NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 29 agosto 2022

La confusione è funzionale al potere

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Lo sfacciato servilismo della televisione nei confronti del potere tende a confondere tutto con tutto.  Perfino la pronuncia delle parole italiane è diventata poco comprensibile: da “ricchio” per rischio a “bollètte” per bollétte a “deadro” per teatro, e così via. Sarebbero necessari dei sottotitoli con traduzione. Tutto viene detto in fretta e pronunciato male perché non si capisca che ogni verità è stata rovesciata: acta retro cuncta, come nell’Oedipus di Seneca.
Questo procedimento diventa  metodo politico con  il Grande Fratello.  Nel romanzo 1984  di Orwell gli slogan del Partito sono:" La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza, (p. 8)... Non si possedeva di proprio se non pochi centimetri cubi dentro il cranio...Non era col farsi udire ma col resistere alla stupidità che si sarebbe potuto portare innanzi la propria eredità di uomo" (p. 31).
 
Eppure la cultura li sconfiggerà, la vita li sconfiggerà. Noi li sconfiggeremo, noi happy few che leggiamo, studiamo e seguitiamo a usare il cervello.
 
Qualche altra citazione opportuna a parer mio, poi andrò a pedalare in salita.  Se no, mi viene il torcicollo.
 
La quintessenza di molti mali è spesso il disordine che provoca confusione: Solone nell’ Elegia alle Muse ditingue due tipi di plou'to": “La ricchezza che danno gli dèi, è solida/per l'uomo dall'ultimo fondo  alla cima;/ quella cui vanno dietro gli uomini spinti dalla prepotenza, non arriva/con ordine (ouj kata; kovsmon - e[rcetai), ma siccome obbedisce alle azioni ingiuste,/segue di malavoglia, e presto vi si mescola l'accecamento” (fr. 13 W. vv. 9-13).
 
Nei Cavalieri  (424 a. C) di Aristofane Cleone-Paflagone è chiamato “borborotavraxi” (v. 307), il mescola-fango; egli si comporta come i pescatori di anguille, i quali le acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città,  gli fa il salsicciaio.
 
Quello della confusione è un tema ricorrente nella Medea di Seneca. La navigazione ha unito, confondendo, parti che doveva restare separate e distinte. Così si sono  guastati i candida…saecula  (Medea, 329) dei padri. "Bene dissaepti foedera mundi/ traxit in unum Thessala pinus,/iussitque pati verbera pontum/partemque metus fieri nostri/mare sepositum" ( Medea, vv. 335-339), la nave tessala unificò le parti del cosmo ben  separate da un recinto di leggi, e ordinò che il ponto patisse le frustate dei remi; e che il mare lontano divenisse parte della nostra paura.
E' la stessa u{bri" di Serse il quale tentò di trattenere con vincoli la sacra corrente dell'Ellesponto e di unificare ciò che deve restare diviso ( Eschilo,  Persiani, vv. 745-750).
Questo discorso viene richiamato, nelle Storie  di Erodoto,  da Temistocle il quale, dopo la vittoria sui Persiani, afferma:"Poiché questa impresa non l'abbiamo compiuta noi, ma gli dèi e gli eroi i quali non permisero che un uomo solo, per giunta empio e temerario, regnasse sull'Asia e sull'Europa, uno che teneva in egual conto le cose sacre e profane, incendiando e abbattendo i simulacri degli dèi, uno che fece frustare e incatenare anche il mare"(VIII, 109)[1]. Un atto disperato compiuto nel buio e nella confusione da chi voleva congiungere entità che non possono esserlo (sunavyai ajduvnata[2]): culture, abitudini, norme, di popoli diversi, o anche soltanto i caratteri di due persone incompatibili.     
 
M. Bettini in un suo articolo su "Dioniso" indica delle analogie tra l'incesto, l'arcobaleno, l'enigma e la peste. Sono intrecci, tutti presenti nell'Oedipus, i quali mescolano e confondono entità diverse, ruoli che dovrebbero rimanere divisi :"Effetto della malattia è appunto quello di confondere, di identificare quello che altrimenti dovrebbe restare diviso. Non c'è più distinzione di età o di sesso: i giovani muoiono contemporaneamente ai vecchi, i figli contemporaneamente ai padri. Nella descrizione della peste, Seneca sembra dunque applicare lo stesso principio codificato altrove da Aristotele per l'enigma: sunavyai ajduvnata. Come l'incesto ovviamente, come l'arcobaleno"[3].
 
  Nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro…introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi…Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).
 
Ancora a proposito di confusione, C. Marx, commenta Shakespeare[4] scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"[5].
 

Pesaro 29 agosto 2022 ore 11, 36
giovanni ghiselli

p. s
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[1] Proust ricorda questo episodio in La prigioniera e lo applica al suo sermo amatorius:" Eppure, non mi rendevo conto che già da un pezzo avrei dovuto staccarmi da Albertine, giacché era entrata per me in quel periodo miserando nel quale un essere disseminato nel tempo e nello spazio non è più per noi una donna, ma una serie di eventi sui quali non possiamo far nessuna luce, una serie di problemi insolubili, un mare che, come Serse, cerchiamo inutilmente di fustigare per punirlo di tutto quello che ha ingoiato” (p. 103).
[2]  Cfr. Aristotele, Poetica 1458a.
[3]  M. Bettini, L'arcobaleno, l'incesto e l'enigma a proposito dell'Oedipus di Seneca, "Dioniso", 1983, p. 148.
[4] Il quale nel Timone d'Atene chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea" (IV, 3)
[5] Manoscritti economico-filosofici del 1844, p. 154.

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