Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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mercoledì 25 agosto 2021
Aristofane Nuvole XVII.
Vivano la frode, le facce pallide, e la negazione. Abbasso gli adulti di anni, parola e pensiero!
L’Ingiusto prende in consegna il ragazzo che il padre gli affida chiedendogli: affilalo per le causette e muniscigli la mascella quale deve essere per le faccende più grandi-gnavqon- stomwvson oi{an eij" ta; meivzw pravgmata (1110)
Il cattivo maestro assicura Strepsiade che riporterà a casa sofisth;n dexiovn (1111) un abile sofista.
Quindi le nuvole pronunciano la seconda Parabasi (1114-1130) e promettono interventi favorevoli a chi aiuterà questa commedia della quale sono eponime, malevoli e distruttivi per chi non la approverà. Ai giudici promettono: se aiuteranno la commedia, in primavera faremo piovere prima per voi-u{somen prwvtoisin uJmi'n- e per gli altri dopo-toi'si d ‘a[lloi" u{steron (1118).
Poi proteggeremo le viti pregne di uva- ei\ta to;n karpo;n tekouvvsa" ajmpevlou" fulavxomen (1119) perché non soffrano la siccità né troppa pioggia. Chi offenderà le nuvole invece avrà i raccolti distrutti e loro faranno piovere sulle nozze tutta la notte tanto che gli sposi preferiranno trovarsi in Egitto piuttosto che avere parlato male delle nuvole
Scene episodiche 1131-1344
Esce di casa Strepsiade che è angosciato per i debiti e teme citazioni in tribunale dai creditori. Entra in scena contando con le dita: quinto, quarto, terzo, poi il secondo, sta arrivando il giorno di inizio della luna nuova.
Viene in mente l’incipit del melodramma Le nozze di Figaro di Da Ponte -Mozart.
I creditori dunque quando lo incontrano gli ricordano che, depositata la cauzione, lo rovineranno. Lo ingiuriano per giunta loidorou`siv me, dandogli del disonesto-a[diko"-e assicurando che lo citeranno in tribunale. Ma Strepside si consola sperando che Fidippide abbia imparato a parlare bene- memavqhken eu\ levgein Feidippivdh" 1143.
Per saperlo bussa al pensatoio-to; frontisthvrion-
Apre Socrate che lo saluta.
Strepiade contraccambia l’ajspavzomai –ti saluto-e gli dà l’onorario. Tra sé dice- crh; ga;r ejpoqaumavzein ti to;n didavskalon (1147), bisogna pur fare qualche regalo al maestro.
Il Socrate di Senofonte afferma che la sapienza non si vende né si compra come succede con il corpo delle prostitute.
Nei Memorabili
il maestro discute con Antifonte sofista che gli rinfaccia la povertà: “ kai; mh;n crhvmata ge ouj lambavnei", a} kai; ktwmevnou" eujfraivnei kai; kekthmevnou" ejleuqeriwvterovn te kai; h{dion poi`ei zh`n”, e tu non prendi denaro che porta gioia a chi lo acquista e fa vivere chi lo possiede in modo più libero e più piacevole.
Il sofista conclude dicendo a Socrate: novmize kakodaminiva" didavskalo" ei\nai, sappi che sei maestro di infelicità
Socrate gli risponde che i sofisti i quali vendono sapienza sono come le puttane che mercificano la bellezza: se uno vende per denaro la bellezza –povrnon aujto;n ajpokalou`sin- lo chiamano puttana, e lo stesso accade ai sofisti che vendono la sapienza th;n sofivan wJsauvtw" tou;" me;n argurivou tw`/ boulomevnw/ pwlou`nte" w{sper povrnou"”(I, 6, 3-4).
Questa parte mi è stata ispirata da una discussione che ho fatto sul dilemma: noi professori e studiosi dobbiamo fare conferenze solo se ci pagano? C’è chi sostiene che la nostra professionalità deve essere remunerata come altri saperi specialistici. Per giunta la nostra specializzazione, se coltivata per tutta la vita, è una delle più rare al mondo.
Quando mi chiedono quanto costo, rispondo: “ai ricchi molto, ai non ricchi poco, ai poveri niente”.
Socrate assicura che il ragazzo ha imparato- memavqhken- 1149, e Strepsiade esulta:
"Viva la Frode, regina di tutto il mondo!"(1150) eu\ g’, w\ pambasivlei j jApaiovlh- ajpaiolavw confondo. Chi vuole frodare comincia con il confondere (cfr. Cavalieri 864-867 citato sopra)
Cfr. inoltre Anime morte
Nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro (…) introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi (…) Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).
Ancora a proposito di confusione, C. Marx, commenta Shakespeare scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose" .
Il padre ne è compiaciutissimo e già canta vittoria pensando di non pagare i creditori:
"piangete oh usurai- klavet j w\bolostavtai 1156
voi e i capitali-tajrcai'a- e gli interessi degli interessi! tovkoi tovkwn
Voi non potete più farmi male,
tal figlio ho fatto crescere
in questa casa,
fulgido di lingua a doppio taglio - ajmfhvkei glwvtth/ lavmpwn-
difesa mia, salvatore della casa, rovina per i nemici,- ejcqroi'" blavbh
dissolvitore dei grandi affanni paterni!"(1155-1163).
Quindi il ragazzo scende condotto per mano da Socrate, e Strepsiade, vedendolo da vicino, è ancora più contento poiché Fidippide ha preso anche l'aspetto malsano dei socratici:
"come sono contento vedendo quel colore!
Ora davvero subito a vederti sei negatore
e contestatore- nu'n me;n g j ijdei'n ei\ prw'ton ejxarnhtiko;"- kajntilogikov""(- 1171-1172).
Ecco dunque che il ragazzo ha preso quell'aria faziosa tipica dei fannulloni filosofeggianti, pieni di pretese e privi di merito.
Bene fa il ragazzo secondo il padre ad
"avere l'aria di essere offeso mentre offende e compie mascalzonate- dokei'n ajdikou'nt j ajdikei'sqai kai; kakourgou'nt j "(1174-1175).
Mi tornano sotto gli occhi alcune parole degli Scritti corsari di Pasolini(1975):" i ragazzi brutti, pallidi, nevrotici, hanno rotto l'isolamento cui li condannava la gelosia dei padri, irrompendo stupidi, presuntuosi e ghignanti nel mondo di cui si sono impadroniti, e costringendo gli adulti al silenzio o all'adulazione"(p. 181).
Mi vengono in mente anche queste parole di Greta: “ Adulti, sul clima
ci avete tradito”. Le ho commentate ieri.
Pesaro 25 agosto 2021 ore 18, 06
giovanni ghiselli
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