martedì 31 agosto 2021

Telemachia terza parte. La forza dell’esempio.

L' azione educativa della dea culmina nell'esempio: Oreste è riuscito a vendicare il padre, così Telemaco, che è altrettanto grande e bello deve essere valoroso ("a[lkimo"") per acquistare buona fama tra i posteri (v. 302). "Il poeta attribuisce evidentemente valore altissimo al motivo dell'esempio...Senza l'esempio concreto l'ammaestramento di Atena mancherebbe dell'elemento normativo convincente sul quale esso possa fondarsi. L'importanza essenziale che assume il motivo dell'esempio nell'educazione di Telemaco alla sua missione fatale, si riaffaccia anche nel sèguito dell'azione, come nel discorso di Nestore a Telemaco , dove il venerando vegliardo interrompe a mezzo il suo racconto delle vicende di Agamennone e della sua casa, per proporre Oreste quale modello a Telemaco, e questi gli risponde esclamando:" A ragione Oreste fece vendetta, e gli Achei diffonderanno la sua fama largamente, oggetto di canto per le generazioni avvenire. Così gli dèi dessero a me pure tal forza, ch'io potessi far vendetta sui Proci della loro obbrobriosa prepotenza". Platone nella Repubblica afferma che non sono diversi dai ciechi coloro che non hanno nell’anima nessun esemplare chiaro:"mhde;n ejnarge;" ejn th'/ yuch'/ e[conte" paravdeigma" (484c). Seneca sostiene che la via per la saggezza è breve ed efficace attraverso gli esempi, mentre è lungo il cammino che passa per i precetti:"longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla (Epist. , 6, 5). "Ma l'esempio deve essere dato con la vita visibile e non semplicemente con dei libri, a quel modo quindi che insegnavano i filosofi della Grecia: con l'aspetto, l'atteggiamento, il vestito, il cibo, i costumi, più ancora che con il parlare o addirittura con lo scrivere" . Nel primo canto Telemaco risponde affettuosamente all'ospite quasi accettandone una specie di paternità vicaria (v. 308), quindi lo invita a restare e ad accettare doni, ma Atena-Mente se ne va volando via come un uccello, e ispirando forza e coraggio ("mevno" kai; qavrso"", v. 321, come in Iliade V 2 a Diomede) al giovane che capisce la presenza divina e torna tra i pretendenti. Così noi comprendiamo" che nell'influenza liberatrice d'ogni vera azione educativa, la quale da un ottuso impaccio scioglie tutte le energie giovanili a lieta attività, è insito un impulso divino, un miracolo naturale. Come Omero, nel fallire del maestro di fronte all'ultimo e più arduo compito, quello di piegare l'animo d'Achille votato alla fatalità, riconosce l'opposta influenza del demone, così, nel felice mutarsi di Telemaco da giovinetto irresoluto in vero eroe venera piamente l'opera di una grazia divina" . Telemaco si emancipa dalla matriarca. Penelope rimpiange giustamente la straordinaria quintessenza (kefalhv) del suo sposo, ma Telemaco, oltre essere stato rafforzato dall'intervento di Atena, forse pensa, al pari del generale dei Volsci del Coriolano di Shakespeare, che le "lacrime di donna sono a buon mercato come le bugie" e reprime la madre, ricordandole che il comando è suo nella casa e invitandola a tornare nelle sue stanze. Da questa rivendicazione di autorevolezza e dichiarazione di indipendenza nei confronti della madre parte la riscossa del figlio di Penelope e Odisseo. Chi non compie questa ribellione che pure deve essere rispettosa, insomma chi non taglia il cordone ombelicale e non rielabora la matriarca non nasce mai del tutto, non diventa mai una persona. Da questo distacco dipendono non solo la capacità di pensare ma anche quella di amare:"La capacità d'amare dipende dalla propria capacità di emergere dal narcisismo e dall'attaccamento incestuoso per la propria madre e il proprio clan; dipende dalla propria capacità di crescere, di sviluppare un orientamento produttivo nei rapporti col mondo e se stessi" . Sentiamo ancora Fromm: " Rimanendo legato alla natura, alla madre o al padre, l'uomo riesce quindi a sentirsi a suo agio nel mondo, ma, per la sua sicurezza, paga un prezzo altissimo, quello della sottomissione e della dipendenza, nonché il blocco del pieno sviluppo della sua ragione e della sua capacità di amare. Egli resta un fanciullo mentre vorrebbe diventare un adulto" . Telemachia terza parte La forza dell’esempio L' azione educativa della dea culmina nell'esempio: Oreste è riuscito a vendicare il padre, così Telemaco, che è altrettanto grande e bello deve essere valoroso ("a[lkimo"") per acquistare buona fama tra i posteri (v. 302). "Il poeta attribuisce evidentemente valore altissimo al motivo dell'esempio...Senza l'esempio concreto l'ammaestramento di Atena mancherebbe dell'elemento normativo convincente sul quale esso possa fondarsi. L'importanza essenziale che assume il motivo dell'esempio nell'educazione di Telemaco alla sua missione fatale, si riaffaccia anche nel sèguito dell'azione, come nel discorso di Nestore a Telemaco , dove il venerando vegliardo interrompe a mezzo il suo racconto delle vicende di Agamennone e della sua casa, per proporre Oreste quale modello a Telemaco, e questi gli risponde esclamando:" A ragione Oreste fece vendetta, e gli Achei diffonderanno la sua fama largamente, oggetto di canto per le generazioni avvenire. Così gli dèi dessero a me pure tal forza, ch'io potessi far vendetta sui Proci della loro obbrobriosa prepotenza". Platone nella Repubblica afferma che non sono diversi dai ciechi coloro che non hanno nell’anima nessun esemplare chiaro:"mhde;n ejnarge;" ejn th'/ yuch'/ e[conte" paravdeigma" (484c). Seneca sostiene che la via per la saggezza è breve ed efficace attraverso gli esempi, mentre è lungo il cammino che passa per i precetti:"longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla (Epist. , 6, 5). "Ma l'esempio deve essere dato con la vita visibile e non semplicemente con dei libri, a quel modo quindi che insegnavano i filosofi della Grecia: con l'aspetto, l'atteggiamento, il vestito, il cibo, i costumi, più ancora che con il parlare o addirittura con lo scrivere"1. Nel primo canto Telemaco risponde affettuosamente all'ospite quasi accettandone una specie di paternità vicaria (v. 308), quindi lo invita a restare e ad accettare doni, ma Atena-Mente se ne va volando via come un uccello, e ispirando forza e coraggio ("mevno" kai; qavrso"", v. 321, come in Iliade V 2 a Diomede) al giovane che capisce la presenza divina e torna tra i pretendenti. Così noi comprendiamo" che nell'influenza liberatrice d'ogni vera azione educativa, la quale da un ottuso impaccio scioglie tutte le energie giovanili a lieta attività, è insito un impulso divino, un miracolo naturale. Come Omero, nel fallire del maestro di fronte all'ultimo e più arduo compito, quello di piegare l'animo d'Achille votato alla fatalità, riconosce l'opposta influenza del demone, così, nel felice mutarsi di Telemaco da giovinetto irresoluto in vero eroe venera piamente l'opera di una grazia divina"2 Telemaco si emancipa dalla matriarca. Penelope rimpiange giustamente la straordinaria quintessenza (kefalhv) del suo sposo, ma Telemaco, oltre essere stato rafforzato dall'intervento di Atena, forse pensa, al pari del generale dei Volsci del Coriolano di Shakespeare, che le "lacrime di donna sono a buon mercato come le bugie"3 e reprime la madre, ricordandole che il comando è suo nella casa e invitandola a tornare nelle sue stanze. Da questa rivendicazione di autorevolezza e dichiarazione di indipendenza nei confronti della madre parte la riscossa del figlio di Penelope e Odisseo. Chi non compie questa ribellione che pure deve essere rispettosa, insomma chi non taglia il cordone ombelicale e non rielabora la matriarca non nasce mai del tutto, non diventa mai una persona. Da questo distacco dipendono non solo la capacità di pensare ma anche quella di amare:"La capacità d'amare dipende dalla propria capacità di emergere dal narcisismo e dall'attaccamento incestuoso per la propria madre e il proprio clan; dipende dalla propria capacità di crescere, di sviluppare un orientamento produttivo nei rapporti col mondo e se stessi"4. Sentiamo ancora Fromm: " Rimanendo legato alla natura, alla madre o al padre, l'uomo riesce quindi a sentirsi a suo agio nel mondo, ma, per la sua sicurezza, paga un prezzo altissimo, quello della sottomissione e della dipendenza, nonché il blocco del pieno sviluppo della sua ragione e della sua capacità di amare. Egli resta un fanciullo mentre vorrebbe diventare un adulto" 5- Note F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III, Schopenhauer come educatore, p. 177. 2Jaeger, op. cit., p. 77. 3Shakespeare, Coriolano , V, 6. 4E. Fromm, L'arte d'amare , p. 153. 5E. Fromm, La rivoluzione della speranza , p. 80. giovanni ghiselli giovanni ghiselli

1 commento:

Ifigenia CLVIII. Preghiera al dio Sole. Saluti alla signora e alla signorinella magiare.

  Pregai il sole già molto vicino al margine occidentale della grande pianura. “Aiutami Sole, a trovare dentro questo lungo travagli...