Avverto i miei lettori che in questo pezzo non mancano parolacce né bordelli. Aristofane è fatto anche di questo.
Se temete di vergognarvi, saltatelo. Vi chiedo di non farmi una colpa del fatto che non censuro gli autori con pudiche aposiopesi come facevano alcuni insegnanti molto più puri di me, e anche assai più degni.
Non è il caso di prendersela con i poveracci cpme Lisistrato e Teomantis to;n ajnevstion , il senza focolare (1268) sempre affamato e attaccato alla faretra di Apollo in Pilo divina mh; kakw`" pevnesqai (1273) per sfuggire alla mala miseria.
Invece loidorh'sai tou;" ponhrouv", insultare i malvagi non è cosa odiosa, ma è un onore che si rende alla gente perbene (timh; toi'" crhstoi'", 1275) per chi ragiona bene.
Segue un attacco al ponhro;" j Arifravdh" (1280), l’infame Arifrade
jArifravdhς ponhrovς , anzi non solo ponhro;" , ma pampovnhro", uno scelleratissimo che ha fatto anche una certa invenzione-ajlla; kai; prosexeuvrekev ti (1283) :
“th;n ga;r auJtou' glw'ttan aijscrai'ς hJdonai'ς lumaivnetai
ejn kasaureivoisi leivcwn th;n ajpovptuston drovson
Kai; moluvnwn th;n uJphvnhn kai; kukw'n ta;ς ejsceavraς (1283-1286)
Inquina la propria lingua in turpi voluttà.
Leccando nei bordelli il liquido sputato fuori
Imbrattando la barba e turbando le fiche (1283-1286).
Forse era un altro commediografo, o un democratico discepolo di Anassagora.
Arifrade dunque è il Prometeo, il prw`to" eujrethv" del cunnilingus.
Arifrade famigerato viene sfottuto anche nella II parabasi delle Vespe (del 422) come quello che, con suo bell’ingegno, ha imparato da solo a lavorare di lingua glwttopoiei'n ogni volta che entra nei bordelli ( eijς ta; pornei' j eijsiovnq j eJkastovte, 1283)
Nella Pace (del 421) Arifrade chiede di portargli Teoria. La ragazza è ben lavata, con il sedere in ordine, un culo da festa quinquennale. Mancava ancora solo il bischero.
Ma Trigeo, il contadino bramoso di pace, avverte che Arifrade si getterà su di lei e le tracannerà tutto il brodo: “to;n zwmo;n aujth̃ς porospesw;n ejklavyetai (ejklavptw , v. 885). Zwmovς era anche il brodo nero deglo Spartani.
Il corifeo dei Cavalieri conclude il discorso su Arifrade dicendo che mai berrà nella sua coppa chi non schifa davvero tale uomo ( toiu`ton a[ndra mh; sfodra bdeluvttetai (1288). Cfr. Bdeluklevwn Schifacleone nelle Vespe.
Segue un attacco al vorace Cleonimo. Il coro si domanda dove trovi facilmente /fauvlw" da mangiare (1293)
Dicono che una volta divorando la roba degli abbienti- ejreptovmenon ta; tw`n ejcovntwn ajnevrwn (1294- 1295) non potesse più uscire dalla dispensa.
Si pensi agli obesi. Ne vedo molti al mare. Sembrano donne incinte di cinque gemelli. Mi dicono che alcuni quando vanno a casa si stendono ne letto e simulano la covata assistiti dalle mogli che li tirano su con altro cibo.
Il Corifeo poi attacca ojxivnhn JUpevrbolon (1303), l’acido Iperbolo.
Quest’altro capopolo succeduto a Cleone nel 422 viene attaccato da Eupoli nel Maricante dove rappresenta la madre di Iperbolo come una vecchia ubriaca che balla il trescone. Ci furono accuse reciproche di plagio tra i due commediografi (cfr. Nuvole 553-555).
Iperbolo verrà ostracizzato nel 417 e si ritirò a Samo dove venne ucciso nel 411 durante un tentativo di golpe oligarchico.
Il suo ostracismo da Atene fu causato da un accordo tra Alcibiade e Nicia che individuarono in lui la vittima politica da eliminare.
Il Corifeo dei Cavalieri dunque riferisce che la nave più anziana disse che Iperbolo chiese 100 navi per fare una spedizione contro Cartagine. Anche lui un cattivo cittadino.
Una nave vergine elevò una preghiera apotropaica: piuttosto che subire quel comando, preferiva invecchiare e marcire piena di tarli. Un’altra nave, Naufante, propose di andare a rifugiarsi nel Qhsei'on (1312) il tempio di Teseo dove erano sepolte le ossa del mitico eroe attico riportate da Cimone in patria, per volontà dell’oracolo delfico. Teseo infatti era stato ammazzato a tradimento da Licomede a Sciro.
Nel tempio di Teseo trovavano rifugio i perseguitati.
Nelle Supplici di Euripide, Teseo quale re di Atene, città ospitale, aiuta le madri dei caduti a Tebe sconfiggendo Creonte che voleva negarne la sepoltura.
Plutarco nella Vita di Teseo (18) racconta che l'eroe ateniese , dopo l’estrazione a sorte dei giovani da portare a Creta "andò al Delfinio dove offrì ad Apollo il simbolo dei supplici, consistente in un ramo dell'olivo sacro avvolto di lana bianca (h\n de; klavdo~ ajpo; th`~ ijera`~ ejlaiva~ ejrivw/ leukw`/ katestemmevno~), per impetrare l'aiuto del dio".
L’altro rifugio ricordato da Naufante è il tempio delle dèe Venerande ejpi; tw'n semnw'n qew'n (1312). Sono le Erinni diventate Eumenidi.
Iperbolo dunque, il mercante di lucerne, salpi da solo, se vuole, mettendo in mare le ceste dove disponeva le lucerne (luvcnou") per venderle.
Questa seconda parabasi attacca alcune esistenze deformi di cittadini indegni di esserlo.
Pesaro 14 agosto ore 10, 51.
giovanni ghiselli
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