giovedì 12 agosto 2021

Aristofane Cavalieri XXX. Il cibo. Atene sembra una città di affamati.

 



 

Anteprima:  il festival rossiniano e la prevenzione del virus truccata.

 

Paflagone e Salsicciaio escono dalla casa di Demo insultandosi a vicenda e offrendo servigi a Popolo che però dice bdeluvttomaiv sfw kai; propalaipalaivpalai, mi fate schifo tutti e due da molto molto molto tempo (1156).

Salsicciaio chiede a Demo di farli scattare dalla linea di partenza in una gara alla pari- a[fe" ajpo; balbivdwn ejmev te kai; toutoniv (1159).

 

Le gare sono truccate molto spesso. Ora è truccata anche la prevenzione anticovid.

 

Ieri, come vi dicevo, sono andato a vedere il melodramma di Rossini sulla regina Elisabetta I d’Inghilterra.

Il musicista pesarese è molto bravo anche se politicamente sempre troppo  legittimista.

Ma ora voglio dire altro. Nel palasport, che ospita la scena e il pubblico, i posti occupati erano uno su tre con riduzione di due terzi dei posti.

Questa è una cautela accettabile. Però è stata azzerata dal ritorno in pullman al centro di Pesaro distante 5 o 6 chilometri. I posti erano tutti pieni e molti vecchi spettatori sono rimasti in piedi, ansimando. Tra i seduti molti sbuffavano. Insomma l’autobus era malsanamente gremito.

Mi dicono che siffatta è la situazione di quasi tutti i trasporti

L’arte e la cultura vengono penalizzate indegnamente.

Tutto questo fa schifo come i due demagoghi Paflagone e Agoracrito a Demo

  

Torniamo ai Cavaleri di Aristofane

Demo dà il via qevoit j a[n, si può correre (1161).

I due si precipitano verso la casa del padrone.

Poi ne escono con vari oggetti che presentano a Popolo: una sedia, una tavola,  Paflagone naturalmente una focaccina mazivskhn impastata memagmevnhn con l’orzo di Pilo (1166-1167)

Per quanto riguarda memagmevnhn- da mavssw. “impasto”- Cfr. Archiloco : ejn dori; mevn moi ma'za memsgmevnh, ejn dori; d j oi\no"-ijsmarikov", pivnw d j ejn dori; kaklimevno" , fr. 2D., distico elegiaco "Nella lancia ho la pagnotta impastata, nella lancia il vino.

ismarico, bevo appoggiato sulla lancia".

 

Se è vera l'affermazione di Robert Musil secondo la quale  c'è come" una catena di plagi che lega l'una all'altra" le figure del mondo artistico, Archiloco è già un anello di quella catena poiché nel frammento 2D. tradotto sopra troviamo un aggettivo, "ismarico", che rende letterario il vino del poeta-soldato; infatti era di Ismaro (in Tracia) la dolce, pura, divina bevanda (Odissea , IX, 205) usata da Ulisse per ubriacare Polifemo.

Importante è, come afferma il poeta classicista T. S. Eliot, che la parola presa a prestito funzioni nel nuovo ingranaggio spirituale

 

Salsicciaio offre a Demo crostini di pane fatti dalla dea con la sua mano d’avorio

Paflagone rilancia : ejgw; de; e[tno" pivsinon eu[crwn kai; kalovn (1171) io un purè di piselli di bel colore e buono: l’ha passato Pallade stessa hJ Pulaimavco" (  combattente alla porta puvlh, e pure a Pilo Puvlo")

Salsicciaio allunga a Demo una marmitta piena di brodo- cuvtran zwmou` plevan 1174- Il brodo da bere, poi la marmitta può fare da scudo o da elmo. Il dono provvidenziale viene da Pallade.

Paflagone presenta del tevmaco", una fetta di pesce in salamoia (1177) come dono della dea Atena Fobesistravth che spaventa l’esercito nemico. Ricorderete che tevmaco" faceva parte degli scherzi di Cleopatra ad Antonio nella Vita di Plutarco utilizzata in più parti da Shakespeare nell’Antonio e Cleopatra.

Salsicciaio arriva a citare Omero, Esiodo e Solone: “La figlia di padre potente- hJ de; j Obrimopavtra- ti regala questa carne cotta nel brodo, e della trippa (1178-1179)

Cito soltanto i primi versi dell’elegia di Solone detta Buon governo (fr. 3 D.)

"La nostra città  non andrà mai in rovina per destino

di Zeus e volontà dei beati dèi immortali:

 infatti tale custode magnanima, figlia di padre potente

Pallade Atena le tiene sopra le mani (vv. 1-4).

 

Paflagone porge un altro dono della dea: una focaccia (ejlathvr 1182 che significa anche rematore), così potremo spingere le navi. Cfr. Acarnesi 246 dove la figlia di Diceopoli chiede alla madre un ramaiolo per versare il passato di legumi su una focaccia.

 

Salsicciaio offre da bere, un dono che proviene sempre dalla dea: acqua e vino in rapporto di tre a due- e[ce kai; piei`n kekramevnon triva kai; duvo (1187), tieni da bere questa miscela-keravnnumi- di tre (acqua) e due (vino)  

Paflagone presenta una fetta di torta  grassa plakou'nto" pivono" tovmon  (1190). Leggendo Aristofane ci si può fare l’idea che gli Ateniesi fossero degli affamati.

Salsicciaio rilancia  con la torta intera o{lon plakou'nta . 

Paflagone passa a un cibo meno grasso: però non hai una lepre da offrirgli (lagw/'  , 1192jj). Lui invece la tira fuori.

 

Chiedo scusa agli animalisti ma lo stomaco può tirare un sospiro di sollievo come il mio qui a Pesaro dove mangio il pesce e non vedo mai nei piatti quel pastone gonfia viscere che sono le lasagne. Il ragù sulla pasta con tanto di burro non è da meno. Bologna è ottima per tutto tranne che per la presenza di quel cibo e per l’assenza del mare. Quando mangio fuori di sera vado in un ristorante greco di fianco al teatro comunale. E’ frequentato da studenti e profes

sori dell’alma mater come la mensa dell’Università di Debrecen. Mi ci sento a mio agio.

giovanni ghiselli

 

 

 

 

 

2 commenti:

Ifigenia CLVIII. Preghiera al dio Sole. Saluti alla signora e alla signorinella magiare.

  Pregai il sole già molto vicino al margine occidentale della grande pianura. “Aiutami Sole, a trovare dentro questo lungo travagli...