Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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martedì 17 agosto 2021
Aristofane le Nuvole quinta parte.
Strepsiade domanda che cosa siano gli strumenti che vede. La guida risponde che sono per l’astronomia e la geometria utile-crhvsimon- a misurare la terra-gh'n ajnametrei'sqai (202).
Il vecchio domanda se è quella delle colonie- klhroukichv con riferimento ai lotti (klh'roi) distribuiti tra gli Ateniesi meno abbienti . Erano stati ricavati dal territorio espropriato ai Mitilenesi puniti per la ribellione del 427 in applicazione della klhrouciva divisione del territorio che veniva distribuito ai klerou'coi i quali rimanevano comunque cittadini ateniesi.
Riflessioni sulla democrazia di vario tipo.
Democrazia imperialistica e prepotente
Pericle, nell’ultimo discorso che Tucidide gli attribuisce, dice agli Ateniesi: “turannivda ga;r h[dh e[cete aujth;n, h}n labei'n me;n a[dikon dokei' ei\nai, ajfei'nai ejpikivndunon” (II, 63, 2) avete un potere che è oramai una tirannide che può sembrare ingiusto prendere ma pericoloso abbandonarla.
Si vede in questi giorni il pericolo che corrono gli Stati Uniti e i loro satelliti con l’abbandono dell’Afghanistan. I privilegiati di questo sistema me hanno orrore. Rampini, quello delle bretelle, ha parlato di immagini agghiaccianti.
Tucidide quindi fa dire a Cleone "turannivda e[cete th;n ajrchvn", (III 37, 2), avete un impero che è una tirannide la quale per reggersi deve usare la forza e bandire la compassione.
La logica del tiranno non può permettergli alcuna “opra pietosa” . Lo dichiara Agamennone nell’Aiace di Sofocle: “tov toi tuvrannon eujsebei'n ouj rJa/dion” (v. 1350), non è facile che un tiranno sia anche una persona pia. Insomma tirannide e pietà sono incompatibili.
Lo stesso vale per la tirannide collettiva di una città.
Democrazia aristocratica un ossimoro sul tipo del comunismo aristocratico.
La democrazia ateniese del tempo di Pericle, nel discorso epitafico di Aspasia riferito da Socrate nel Menesseno di Platone è invece un’aristocrazia con il consenso della massa: “met j eujdoxiva~ plhvqou~ ajristokrativa” (238d) ed è un regime educativo (trofh; ajnqrwvpwn), tale che non esclude nessuno per debolezza sociale, né per povertà, né per oscurità dei padri; e neppure preferisce alcuno per i motivi contrari.
Il nostro regime è l’opposto: una oclocrazia senza il consenso della massa.
I medesimi pregi vengono attribuiti alla “sua” democrazia dallo stesso Pericle nel logos epitafios che gli fa pronunciare Tucidide in Storie II 35 sgg. quando lo stratego celebra con un elogio i caduti nel primo anno di guerra e Atene, la scuola dell’Ellade (II, 41).
Il socratico risponde che si tratta di tutta la terra.
Strepsiade approva la qualità dell’iniziativa-ajstei'on 204- (urbanum). Una trovata proprio democratica e utile-to; ga;r sovfisma dhmotiko;n kai; crhvsimon (205)
Quindi il socratico mostra gh'" pevriodo" pavsh" (206) la mappa di tutta la terra, con Atene. Ma Strepsiade non crede ejpei; dikasta;" oujc oJrw' kaqhmevnou", siccome non vedo i giudici in seduta.
Con allusione alla mania dei processi (cfr. le Vespe). Poi l’Eubea che è lunga – paratevtatai makrav—
Il vecchio commenta : lo so è stata distesa- paretavqh- da noi e da Pericle- Pericle nel 445 stese cioè fece invadere l’Eubea che si era ribellata.
Cenni storici
La spedizione di Pericle contro l’Eubea del 446-445
Nel 446 a.C. scoppiò una rivolta in Beozia contro il dominio di Atene che tentò di reprimerla inviando un esercito, al comando di Tolmide. Costui, dopo alcuni successi iniziali fu però sconfitto nella Battaglia di Coronea che segnò la fine del dominio continentale di Atene
Infatti, Pericle, privo di un esercito per reprimere e controllare un così vasto territorio, decise di sgomberare definitivamente la Beozia, la Locride e la Focide anche per fronteggiare pericolose insurrezioni in Eubea e a Megara.
Pericle quindi mosse contro l'Eubea per reprimere la ribellione ma fu costretto precipitosamente a tornare indietro alla notizia che un'armata spartana, al comando del re Plistoanatte, aveva passato i confini dell'Attica e puntava su Atene. Poco dopo, inaspettatamente, Plistoanatte fece ritirare l'esercito (Plutarco, Vita di Pericle, 23), forse perché, come affermano numerose testimonianze antiche, fu corrotto da Pericle stesso (Tucidide, II, 21. Aristofane, Gli Acarnesi, 832)
Plistoanatte poi venne sottoposto a processo per non aver sfruttato il suo vantaggio e condannato al pagamento di una multa così pesante da subire l'esilio per numerosi anni (Plutarco, Vita di Pericle, 22).
Evitato l'attacco spartano, Pericle decise di tornare in Eubea con 50 navi e 5.000 soldati troncando ogni opposizione ed espropriando i beni degli abitanti di Calcide; il castigo più duro, però, lo inflisse agli abitanti di Istiaia, rei di aver massacrato l'equipaggio di una trireme ateniese, e che perciò furono esiliati e sostituiti da 2.000 coloni ateniesi ( Plutarco, Vita di Pericle, 23)
La Pace dei trent'anni
Nell'inverno tra il 446 e il 445 a.C. Sparta e Atene ratificarono una pace trentennale nei seguenti termini: Megara sarebbe stata restituita alla lega del Peloponneso, Sparta riconosceva l'indipendenza di Trezene e dell'Acaia, Atene sgomberava Egina la quale restava comunque tributaria della Lega di Delo. Infine si sancì che ogni controversia dovesse essere risolta mediante arbitrato e che ciascuna parte dovesse rispettare le alleanze dell'altra
Strepsiade, osservando la mappa, esclama: Sparta wJ" ejggu;" hjmw'n 215 e chiede una pensata –metafronivzete- per allontanarla un bel po’ da Atene- ajfj hJmw'n ajpagagei'n povrrw pavnu- 216
Se non è possibile ci sarà da piangere- Poi vede ejpi; kremavqra" ajnhvr (218) un uomo su una cesta sospesa in aria-kremavnnumi appendo
E’ aujtov", è lui, è Socrate (220).
Strepsiade vuole conoscere "lui" in persona e lo chiama:"Socrate, Socratuccio!"( w\ Swvkrate"- w\ Swkrativdion-221). Il maestro domanda con prosopopea , quasi fosse un dio che si rivolge a un mortale:
"perché mi chiami, creatura effimera?" w\ jfhvmere (223) e il discepolo chiede che cosa stia facendo.
Allora Socrate rivela tutta la sua grandezza di pensatoe:
"cammino per l'aria e rifletto sul sole"(ajerobatw' kai; perifronw' to;n hlion 225).
Strepsiade gli fa notare “ tu guardi con disprezzo uJperfronei'" gli dèi non da terra semmai -ei[per - bensì da una cesta ajpo tarrou' 226. Strepsiade coglie l’empietà di Socrate cambiando perifronw' –considero attentamente- del verso precedente, con uJperfronei'".
Ma Socrate risponde che se non avesse sospeso l’intelletto e mescolato il proprio pensiero sottile- th;n frontivda-lepthvn- con l’aria affine, non avrebbe scoperto in modo retto ta; mevtewra le cose superne-228-230.
la terra infatti trascina verso di sé l’umore del pensiero Lo stesso fa il crescione ta; kavrdama ( pianta con foglie di sapore piccante che si mettono nell’insalata).
Strepsiade non capisce e invita Socrate ad avvicinarsi per comprendere la sua lezione.
Dice che è andato là boulovmeno" maqei'n levgein (239) perché vuole imparare a parlare. Come si andava dai sofisti. Espone i suoi guai: sono trascinato, portato via da interessi, e creditori ostilissimi-uJpo; ga;r tovkwn crhvstwn te -crhvsth" creditore kivcrhmi- presto duskolwtavtwn-a[gomai, fevromai (240-241) . Il tono è tragico
Cfr. le Troiane di Euripide
Ecuba
ajgovmeqa ferovmeq j Siamo condotte siamo portate via-
Coro
Dolore dolore tu gridi- a[lgo" a[lgo" boa'" 1310
Strepsiade continua: le mie sostanze sono sotto sequestro. Mi ha consumato la "malattia cavallina" novso" m j ejpevtriyen iJppikhv , terribile nel divorare-
" ma insegnami l'altro dei tuoi due discorsi ajlla; me divdaxon to;n e{teron toi` soi`n lovgoin-
quello che non restituisce niente"(to;n mhde;n ajpodidovnta, 244) 244-245).
Socrate dunque praticava come Protagora i dissoi; lovgoi.
La logica aperta al contrasto diviene metodica già con i Dissoì lògoi , i “Discorsi in contrasto” presenti pure nelle Antilogie perdute di Protagora il quale "fu il primo a sostenere che intorno ad ogni argomento ci sono due asserzioni contrapposte tra loro" come ricorda Diogene Laerzio (9, 51).
In cambio, lo giura sugli dèi, gli darà il compenso che vuole.
"Su quali dei vuoi giurare tu?", gli domanda allora Socrate.
E aggiunge:"innanzitutto infatti gli dèi per noi non sono moneta in corso"(“prw'ton ga;r qeoi;-hJmi'n novmism j oujk ejsti- (247-248). La teocrazia del denaro caccia tutte le altre monete migliori.
Ecco dunque già formulate, sia pure solo comicamente per ora, le accuse che porteranno Socrate a bere la cicuta.
Socrate domanda a Strepsiade se vuole sapere con chiarezza quali sono veramente “ortodossamente” le cose divine-bouvlei ta; qei'a pravgmat j eijdevnai safw'" a{tt j ejsti;n orqw'";
Il maestro chiede poi al contadino se vuole conversare con le Nuvole le nostre divinità ( kai; suggenevsqai tai'" Nefevlai" eij" lovgou"-tai'" hJmetevrai" daivmosin 253).
Strepsiade è entusiasta e Socrate lo fa stendere sul sacro lettuccio con una corona in testa.
Cfr. il divano dei pazienti di Freud.
Il vecchio teme di essere sacrificato come Atamante. Il re di Beozia che stava per essere immolato in seguito a una trama della moglie Nefele, ma poi venne salvato da Eracle. E’ la trama di una tragedia di Sofocle rappresentata pochi anni prima
No, risponde Socrate, è la pratica della iniziazione. Promette al vecchio che diventerà uno cosa scaltra, consumata (tri'mma)–krovtalon, paipavlh (260, un sonaglio, farina fine).
Cfr. krovtalon drimuv, sonaglio petulante nel Ciclope di Euripide 104 a proposito di Odisseo.
Strepsiade prende alla lettera paipavlh e teme di infarinarsi troppo.
Socrate gli ordina il religioso silenzio eujfhmei'n (263) e si mette a pregare.
Pesaro 18 agosto 2021 ore 8, 54
giovanni ghiselli
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