mercoledì 18 agosto 2021

Aristofane le Nuvole settima parte.

Socrate indica le Nuvole che scendono dal Parnete a nord dell’Attica hjsuch'/ con calma (323). Strepsiade le vede con fatica. Non sapeva che fossero dèe: pensava a nebbia e rugiada-ojmivclhn kai; drovson (329) Ma Socrate torna a fare l'elogio delle Nuvole- non senzai ironia comica- e spiega che "nutrono una folla di sapienti:-bovskousi sofistav" indovini di Turi-Quriovmantei"-, gran dottori-ijatrotevcna" , fannulloni che si occupano di anelli, unghie e capelli ( sfragidonucargokomhvta" 332-sfragiv"- o[nux- ajrgov"-komhvth"-) straziacanti –aj/smatokavmpta", con il biasimo del commediografo tipico del conservatore nei confronti del giovane trasandato e anticonformista o, se si preferisce, conformista dell'anticonformismo. Poi le Nuvole allevano astronomi da strapazzo. Dunque nutrono dei fannulloni buoni a nulla oujde;n drw'nta" bovskous j ajrgouv" (334) - solo perché le celebrano- Costoro mettono insieme versi insignificanti come piogge acquose di nubi rugiadose e in compenso inghiottono fette di cefali grossi e buoni- kestra'n temavch megala'n ajgaqa'n-- poi carni di uccelli grassi come tordi 339. Brevissimo excursus Oggi per partecipare al banchetto bisogna scrivere titoli come questo presente in grassetto e grossi caratteri nella prima pagina del quotidiano la Repubblica (18 agosto 2021): L’inferno afghano. “Salvare i profughi e le donne” Chi ha scritto questo titolo dal suo posto di protetto nella candida rosa de paradiso italiano evidentemente non considera gli uomini meritevoli di salvezza. Che vivano o muoiono per lui pari è. Gli basta che lo considerino dalla parte delle donne per le parole che scrive. Chi lo è davvero non scriverebbe mai tali parole secondo me. Fine excursus Strepsiade nota che piuttosto le nuvole sembrano donne: hanno anche il naso au|tai de; rJi'na" e[coisin (344). Le nuvole, risponde Socrate, "divengono tutto ciò che vogliono"( givgnontai pavnq j o[ti bouvlontai 348). Sono anche simbolo di trasformismo dunque: si adeguano alle persone che osservano. Il trasformista. Si può pensare a Teramene, detto il Coturno in quanto trasormista politico, o pure ad Alcibiade Plutarco aveva scritto di Alcibiade che per accalappiare le persone era capace di imporsi trasformazioni più rapide e radicali del camaleonte ("ojxutevra"...tropa;" tou' camailevonto""), il quale infatti non è creatura altrettanto versatile, in quanto non è in grado di assumere il colore bianco, mentre per quest'uomo, che passava con uguale disinvoltura attraverso il bene e il male, non c'era niente di inimitabile né di non provato:" jAlkibiavdh/ de; dia; crhstw'n ijovnti kai; ponhrw'n oJmoivw" oujde;n h\n ajmivmhton oujd j ajnepithvdeuton" : a Sparta viveva da sportivo (gumnastikov"), si comportava da persona semplice e sobria (eujtelhv"), perfino austera (skuqrwpov"); in Ionia invece appariva raffinato (clidanov"), gaudente (ejpiterphv"), indolente (rJav/qumo"); in Tracia si ubriacava (mequstikov") e andava a cavallo ( iJppastikov"); e quando frequentava il satrapo Tissaferne superava nel fasto e nel lusso la magnificenza persiana ("uJperevballen o[gkw/ kai; poluteleiva/ th;n Persikh;n megaloprevpeian" ). Insomma assumeva di volta in volta le forme e gli atteggiamenti più consoni a quelli cui voleva piacere, o, per dirla con Cornelio Nepote , era "temporibus callidissime serviens " abilissimo nell'adattarsi alle circostanze. Vedendo il figlio di Senofanto, Geronimo un poeta ditirambico zazzeruto komhvthn, selvaggio a[grion , uno di questi pelosi-tina tw'n lasivwn touvtwn- 349), le nuvole hanno preso l’aspetto di centauri. Significa dei selvaggi stupratori (cfr. il frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia) e nello slang ateniese dell’epoca significava anche pederasti incalliti. "ieri vedendo Cleonimo quel gran vigliacco-deilovtaton che gettò via lo scudo to;n rjiyavspin- per questo divennero cervi"( e[lafoi dia; tou't j ejgevnonto- 353-354). Era un democratico radicale già deriso nei Cavalieri (1369-72) come vile in battaglia. Lo scudo nella letteratura Ho riportato questi versi perché mi sembrano espressivi del conservatorismo di Aristofane che, come un eroe omerico o un guerriero della Germania di Tacito, addita al ludibrio il gesto di abbandonare lo scudo, mentre Archiloco, quasi tre secoli prima , aveva scritto che di un fatto del genere non gli importava niente. Archiloco: "uno dei Saii si vanta dello scudo, arma incensurabile che, senza volere, lasciai presso un cespuglio. Ma ho salvato la vita: che mi importa di quello scudo? Vada in malora, presto me ne procurerò uno non peggiore". Frammento 6D. Distico elegiaco Lo scudo in alcune società è il simbolo dell'onore e della disciplina militare quali valori indiscutibili. Tali posizioni vengono solitamente attribuite agli Spartani: Plutarco nella Vita di Licurgo (16), il semileggendario legislatore di Sparta appunto, ci racconta che gran parte dell'educazione"era rivolta a rendere i giovani pronti all'ubbidienza, resistenti alle fatiche e vittoriosi in guerra". Costumi antichi e severi che Tacito riconosce nei Germani alla fine del I secolo dopo Cristo:"scutum reliquisse praecipuum flagitium ", avere abbandonato lo scudo è una vergogna paricolarmente grave,"nec aut sacris adesse, aut concilium inire ignominioso fas ", né è consentito a chi se ne è coperto di partecipare alle cerimonie o alle assemblee, "multique superstites bellorum infamiam laqueo finierunt ", e molti usciti vivi dalla guerra posero fine al loro disonore con un laccio (Germania , VI, 7). Come si vede, descrivendo non senza ammirazione i "boni mores "(XIX, 4) di quella "gens non astuta nec callida "(XXII, 5) non astuta né scaltra, Tacito opera una sorta di ribaltamento di quella posizione archilochea che nel frattempo era diventato un topos letterario: infatti dello scudo abbandonato senza troppi rimorsi né rimpianti nei secoli intercorrenti fra Archiloco e Tacito avevano scritto, non si sa quanto autobiograficamente, Alceo, Anacreonte e, in latino, Orazio:"tecum Philippos et celerem fugam/sensi relicta non bene parmula "(Odi , II, 7, 9-10), con te ho provato Filippi e la fuga veloce, abbandonato senza gloria lo scudo. Altra vergogna secondo Aristofane è l'omosessualità: viene infatti schernito anche il noto invertito “la checca archetipale” Clistene: le nuvole vedendolo" divennero donne"(ejgevnonto gunai'ke"-355). Costui viene deriso da Aristofane in molte commedie dagli Acarnesi alle Rane. “Sento dire che il figlio di Clistene, il noto omosessuale. tra le tombe si spela il culo (prwkto;n tivllein eJautou', 424) e si strappa le guance” racconta il corifeo delle Rane. Strepsiade affascinato chiede alle Nuvole: per me fate uscire enorme fino al cielo la vostra voce-oujranomhvkh rjhvxate- rJhvgnumi- kamoi; fwnhvn (356), regine dell’universo. Il coro saluta Socrate quale"sacerdote di sottilissime ciance "( leptotavtwn lhvrwn ijereu'-359). Poco dopo seguono due versi nei quali vediamo, pur nella deformazione comica qualche cosa dell'immagine che il popolo aveva di Socrate. Le nuvole dicono che Prodico merita ascolto per sapienza e intelligenza-sofiva" kai; gnwvmh" ou[neka- 361. Nei Memorabili (II, 1, 21-34) Senofonte riferisce, attraverso Socrate, la favola esemplare di Eracle al bivio attribuita a uno scritto (Stagioni ) del sofista Prodico di Ceo . A te Socrate, prosegue il Coro, daremo ascolto perché ti muovi con alterigia (brevnqo"- brenquvei) e nelle strade getti gli occhi qua e là "ti pavoneggi nelle strade e getti gli occhi qua e là-twjfqalmw; parabavllei", come spiando e scalzo kajnupovdhto", sopporti molti disagi, e assumi un'aria seria per noi"(semnoproswpopei'"-363). Socrate dunque si dà arie da persona frugale, priva di bisogni . giovanni ghiselli Pesaro 18 agosto ore 16, 37 giovanni ghiselli

2 commenti:

Ifigenia CLVIII. Preghiera al dio Sole. Saluti alla signora e alla signorinella magiare.

  Pregai il sole già molto vicino al margine occidentale della grande pianura. “Aiutami Sole, a trovare dentro questo lungo travagli...