NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 15 agosto 2021

Aristofane, le Nuvole. Pima parte.

 


 

 Questa commedia del 423 potrebbe avere contribuito alla condanna a morte di Socrate rappresentato come un ciarlatano  corruttore di giovani.

 

Nella  Apologia di se stesso durante il processo del 399, Socrate menziona Aristofane e ricorda questa commedia “dove voi vedevate un certo Socrate portato in giro perifevromenon mentre sostiene di camminare per l’aria- ajerobatei'n- e blatera molte altre scemenze di cui non mi intendo né molto né poco” ( Platone, Apologia di Socrate, 19b-c).

 

Vediamo l’intreccio messo insieme da Aristofane commentandone alcuni particolari.

Un aspetto cruciale della trama è il contrasto tra le generazioni: come nelle Vespe (del 422) un padre e un figlio non hanno gli stessi gusti. Il vecchio, Strepsiade, non riesce a dormire di notte per i pensieri e i debiti che gli infligge il degenere rampollo Fidippide, un giovane moderno e scialacquatore.

Sentiamo il padre:

"io disgraziato non riesco a dormire morso-ajll j ouj duvnamai deivlaioς  eu[dein daknovmenoς  

dalle spese, dalla mangiatoia, dai debiti uJpo; th'ς dapavnhς, kai; th'ς favthς, kai; tw'n crew'n

per colpa di questo figlio qui. Lui con i capelli lunghi kovmhn e[cwn-un rimprovero che i nostri vecchi facevano anche a noi ragazzi del ’68-

cavalca e guida pure il cocchio

sogna cavalli, ed io mi sento morire

quando vedo la luna che porta il venti del mese:

poiché gli interessi corrono- oiJ ga;r tovkoi cwrou`sin "(Nuvole, 12-18).

Come si vede, è presente anche il tema dell'usura. Strepsiade angosciato chiede a un servo di portargli un rotolo di papiro: logivswmai tou;" tovkou" –voglio calcolare  gli interessi.

il debito più grosso ce l’ha con Pasia- o{t j ejpriavmhn to;n koppativan (23) quando comprai quel cavallo firmato con un koppa, oi[moi tavla", povero me!

ei[q  j ejxekovphn provteron to;n ojfqalmo;n livqw/ (24)  mi fossi prima colpito l’occhio con un sasso!

 

 

 Il figlio Fidippide intanto dorme e parla di  corse equine che gli appaiono in immagini oniriche.

Il ragazzo ha preso dalla madre aristocratica questa passione per i cavalli, mentre il padre piuttosto contadino tellurico è  del tutto diverso dalla moglie e dal figlio.

 

Viene in mente Hanno il ragazzino del romanzo I Buddenbrook e lo stesso autore Thomas Mann con il contrasto tra la madre che tende all’arte e il padre commerciante borghese.

Per rimanere tra gli Ateniesi del tempo delle Nuvole si può pensare ad Alcibiade il quale aveva passioni più grandi di quanto consentissero le sue ricchezze, sia per l'allevamento dei cavalli, sia per le altre spese,  e molti lo temevano per le sue stravaganze, per la grandezza e l'eccentricità delle sue vedute, ci racconta Tucidide (VI, 15).

 

Mentre il ragazzo sogna le corse e si chiede quanti giri debbano fare ancora i carri, il padre pover’uomo si domanda tiv crevo" e[ba me meta; to;n Pasivan (30) quale debito mi saltò ancora addosso dopo Pasia. Tre mine ad Aminia per un carro leggero e un paio di ruote.

Fisippide, sempre sognando, ordina allo stalliere di asciugare il cavallo e riportarlo nella stalla. Il padre gli fa eco dicendo: “hai prosciugato me gravato dagli interessi

 

 

Poi Fidippide si sveglia sveglia e domanda:

"davvero, babbo, ejteovn  w\ pavter

perché brontoli  tiv duskolavneiς  e ti giri strevfei tutta la notte?"(35-36).

E il vecchio risponde:

"mi morde un esattore davknei me dhmarcovς e salto fuori dalle coperte"(37).

Ma il ragazzo non si preoccupa e riprende a dormire. Il padre però ne è impedito dal pensiero dei debiti.

 

Nei Buddenbrook di T. Mann troviamo una massima di salvaguardia dei sonni di questi commercianti di granaglie.

Era sentenza scritta "in grosse lettere gotiche, accuratamente miniate e incorniciate:"Figlio mio, dedicati con ardore agli affari durante il giorno, ma combina soltanto quelli che ti consentano di dormire tranquillamente di notte"(35).

Qui la causa che impedisce di dormire è diversa, ma hanno la stessa origine la stranezza di Fidippide e la stravaganza dell'ultimo Buddenbrook, Hanno che muore dolescente: la grande diversità di inclinazioni del padre e della madre.

 

Ecco come se ne lamenta Strepsiade:

"magari fosse andata in malora la mezzana,

che mi spinse a sposare tua madre:

io infatti passavo una dolcissima vita da contadino

ejmoi, ga;r h\n a[groiko" h{disto" bivo" (43)

lercia, sporca, messa a casaccio,

colma- bruvwn- di api, pecore e sansa!

Poi sposai una nipote di Megacle

figlio di Megacle, io uno dei campi a[groikoς, lei della città ejx a[steoς,

altezzosa, delicata, una incesirata"(41-48).

 

 Cesira era una donna signorile e tipica della famiglia degli Alcmeonidi,  stirpe tra le più antiche, raffinate e note di Atene: vi apparteneva, per esempio, Agariste, la madre di Pericle.

 

 Il povero contadino dunque, ammogliatosi incongruamente con tale signora, si trova a disagio fin dal primo momento:

"Quando la sposai io stavo a letto con lei

che madavo odore (o[zwn, lat odoror) di mosto, di fichi secchi, di lana, di abbondanza;

lei invece di profumo (muvrou), di croco, di finezze di lingua

di spesa -dapavnh"-, di ghiottoneria"(49-52) in senso anche erotico, a giudicare dalle parole successive che alludono ad Afrodite  e alla dea della nascita- Coliade, un promontorio non lontano dal Falero, dove c’era un tempio di Afrodite e Genetillide dea della nascita.

Non è che la moglie non facesse niente ouj ajrgo;" h\n, all j ejspvaqa (53), ma tesseva -spaqavw in senso erotico-, tanto che io mostrandole il mantello le dicevo: tu tessi troppo: livan spaqa'" (55).

Per mostrarle il mantello Strepsiade probabilmente se lo toglieva.  

 

Alla nascita del figlio i due coniugi poco armonizzati cominciarono a litigare per il nome: lei ne voleva uno desinente in "ippo", cavallo, come Santippo (nome del padre e di un figlio di Pericle) o Carippo; lui preferiva chiamarlo Fidonide, come suo padre. Un nome formato sul verbo feivdomai, “risparmio”. Giunsero al compromesso di chiamarlo Fidippide(67).

Tra la madre che lo educava alla cavalleria e il padre a pascolare le capre,  il figlio non ebbe dubbi: scelse la mamma.

Come fanno in genere tutti o quasi tutti i figli maschi.

 

 

Bologna 15 agosto 2021 ore 19, 03

giovanni ghiselli

 

p. s.

è giunta l’ora di andare al mare

 

 

 

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