Contro la caccia.
Ora vediamo alcune testimonianze contro qualsiasi tipo di caccia. Troviamo un'appassionata apologia della vita degli animali in Il fondamento della morale[1] di Schopenhauer che giunge a deplorare pure la pesca:"Bisogna avere tutti i sensi ottusi...per non vedere che nell'animale e nell'uomo l'essenza principale è la stessa e ciò che li distingue non è nel primario, nel principio, nell'archaios , nell'intima essenza, nel nocciolo dei due fenomeni, che nell'uno come nell'altro è la volontà dell'individuo, bensì soltanto nel secondario, nell'intelletto, nel grado di facoltà conoscitiva che nell'uomo, aggiungendosi la facoltà di conoscenza astratta, chiamata ragione, è più alto, ma, come è provato, soltanto in virtù di un maggiore sviluppo cerebrale, cioè della diversità somatica di un'unica parte, del cervello, e specialmente della sua quantità. Per contro le parti uguali tra animali e uomo sono, sia nella psiche sia nel corpo, incomparabilmente più numerose. A questi occidentali e giudaizzanti spregiatori degli animali e idolatri della ragione bisogna rammentare che, come essi sono stati allattati dalla loro madre, anche il cane lo è stato dalla sua...Che la morale del cristianesimo non tenga conto degli animali è un suo difetto...garbato simbolo del difetto testé deplorato nella morale cristiana, nonostante la rimanente grande concordanza con quella indiana, potrebbe essere il fatto che Giovanni il Battista si presenta esattamente come un saniassi indiano, ma...vestito di pelli d'animale! che sarebbe, è noto, un orrore per ogni indù...Un simile caratteristico contrasto è offerto dalla storia evangelica della retata di Pietro che il Redentore favorì al punto di sovraccaricare di pesci le barche fino a farle affondare ( Luca , 5[2]), con la storia di Pitagora, iniziato alla sapienza egizia, il quale acquista dai pescatori tutta la retata, mentre la rete è ancora sotto acqua, per donare poi la libertà a tutti i pesci catturati (Apuleio, De magia , 31[3]). La pietà verso gli animali è talmente legata alla bontà del carattere da consentire di affermare fiduciosamente che l'uomo crudele con gli animali non può essere buono"[4].
In Guerra e pace di Tolstoj c'è la lunga descrizione di una caccia compiuta da "centotrenta cani e venti cacciatori a cavallo"(p. 744) prima contro un solo lupo che, catturato, "sussultando con le zampe legate, guardava tutti con espressione selvaggia e al tempo stesso ingenua."(p. 755); poi questo piccolo esercito se la prende con" una strana volpe, bassa e rossa che correva frettolosa sui campi agitando la coda"(p. 756). Questa viene uccisa. Infine viene catturata una lepre, e uno dei cacciatori "tagliò dalla bestia una delle zampe posteriori, per i cani."(p. 762), così preziosi che per uno di loro un proprietario terriero "l'anno prima aveva ceduto a un vicino tre famiglie di servi"(p. 759). In questa storia, come si vede, c'è un bel campionario di vizi umani, a cominciare dal più grave di tutti che è il disprezzo per la vita.
L’assassinio di Cristo. Wilhelm Reich vede nell'uccisione di un cervo uno dei tanti aspetti dell’ assassinio di Cristo , il delitto che l'uomo emotivamente appestato, sessualmente represso, e impotente, compie contro la vita bella, radiosa, aperta, curiosa di persone come Gesù o Socrate, Giordano Bruno o Gandhi:"Cristo non sa nulla dell'odio strutturale nell'uomo, conseguenza della sua frustrazione[5] …Uccideranno Gesù Cristo per un delitto che essi stessi gli hanno imputato, che essi stessi hanno inventato, che essi hanno commesso migliaia di volte; un delitto che Cristo non si era mai sognato di commettere...Se essi stessi sono abitualmente delle spie, uccideranno Cristo per spionaggio (p. 128)...E gli sputeranno in viso, e lo frusteranno e faranno a pezzi il suo onore, e lo lasceranno soffrire agonie per distruggere il suo amore per il popolo e l'amore del popolo per lui (p. 129)...L'assassino appestato...uccide semplicemente perché non riesce a sopportare il fatto che esistano persone come Bruno, o Cristo, o Gandhi, o Lincoln (p. 159)...Gesù Cristo, giovane, bello, attraente, vivo, venne ucciso perché le donne lo amavano come nessuno scriba avrebbe mai potuto essere amato; venne ucciso perché era fatto e viveva in un modo che nessun sacerdote talmudista avrebbe mai sopportato di vedere (p. 225). Tuttavia "la Vita in realtà non poteva morire. La Vita non può venire uccisa, mai. Era appesa sulla croce e agonizzava perdendo sangue da molte ferite, ma in realtà essa è invincibile. Uscita da un corpo, certamente ritornerà in un altro. Sanguinerà ancora, per un tempo lunghissimo, nelle mani della vita distorta, indurita, corazzata che non avverte la dolcezza delle membra né sopporta di guardare un cervo che pascola in un prato al tramonto senza uccidere o accoltellare o soffocare chi le ricorda il suo paradiso perduto"(p. 233).
