Ione dice che che gli ingiusti tou;~ ajdivkou~ non dovrebbero appoggiarsi agli altari per avere protezione e pure contaminandoli. Si dovrebbero cacciare fuori ejxelauvnein (1315) come profani-
Procul o procul este, profani dice la Sibilla cumana (Eneide, VI, 258) .
Non è bello che i mascalzoni tocchino gli dèi con mano malvagia - ponhra`/ ceiriv- (Ione, 1316)
Solo chi è nel giusto e ha subìto un torto dovrebbe sedersi sull’altare e l’onesto e chi non lo è non devono avere il medesimo trattamento da parte degli dèi.
Entra la profetessa di Apollo-Foivbou profh`ti~ 1322- e intima al ragazzo di fermarsi- ejpivsce~, w\ pai` 1320.
Ione la chiama w\ fivlh moi mh`ter, mia cara madre, sebbene non lo abbia
partorito- ouj tekou`sa per- 1324.
Inizia da questo verso un’altra sticomitia che prosegue fino al verso 1356.
Alla sacerdotessa vergine non dispiace sentirsi chiamare madre. In effetti Dante chiama Maria “Vergine madre” (Paradiso XXXIII, 1).
La profetessa dice al pupillo che sbaglia a essere così spietato- kai; su; d j wjmo;~ w]n ajmartavnei~ (1327).
Aristotele sostiene che la uccisioni e i dolori strazianti dei grandi personaggi tragici derivano da errori più che da intenzioni criminali.
Insomma questi protagonisti delle tragedie deve soffrire per un errore (di j aJmartivan tinav, Poetica, 1453a, 10) un difetto intellettuale più che morale, uno sbaglio piuttosto che un crimine voluto, un misfatto compiuto senza saperlo, come quello di Edipo che ha ucciso il padre suo e sposato la madre sua che non conosceva.
La profetessa di Apollo dice che è costume diffuso nelle matrigne quello di essere malevole- dusmenei`~- con i figliastri 1329.
Lo afferma Alcesti quando in punto di morte chiede al marito di non sposare un’altra donna per non dare ai loro figli una matrigna che è sempre una nemica
“Questi nostri lasciali signori della mia casa
e non sposare in seconde nozze una matrigna per i figli,
la quale, essendo una donna più cattiva di me, per invidia
alzerà le mani sulle creture tue e mie”. (Euripide, Alcesti 304-307).
Ione replica che lui contraccambia la malevolenza alla matrigna da cui ha subito del male (1330)
Succede che madri e figli non si riconoscano come tali al pari di Ione e Creusa.
La profetessa suggerisce a Ione di andare ad Atene kaqarov~ “puro”1333e spinto da buoni presagi.
Ione riprende kaqarov~ 1334 dicendo che è tale chi uccide i popri nemici.
La sacerdotessa allora gli svela l’arcano della sua nascita che non gli aveva mai rivelato. Gli mostra un vecchio cesto fasciato di bende ejn stevmmasin (1338). Sono gli indizi della madre. Ione ne è emozionato.
La profetessa gli consegna le fasce che gli permetteranno di trovare chi l’ha partorito e lo abbraccia come se lo avesse messo al mondo pure lei- i[son gavr s j wJ~ tekou~ j ajspavzomai (1363).
Sicché ora il trovatello si trova ad avere un surplus di mamme.
A Ione poi però vengono le lacrime agli occhi pensando che la donna dal connubio segreto lo ha venduto di nascosto- ajphmpovla lavqra/ 1371 e non gli ha offerto il seno kai; masto;n oujk uJpevscen 1372 e nemmeno un nome gli ha dato, ma una vita da servitore del tempio.
Chi non riceve affetto dalla madre chi non è accolto dalla lei non potrà mai fidarsi di nessuna donna.
Il dio mi ha aiutato, dice Ione, ma il mio destino è pesante.
Mi è mancato il nutrimento della madre adorata. La quale del resto ha perduto la gioia del figlio.Quindi aggiunge che non vorrebbe scoprire di essere figlio di una schiava: è peggio trovarla che lasciarla segreta e silente- sigw`nt’ ea`n 1383 una madre serva douvlh 1382- .
Vergognarsi dei propri genitori è una delle pene più imbarazzanti e dolorose. Qui a Pesaro non ho i miei libri con me, però ricordo di avere letto un pensiero del genere nel Dedalus ritratto dell’artista giovane di Joyce. A Bologna aggiungerò la citazione precisa.
Poi il ragazzo ci ripensa: se il dio gli ha fatto avere la cesta con gli indizi significa che il figlio deve trovare la madre: Apollo lo vuole.
L’involucro non è invecchiato: non ha segni di muffa.
Creusa vede ed esclama che le pare un prodigio favsma (1395)
Ione le impone il silenzio sivga suv 1396 “zitta tu!”
Quel silenzio che pochi versi prima 1383 avrebbe dovuto occultare una madre serva douvlh 1382 ora cerca di imporlo alla principessa ateniese prima di scoprire che è la propria madre.
Pesaro 12 agosto 2022 ore 18, 02
giovanni ghiselli
p. s.
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