Di questa attività si occupa il trattato Cinegetico (Kunhgetikov" scil. lovgo~), di Senofonte, invero di non sicura autenticità, dove la caccia è raccomandata come il miglior allenamento per la guerra.
Tale esercizio del resto viene proposto come ottimo pure in altri scritti sicuramente autentici.
"In questo pregio dato al nobile esercizio della caccia-commenta Jaeger[1]- Senofonte vede un particolar segno di sanità del sistema persiano. Egli vanta la virtù fortificante della caccia e la considera, qui come nella Costituzione degli Spartani [2] e nel Cinegetico , parte essenziale di una buona paideia".
Il discorso sulla caccia parte dall’affermazione che caccia e cani sono un’invenzione divina, di Apollo e Artemide: “ To; me;n eu{rhma qew`n, jApovllwno~ kai; jArtevmido~” ( Cinegetico, I, 1). Questi dèi poi ne fecero dono a Chirone per onorarne la rettitudine.
Il più giusto dei Centauri ebbe tanti discepoli, da Asclepio ad Achille e pure Enea, tutti uomini di grande levatura e prodi guerrieri: “ejgw; me;n ou\n parainw` toi`~ nevoi~ mh katafronei`n kunhgesivwn mhde; th`~ a[llh~ paideiva~: ejk touvtwn ga;r givgnontai ta; eij~ to;n povlemon ajgaqoi; ei[~ te ta; a[lla, ejx w|n ajnavgkh kalw`~ noei`n kai; levgein kai; pravttein” (I, 18), io dunque consiglio ai giovani di non disprezzare la caccia né altre forme di educazione: da queste infatti si formano i prodi in guerra e nelle altre attività dalle quali deriva necessariamente il pensare, il parlare e l’agire con distinzione.
Più avanti l’autore afferma che la caccia offre al corpo numerosi vantaggi: la salute: “kai; oJra`n kai; ajkouvein ma`llon, ghvraskein de; h|tton” il vederci e l’udire meglio, l’invecchiare meno ed è la migliore educazione alla guerra (XII, 1).
Nella Ciropedia ( che tratta l'educazione di Ciro il Vecchio) Senofonte racconta che la caccia tra i Persiani si svolge a cura dello Stato e che in essa il re guida i suoi uomini come in battaglia:"o{ti ajlhqestavth aujtoi'" dokei' ei\nai au{th hJ melevth tw'n pro;" to;n povlemon" (I, 2, 10), poiché a loro sembra che questo sia l'esercizio più idoneo per la guerra.
In effetti il primo di tutti i guerrieri, Achille, sterminava leoni e cinghiali portandone i corpi al Centauro, e uccideva i cervi senza cani né inganno di reti ma li batteva nella corsa (Pindaro, Nemea III , 44ss.).
Così nell’Achilleide di Stazio, Chirone, il torvus magister, (I, 39), il precettore spietato non permetteva al trux puer (I, 302) al discepolo feroce imbelles… damnas sectari…aut timidas…cuspide lyncas sternere di inseguire imbelli daini o di abbattere con l’asta linci paurose (II, 121-123); Achille doveva stanare orsi feroci e cinghiali fulminei (“sed tristes turbare cubilibus ursos/fulmineosque sues”, 123-124) e, se le trovava, un’enorme tigre o una leonessa che si era sgravata da poco in una spelonca tra i monti.
Torniamo al Cinegetico: la caccia rende anche equilibrati e giusti in quanto si tratta di un’educazione nella realtà: “dia; to; ejn th`/ ajlhqeiva/ paideuvesqai” (XII, 8). Inoltre l’esercizio venatorio abitua alla fatica, il che significa preparazione al sacrificio per la salvezza della patria. Gli uomini migliori sono oiJ qevlonte~ ponei`n (XI, 18), quelli che hanno voglia di affrontare fatiche.
