqoi'ς, inni agli dèi ed encomi dei buoni. La Musa drogata (hJdusmevnh Mou'sa- hJduvnw, condisco) mette la città sotto il dominio del piacere e del dolore piuttosto che della legge o del ragionamento.
Le melodie devono dare un ritmo all'anima degli ascoltatori, quindi la musica non deve essere troppo sofisticata, sdolcinata o drogata. Questa deve essere bandita (Repubblica , 607). E’ il bello con semplicità prediletto già dal Pericle di Tucidide: :"filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu malakiva""(II, 40, 1), amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza. Sono parole del logos epitafios pronunciato per commerorare i caduti nel primo anno della guerra del Peloponneso (431-404)
Una cultura della bellezza, della sobrietà e della forza giunta al suo culmine da dove inizia la decadenza.
Nelle Leggi Platone biasima la teatrocrazia ( 701a) ; lo spettacolo sopraffà la poesia e la musica, eccita ogni forma di passionalità divenendo il vero demagogo della repubblica aristica. La musica disordinata inculca disordinate trasgressioni. Il modello di Platone è la città sana, snella, tutta nerbo di un tempo contro quella grassa e gonfia.
Torniamo al Discorso giusto. Se qualcuno faceva il buffone o gorgheggiava in maniera straziante come questi della scuola di Frinide-citaredo di Mitilene-veniva pestato di botte per oltraggio alle Muse.
Dal maestro di ginnastica dovevano stare seduti tenendo la coscia allungata per non mostrare nulla di indecente -ajphnev"- a quelli di fuori (974).
Alzandosi poi dovevano ripulire la sabbia e badare a non lasciarvi l’immagine della loro bella gioventù per gli spasimanti toi'si ejrastai'sin- 976
Nessuno si ungeva sotto l’ombelico, sicché sui genitali fioriva rugiada e peluria, come sulle mele cotogne- w{ste-toi'" aijdoivoisi drovso" kai; cnou'" w{sper mhvloisin ejphvnqei (977- 978).
"nessuno, modulando mollemente la voce, si avvicinava
all'amante facendo con gli occhi il ruffiano di se stesso"( pro;" to;n ejrasthvn -eJauto;n proagwgeuvwn toi'" ojfqalmoi'"- 979-980).
Nei conviti non potevano mangiare cibi prelibati-ojyofagei'n- precedendo i vecchi nella scelta del cibo, né ridacchiare-kiclivzein-né tenere le gambe incrociate.
Pesaro 24 agosto 2021 ore 10, 15
giovanni ghiselli
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento