NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 28 agosto 2021

Le Vespe di Aristofane. 1. Introduzione

Nelle Vespe del 422, il commediografo mette in rilievo la parzialità dell’Eliea che in origine era una corte d’appello istituita da Solone Divenne poi il tribunale popolare cui erano affidati i processi che non venivano attribuiti all’Areopago che giudicava i delitti di sangue. L’Eliea arrivò ad avere fino a seimila giudici. Anche qui come nelle Nuvole troviamo il conflitto generazionale tra padre e figlio , I 6000 eliasti erano sorteggiati in numero di 600 per tribù. Unici requisiti erano avere compiuto 30 anni e il possesso dei diritti politici. Aristofane mette in ridicolo un vecchio eliasta (Filocleone) fanatico dei processi e di Cleone che del resto gli dà solo le briciole. Il figlio Bdelicleone cerca di fare rinsavire il vecchio infatuato- bdeluvssw provo disgusto Commento particolareggiato 28 agosto 2021 La scena si apre con la casa di Filocleone sullo sfondo. Dalla porta aperta si vedono due servi di Schifacleone, il figlio del vecchio che, al contrario del padre, detesta Cleone Il I servo sveglia il secondo che avrebbe dovuto fare la guardia , invece dormiva. Gli dice che custodiscono un mostro- knwvdalon- 4. I due servi sono assonnati. Il secondo servo racconta il sogno che stava facendo: vedeva un’aquila che sollevava uno scudo preso dalla piazza. Poi Cleonimo, l’eterno vigliacco lo gettava via (19). E’ il motivo archilocheo dello scudo lasciato perdere dal soldato svogliato o vile (cfr. Aristofane Pace 1295- 1298) Servo II dice che un uomo il quale getta lo scudo è qualcosa di terribile deinovn- 27- (Cfr. Tacito Germania 6: scutum reliquisse praecipuum flagitium, e anche lo squillo iniziale del I stasimo dell’Antigone) Servo I invece ha fatto un sogno peri; povlew", sulla città che è l’intera nave dello Stato (29) Il paragone che identifica la città con la nave sia come metafora sia quale allegoria è molto diffusa nella letteratura europea. Breve excursus Metafore nautiche e topoi . La metafora nautica risale ai frammenti di Archiloco (56D) e Alceo (326P) spiegati come allegorie politiche da Eraclito, non il presocratico, ma un autore della prima età imperiale che li interpreta nell'ambito dell'allegoresi stoica. L'immagine, utilizzata da Sofocle anche nell'Edipo re (vv.23-24:"povli" ga;r..a[gan--h{dh saleuvei, la città infatti fluttua già troppo), è passata pure attraverso Teognide (Silloge , vv.668-682), Eschilo (I sette a Tebe , 62 e sgg.), e le Rane di Aristofane (v.361). In effetti è tovpo" letterario tra i più celebri della letteratura greca, e non è rimasto privo di echi nelle successive europee. Viene subito in mente la quattordicesima ode del primo libro di Orazio:" O navis, referent in mare te novi/ fluctus. O quid agis? fortiter occupa/portum...non tibi sunt integra lintea...Tu, nisi ventis/debes ludibrium, cave , o nave ti riporteranno in mare nuovi flutti! O che fai? raggiungi il porto senza esitare...hai le vele strappate...Tu stai attenta, se non vuoi diventare zimbello dei venti. E' interessante la definizione che Quintiliano dà dell'allegoria e l'interpretazione di questa:"Allegoria, quam inversionem interpretantur, aut aliud verbis aliud sensu ostendit aut etiam interim contrarium. Prius fit genus plerumque continuatis translationibus, ut.... segue la citazione delle parole di Orazio citate sopra fino a portum , quindi l'interpretazione:"totusque ille Horatii locus, quo navem pro re publica, fluctus et tempestates pro bellis civilibus, portum pro pace atque concordia dicit " (Institutio oratoria , VIII, 6, 44), l'allegoria che interpretano come inversione o mostra una cosa con le parole un'altra con il significato generale o talora il contrario. Il primo genere avviene per lo più con metafore continuate...e tutto quel passo di Orazio nel quale egli intende come nave lo Stato, come flutti e tempeste le guerre civili, come porto la pace e la concordia. Non posso non ricordare l'invettiva all'Italia del Purgatorio di Dante:"Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave senza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello! (VI, 76-78). E. R. Curtius in Letteratura europea e Medio Evo latino (pp.147-150), fornisce un ricco elenco di metafore nautiche in poeti che vanno da Virgilio a Edmund Spenser. Curtius ha dato pure, con la scorta di Quintiliano, una definizione dei topoi :"In greco si chiamano koinoi; tovpoi , in latino loci communes...originariamente mezzi ausiliari per l'elaborazione di discorsi; essi sono, come dice Quintiliano (V 10, 20), "miniere di argomenti per l'elaborazione del pensiero"( argumentorum sedes ) e sono quindi utilizzabili per un fine pratico" . Servo I nel sogno vedeva nella Pnice ejn pukniv 31 un’assemblea di pecore provbata (Vespe, 32) -il popolo bue- Quindi gli pareva che un mostro vorace-favllaina- che tutto inghiotte pandokeuvtria (35) arringasse il bestiame con voce di troia infuocata-e[cousa fwnh;n ejmpeprhmevnh" uJov" ( ejmpivmphmi- brucio36) Il secondo servo sente puzza di Cleone il demagogo cuoiaio- o[zei kavkiston toujnupnion buvrh" sapra`" – 38- puzza terribilmente di cuoio marcio il tuo sogno. Poi con una bilancia il mostro tremendo pesava grasso di bue boveion dhmovn- 39. Il popolo bue appunto. Il Servo II teme che il mostro voglia fare a pezzi il popolo to;n dh`mon, con gioco di parole- paronomasiva, adnominatio, bisticcio. Poi nel sogno il primo Servo si vedeva Teoro già menzionato nelle Nuvole tra gli spergiuri (eipivorkoi, 400). Qui nelle Vespe appare con testa di corvo-th;n kefalh;n kovrako" e[cwn (44). Ma Alcibiade traulivsa" (44) con la sua pronuncia affettata ( l invece di r) fa: “ oJla`"; Qevwlo" th;n kefalh; kovlako" e[cei ( 45) osselvi? Teolo con la testa di colvo. C’è qui un altro gioco di parole perché kovlako" è genitivo di kovlax che significa adulatore e probabilmente Teolo-Teoro era un adulatore di Cleone. Cfr Turgenev: “Pavel quando si arrabbiava diceva “qvesto” e “qvello” come faceva l’aristocrazia all’epoca di Alessandro per significare “siamo magnati e possiamo trascurare le regole scolastiche” (Padri e figli, p. 56) . Pavel era lo zio di Arkadij ed è l’antagonista del nichilista Bazarov: lo affronta con tutto il suo arcaico, superato idealismo. Credeva nei principi, nella poesia di Goethe, nelle Stanze di Raffaello. Sempre elegantissimo e imperturbabile. Pesaro 28 agosto 2021 ore 18, 22 giovanni ghiselli

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