mercoledì 18 agosto 2021

La storia di Kaisa. Capitolo 2. Continua il corteggiamento

La ragazza si accendeva, si illuminava tutta, diventando ancora più bella. Io la volevo, l’amavo addirittura. Perché non avrei dovuto? Forse per il fatto che era sposata? Non era un fattore deterrente, tutto il contrario. Con Elena promessa sposa avevo vissuto l’amore più bello, più grande della mia vita. Perché non replicare? Potevo diventare un violatore astuto delle leggi coniugali delle quali non riconoscevo il valore. Volevo confermarmi in quel ruolo, specializzarmi, diventare un professionista. “Devo rinnovare la conquista-pensai- rinverdire l’alloro perché la fortuna, volubile nell’attribuire i successi, non scivoli via da queste mie mani. La donna adultera mi si addice. Basta non sposarsi mai con nessuna, per nessuna ragione. Del resto il matrimonio è un’istituzione contro natura, di sicuro contro la mia”. 
Quindi mi dissi: “Nam si violandum est ius, amandi gratia/violandum est; aliis rebus pietatem colas"[5] Era questa mia una mente scellerata avida di gioie malvagie? Giudica tu, lettore, chiunque tu sia: cristiano, musulmano, pagano, libertino o talebano bigotto. Poi continuai: “La tua immagine senza difetti fa risorgere in me sentimenti antichi e buoni. E mentre ti guardo, ti ammiro stupito, mi sento diventare migliore: più bello, più intelligente, più probo. Però non devo pensare che sei legata a un altro, se no divento terribilmente infelice: infatti so bene che questo mio amore è disperato, lo so. Tu così bella, fine, dignitosa, tu rendi felice il tuo uomo, il tuo fortunato marito lo onori, e rispetti il vostro bambino innocente. Ho già detto fin troppo: sono andato oltre il limite di quanto è consentito dire a una giovane donna sposata. So di metterti in imbarazzo, lo so pure troppo lo so . Il corteggiamento non mi è consentito , eppure noi due siamo seduti vicini e parliamo e ci guardiamo con simpatia che oserei chiamare reciproca, se ne avessi l’ardire. Però non posso, sarebbe un’ipotesi non abbastanza riguardosa per te. Io comunque non riesco proprio a dissimulare questo mio amore senza speranza: ti amo, ti amo come non ho mai amato nessuna, mai, nemmeno lontanamente, ho amato una donna come ora amo e desidero te! Temo che il destino voglia infliggermi un amore non contraccambiato per mortificarmi con consunzione crudele. Ma dal momento che presto o tardi dovrò morire, dei faciant leti causa sit ista mei[6] O, viceversa, lasciami la speranza che il fato voglia rendere molto più viva e piena di significato questa mia vita, povera di tutto, se priva di te. Non credo che senza la volontà degli dèi, sine numine divom, noi due saremmo qui questa sera con gli occhi e le anime aperte, reciprocamente mi pare. Da dextram amanti”. Kaisa sfiorò, pudicamente ma non troppo, la mia mano sinistra con la sua destra. “Convenit illa mihi, convenit ista tibi”(7), risposi al suo gesto guardando prima la sua, poi la mia mano. 

 Ho diviso il corteggiamento in due parti perché tu, lettore, lo possa assaporare meglio e gustare di più. L’era dei telefonini ha quasi annientato tra gli umani questa attività nobile e naturale. Le cretine pseudofemministe lo hanno criminalizzato. Oramai la praticano solo gli uccelli con l’eleganza qui riferita. Ho imparato molto da loro Dagli uccelli che volano contenti a gara insieme e fanno mille giri nel libero cielo illuminato e scaldato dallo splendido fulgore del sole estivo.

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5 Cfr. Cicerone, De Officiis , III, 82. Il testo latino ha regnandi gratia. Sono parole che Cicerone attribuisce a Giulio Cesare il quale si compiaceva di citare questi due versi che Euripide fa dire al personaggio Eteocle delle Fenicie: ei[per ga;r ajdikei'n crhv, turannivdo" pevri-kavlliston ajdikei'n, ta[lla d eujsebei'n crewvn, vv. 524-525, se davvero è necessario commettere ingiustizia, è bellissimo farlo per il potere assoluto, altrimenti bisogna essere pio.
6 Ovidio, Amores II, 11, 30, gli dèi facciano che sia questa la causa della mia morte. 
7 Cfr. Ovidio, Heroides, XV, 185. Quella si addice a me, questa si addice a te

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