“Tutto l’opuscolo è percorso da un capo all’altro dall’esaltazione del ponos, della fatica, e dello sforzo, senza di che nessun uomo si educa veramente. In questo elemento gli storici della filosofia hanno visto l’influenza di Antistene, che interpretò in tal senso il messaggio socratico. Ma anche per natura sua Senofonte fu amico di natura e travaglio…Se c’è un punto in cui egli parli per convinzione è questo. Il ponos, la fatica, è nella caccia l’elemento educativo; su di esse si era fondata l’alta areté di quegli eroi antichi, gli alunni di Chirone”[3].
Nei Memorabili (II, 1, 21-34), Senofonte riferisce, attraverso Socrate, la favola esemplare di Eracle al bivio attribuita a uno scritto (Stagioni ) del sofista Prodico di Ceo[4]. Ebbene delle due donne che l'eroe giovinetto incontra, quella virtuosa, la Virtù personificata, lo avvisa che gli dèi niente di buono concedono agli uomini senza fatica e impegno:"tw'n ga;r o[ntwn ajgaqw'n kai; kalw'n oujde;n a[neu povnou kai; ejpimeleiva" qeoiv didovasin ajnqrwvpoi"" (II, 1, 28).
Il Cinegetico procede biasimando i sofisti i quali non insegnano la virtù, bensì il male. L’autore dichiara di servirsi delle parole in modo non sofisticato (toi'~ men ojnovmasin ouj sesofismevnw~ levgw, 13, 5) siccome vuole insegnare la virtù in maniera diretta. Sono infatti le massime morali gnw'mai, se buone, a educare, non le parole.
“Gli scritti coi quali i Sofisti pretendono d’introdurre i giovani “alla virtù” sono privi di contenuto vero (gnw'mai) e li abituano solo a una vana dilettazione”[5]. I sofisti parlano per ingannare e scrivono in vista del proprio tornaconto (oiJ sofistai; d j ejpi; tw'/ ejxapata'n levgousi kai; gravfousin ejpi; tw'/ eJautw'n kevrdei, 13, 8).
Antiche tradizioni (lovgoi ga;r palaioiv, XIII, 17) ricordano che gli dèi stessi hanno praticato con diletto la caccia. Anche le donne cui gli dèi concessere questo dono, Atalanta[6], Procri e altre, sono diventate valorose (XIII, 18).
Alla salute corporea Senofonte attribuisce grande importanza anche nei Memorabili: la buona condizione fisica è necessaria in guerra e in ogni genere di competizione, ed è certamente utile in ogni attività della vita: “pro;~ pavnta ga;r o{sa pravttousin a[nqrwpoi crhvsimon to; sw'ma ejstin” (III, 12, 6).
Anche “il povero Leopardi” dalla “vita strozzata”[7] attribuisce grande importanza alla salute e alla forza del corpo: “ E il corpo è l’uomo. Perché…tutto ciò che fa nobile e viva la vita, dipende dal vigore del corpo, e senza quello non ha luogo. Uno che sia debole di corpo, non è uomo, ma bambino; anzi peggio; perché la sua sorte è di stare a vedere gli altri che vivono, ed esso al più chiacchierare, ma la vita non è per lui. E però anticamente la debolezza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli più civili. Ma tra noi già da lunghissimo tempo l’educazione non si degna di pensare al corpo, cosa troppo bassa e abbietta: pensa allo spirito; e appunto volendo coltivare lo spirito, rovina il corpo, senza avvedersi, che rovinando questo, rovina a vicenda anche lo spirito”[8].
Continua
[1]Paideia, , p. 286.
[2]IV, 7 e VI, 3-4.
[3] W. Jaeger, Paideia, 3, p. 313.
[4] Nato poco prima di Socrate.
[5] W. Jaeger, Paideia, 3, p. 314
[6] Atalanta era una fanciulla del Menalo, monte dell’Arcadia, nota..cursu (Stazio, Tebaide, VI, 563), famosa per la corsa. Erano note le sue qualità eccezionali e il fatto che nessuno dei suoi pretendenti era in grado di seguirne le falcate: “quis Maenaliae Atalantes/nesciat egregium decus et vestigia cunctis indeprensa procis?” (563-565).
[7] B. Croce, La letteratura italiana, vol III, p. 73.
[8] G. Leopardi, Operette morali, Dialogo di Tristano e di un amico.
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