Reich in Ascolta, Piccolo Uomo , ribadisce l'idea che la caccia, e la pesca, sono, come bastonare i bambini, azioni da frustrati e sadici i quali odiano la vita:"Non bastono i bambini, non pesco e non do la caccia a cervi e caprioli"(p. 25).
Fine excursus sulla caccia
Conclusione dei Cavalieri
Ma concludiamo lo studio dei Cavalieri di Aristofane
Agoratrico fa una battuta oscena: offre a Demo uno sgabello kai; pai'd j ejnovrchn (1384) un ragazzo con i coglioni che lo porti, e se ti va puoi usare lui come sgabello (1385-6)
Sicché Demo può tornare ai suoi vecchi costumi.
Agoracrito gli offre una Tregua trentennale aiJ Spondaiv che poi è una bella ragazza (1389)
Demo domanda se si può trentennarla e[xestin aujtw'n katatriakontoutivsai; (1391), forse sbatterla 30 volte.
Paflagone la teneva reclusa ma ora viene affidata a Demo.
Il farabutto Paflagone andrà a fare il mestiere di Agoracrito: venderà salsicce davanti alle porte ejpi; tai'" puvlai" ajllantopwlhvsei movno" (1398) mescolando pezzi di cane con pezzi d’ asino-ta; kuvneia maignu;" toi'" ojneivoi" pravgmasin, e ubriaco insulterà le puttane mequvwn te tai'" povrnaisi loidorhvsetai (1400)
Demo ribadisce che Paflagone è davvero degno di gareggiare in schiamazzi con puttane e bagnini a[xio"-povrnaisi kai; balaneu'si diakekragevnai (1403).
Demo dà ad Agoracrito un posto nel Pritaneo, un posto che era indegnamente e indebitamente occupato dal farmakov" (1405). Farmakoiv erano due disgraziati poveri e brutti che venivano cacciati da Atene nel primo giorno della festa delle Qarghvlia (tav) festa in onore di Apollo e Artemide nel mese Qarghliwvn (aprile-maggio). Nel secondo giorno di festa c’era una processione.
Demo dà ad Agoracrito th;n batracivda una veste verde rana da indossare, l’abito della festa (1406)
Cleone deve essere trascinato nel suo turpe mestiere perché lo vedano i forestieri che gli maltrattava- i{n j i[dwsin aujtovn, oi|" ejlwba`q ,j oiJ xevnoi ( 1408)
Fine dei Cavalieri 15 agosto ore 10, 10.
giovanni ghiselli
[1] Saggio del 1840 pubblicato nel 1841 in un unico volume insieme a La libertà del volere umano con il titolo I due fondamentali problemi dell’etica.
[2]Luca, 5, 4-6:"Ut cessavit autem loqui, dixit ad Simonem:"Duc in altum et laxate retia vestra in capturam". Et respondens Simon dixit:"Praeceptor, per totam noctem laborantes nihil cepimus; in verbo autem tuo laxabo retia". Et cum hoc fecissent, concluserunt piscium multitudinem copiosam; rumpebantur autem retia eorum ", poi, quando ebbe finito di parlare, disse a Simone:"Vai al largo e calate le vostre reti per la pesca". E Simone disse in risposta:"Maestro, faticando tutta la notte, non abbiamo preso niente; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendo fatto questo, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano addirittura.
[3]"memoriae prodiderunt, cum animadvertisset proxime Metapontum in litore Italiae suae, quam subsicivam Graeciam fecerat, a quibusdam piscatoribus everriculum trahi, fortunam iactus eius emisse et pretio dato iussisse ilico piscis eos, qui capti tenebantur, solvi retibus et reddi profundo ", si tramanda che avendo notato, presso Metaponto, sul litorale della sua Italia, di cui aveva fatto una seconda Grecia, che da alcuni pescatori veniva tratta una rete, comprò la retata fortunata e sborsato il denaro ordinò che subito venissero liberati i pesci catturati e restituiti al fondo del mare.
[4]Il fondamento della morale , pp. 248-249.
[5] ( L’Assassinio di Cristo, p. 103 )
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