Il pedagogo chiama Creusa qugavthr (cfr. inglese daughter e tedesco Tochter). E’ frequente che gli allievi suscitino l’istinto -paterno materno-soprattutto in chi non ha figli biologici. Quindi il vecchio aio ricorre a una serie di metafore marine. Dice di essere fuori di sé vedendo tanto strazio nel volto della giovane pupilla.
Appena svuoto dalla mente un’onda di mali- kakw`n ku`m j - (927), un’altra mi sorprende da poppa- pruvmnhqen- sentendo le parole appena dette da Creusa.
Quindi domanda alla giovane che cosa le abbia fatto l’Obliquo e dove abbia esposto il bambino; in quale parte della città si trovi qhrsi;n fivlon tuvmbeum j 933 il sepolcro caro alle fiere
Creusa risponde che ha vergogna ma parlerà. Così gli svela il luogo dello stupro, la caverna chiamata Makrài vicina al sacrario di Pan.
Da questo verso 938 inizia una lunga sticomitia di 90 versi
Lì, dice la donna, ho affrontato una gara atroce- ejntau`qj ajgw`na deinovn hjgwnivsmeqa (939).
I Greci e le competizioni
“Gli artisti greci, per esempio i tragici, poetavano per vincere; tutta la loro arte non è pensabile senza gara: la buona Eris esiodea, l’ambizione dava le ali al loro genio”[1].
Esiodo distingue una Eris (contesa) cattiva da un’altra buona (Opere, 14 e sgg.): questa sta alla base del progresso umano e sveglia al lavoro anche l'ozioso: grazie a lei il vasaio è sdegnato con il vasaio-kerameu;" keramei' kotevei-, il mendico invidia il mendico, e l'aedo l'aedo ( kai; ptwco;" ptwcw'/ fqonevei kai; ajoido;" ajoidw'/, v. 26).
Quella cattiva fa crescere la guerra.
“Poiché il voler vincere e primeggiare è un tratto di natura invincibile, più antico e originario di ogni stima e gioia di uguaglianza. Lo Stato greco aveva sanzionato fra gli uguali la gara ginnastica e musica, aveva cioé delimitato un'arena dove quell'impulso poteva scaricarsi senza mettere in pericolo l'ordinamento politico. Con il decadere finale della gara ginnastica e musica, lo Stato greco cadde nell'inquietudine e dissoluzione interna”[2].
Il pedagogo chiede spiegazioni e Creusa la quale gli dice delle nozze sventurate- duvsthnon gavmon con cui si è unita contro voglia a[kousa 941 ad Apollo. Quindi parla del figlio che ha partorito da sola nella grotta dove il dio farabutto l’ha violentata. Il bambino dato in pasto alle fiere è morto. Apollo non ha aiutato suo figlio che ora viene allevato nella dimora di Ades- {Aidou d j ejn dovmoi~ paideuvetai (953). Nessuno era al corrente dell’accaduto tranne la sciagura e il segreto.
Il vecchio chiama sciagurata l’allieva per quello che ha osato- tlhvmwn suv tovlmh~ , ma il dio ancora più di lei (961)
Segue il ricordo patetico del bambino che tendeva le braccia a Creusa. Euripide è sensibile alle sofferenze dei bambini: nelle Troiane è l’uccisione di Astianatte che gli suggerisce versi pieni di pathos attribuiti alla madre e alla nonna.
Creusa dice di averlo abbandonato credendo che Apollo l’avrebbe salvato 965
Il vecchio deplora la bufera che si è abbattuta sulla casa di Creusa 966.
Euripide evidenzia altro pathos attribuendo un pianto al pedagogo che soffre per l’infelicità dei suoi allievi: Creusa e suo padre Eretteo.
Creusa constata che le vicende mortali cambiano continuamente: “ta; qnhta; toiau`t j : oujde;n ejn tautw`/ mevnei”(969)
In effetti
camminiamo sul filo del rasoio della sorte. O piuttosto siamo legati alla sua
ruota secondo la teoria del’orbis: “:"Nisi forte rebus cunctis inest quidam velut
orbis, ut quem ad modum temporum vices ita morum vertantur "(Annales , III, 55), a meno che per caso
in tutte le cose ci sia una specie di ciclo, in modo che, come le stagioni,
così si volgano le vicende alterne dei costumi.
Pesaro 7 agosto 2022 ore 21, 28
giovanni ghiselli
p. s
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