sabato 28 agosto 2021

Aristofane le Nuvole XXII.

Siamo giunti all'Esodo (1452-1510). Il contrappasso Le Nuvole rinfacciano a Strepsiade di essere causa del suo male in quanto si è volto ad azioni cattive Il vecchio domanda perché non glielo hanno detto prima quando invece “montavate la testa a un rozzo, vecchio contadino? 1457 Le Nuvole rispondono che hanno voluto metterlo alla prova: "noi ci comportiamo sempre così: quando capiamo che uno è amante delle cattive azioni- ponhrw'n o[nt j ejrasth;n pragmavtwn- 1459 agiamo fino a gettarlo nel male, perché impari a temere gli dèi"(1458-1461). Strepsiade riconosce che è giusto se pur doloroso: egli non doveva frodare- ajposterei'n- il denaro preso a prestito. Ora ha capito. Troviamo anche qui, nella Commedia antica, come pure, vedremo, nella nuova di Menandro, la comprensione che nella tragedia salva l'uomo dall'annientamento quando l’uomo vi arriva dopo la sofferenza (cfr. tw'/ pavqei mavqo" , Eschilo, Agamennone 177 e a[rti manqavnw "ora comprendo", Euripide Alcesti , v. 940). Però non è ancora finita: Strepsiade vuole punire Cherefonte e Socrate che hanno ingannato lui e il figlio. Fidippide prova a difendere a parole i maestri. Il padre gli ingiunge di rispettare Zeus paterno Il figlio replica che Zeus non esiste Il padre ribatte che esiste e[stin (1470) Il figlio, però, ancora sotto l’influenza dei pensatori della scuola di Socrate torna a negare la presenza del Cronide in quanto Di'no" basileuvei to;n Di j ejxelhlakwv", regna il Vortice che ha scacciato Zeus. Di'no" significa anche orcio in terracotta e Strepsiade indicandone uno fa: “povero me, credevo che tu fossi un dio e sei fatto di terracotta-se; cutreou'n o[nta qeo;n hJghsavmhn- 1474. Il figlio si congeda dal padre dicendogli parafrovnei vaneggia pure. Ed esce Strepsiade è pentito di essere andato a farsi corrompere da Socrate. Chiede perdono a Ermes e gli domanda se debba trascinare quel truffatore davanti ai giudici. Quindi tende l’orecchio e riferisce il suggerimento di non ricorrere ai giudici: ajll j wJ" tavcist j ejmpimpravnai th;n oijkivan-tw'n ajdolescw'n 1484-1485, ma al più presto bruciare la casa di quei ciarlatani. Poi chiama il servo Xantia che porti scala, klivmaka e una piccozza, quindi lo manda sul tetto del pensatoio per demolirlo in modo che cada addosso a coloro. Inoltre chiede una torcia accesa perché almeno qualcuno di quegli impostori paghi il fio dou'nai divkhn- (1491) Strepiade appicca il fuoco dicendo alla torcia: è compito tuo adesso mandare una bella fiamma- so;n e[rgon, w\ da/v", iJevnai pollh;n flovga (1494) . Dovrebbe essere la fiamma della giustizia e della purificazione Quindi esegue tosto, senza lasciarsi fermare dalle proteste dei discepoli dl pensatoio Il primo gli domanda tiv poiei'" ; che cosa fai? E Strepsiade: sottilizzo con le travi della casa. A un altro che domanda chi dà fuoco alla casa, il vecchio risponde “quello di cui avete preso il mantello”. Strepsiade si fa punitore della mala edcucazione e dei furti operati da quei ciarlatani. Il secondo discepolo prevede che rimarranno uccisi, e Strepiade che è salito anche lui sul tetto a picconare risponde che lo spera al punto che sta rischiando di rompersi l’osso del collo per ottenere questo effetto Si affaccia Socrate e domanda: ehi tu, che fai sul tetto? Strepsiade ripete in modo ironico e ritorsivo quanto aveva detto Socrate con il verso 225-ajerobatw' kai; perifronw' to;n h[lion (1503, cammino per l'aria e rifletto sul sole. Socrate dice che sta per soffocare- ajpopnighvsomai (1504) è il contrappasso dei soffocamenti da lui provocati con la chiacchiera cavillosa. Il secondo discepolo si sente già quasi carbonizzato Altra nemesi. Strepsiade fa notare il vuoto del loro manqavnein, che consiste nell’oltraggiare gli dèi e investigare th'" Selhvnh" th;n e[dran- 1507- la posizione della Luna (e[dra può significare anche sedere). Cfr. l’ ejcqra; sofiva di Pindaro. La sapienza non è di vedute basse e volgari: Pindaro nell’ Olimpica IX afferma che diffamare gli dei è odiosa sapienza (tov ge loidorh'sai qeouv"-ejcqra; sofiva, vv. 37-38). Pindaro fu uno dei campioni della reazione al pensiero illuministico, come Teognide prima e come Sofocle dopo di lui. Infatti il poeta tebano, al pari di Omero, ci fa vedere la dimensione eroica della vita, presentando quali modelli da imitare, anzitutto gli dèi, purificati però da quei vizi debolezze e difetti che l'epica, soprattutto l'Iliade, già attribuiva loro ("è naturale per l'uomo dire degli dèi cose belle, minore è la colpa" meivwn ga;r aijtiva, leggiamo nell'Olimpica I , vv. 35-36). Strepsiade dunque incita Xantia a colpire i farabutti che hanno offeso gli dèi. Mentre il Pensatoio crolla divorato dalle fiamme le Nuvole lasciano l’orchestra dicendo: fateci uscire: kecovreutai ga;r metrivw" tov ge thvmeron hJmi'n (1510), per oggi abbiamo danzato abbastanza Così noi lasciamo le Nuvole e passiamo a le Vespe. Pesaro 28 agosto 2021 ore 10, 36 giovanni ghiselli

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