Il pedagogo poi consiglia la sua pupilla Creusa. Dice che Ione è uno da non mettere in conto- ajnarivqmhton 837- è figlio di una schiava e non deve venire a spadroneggiare nella casa reale di Atene. Pazienza se Xuto avesse messo incinta una donna nobile. In questo caso se ne poteva discutere. Creusa poteva accettare oppure non gradire, e allora Xuto avrebbe cercato una sposa nella stirpe di Eolo dalla quale proviene e dove vige l’endogamia (cfr. Odissea, X, 5-7)
L’aio suggerisce all’allieva di ricorrere a un’astuzia femminile oppure alla violenza ammazzando il marito e il figlio prima che loro uccidano lei, la legittima erede del trono. Due nemici non possono vivere nella stessa casa: uno deve soccombere. Il vecchio si offre di collaborare poiché si sente in debito verso i suoi allievi e padroni:il re Eretteo e la principessa Creusa.
E’ vero che gli allievi sono comunque anche nostri padroni perché il benessere mentale e la salute di noi educatori è associata a quanto di buono e utile possiamo donare a loro, e quanto fa bene ai nostri discepoli fa molto bene anche a noi maestri.
Siamo dunque asserviti alla nostra missione educativa. La parola dou`lo~ “servo”, non disonora chi si pone al servizio della vita.
Il nostro è un onorevole servizio.
Il vecchio dice che il dou`lo~ non è per niente peggiore di quelli liberi- oujde;n kakivwn tw`n ejleuqevrwn se è ejsqlov~ (855-856) una persona buona, dall’animo nobile. Soprattutto se la libertà dei liberi è quella di fare del male a se stessi e agli altri.
Le ancelle del coro si associano al pedagogo nella disponibilità alla fivlh devspoina “cara padrona” 857. Quindi ripetono il motto di Aiace: h] qanei`n h] zh`n kalw`~ (858) o morire o vivere nella bellezza e nell’onore.
Ricordo alcune espressioni di Sofocle riguardo all’impossibilità di vivere fuori dalla bellezza
Antigone dice a Ismene: ma lascia che io e la pazzia che spira da me/soffriamo questa prova tremenda: io non soffrirò/nulla di così grave da non morire nobilmente"peivsomai ga;r ouj-tosou`ton oujden w{ste mh; ouj kalw`~ qanei`n ( Antigone, vv. 95-97).
Aiace manifesta al corifeo il proprio proposito suicida ( Aiace, vv.479-480):"ajll j h] kalw'" zh'n h] kalw'" teqnhkevnai-- to;n eujgenh' crhv" ma il nobile deve o vivere con stile, o con stile morire.
Neottolemo, il figlio schietto dello schietto Achille rifiuta la brutta propostagli dal subdolo Odisseo del Filottete :"
bouvlomai d j, d' , a[nax, kalw'"-drw'n ejxamartei'n ma'llon h] nika'n kakw'" " (vv. 94-95), preferisco, sire, fallire agendo con nobiltà che avere successo nella volgarità.
L’Elettra di Sofocle, riconosciuto il fratello, si affida a lui: “Ora guidami tu”. Quindi precisa: “Sappi comunque che anche da sola non avrei fallito uno di questi due scopi: o salvarmi nella bellezza o nella bellezza morire: oujk a]n duoi'n h{marton: h] ga;r a]n kalw'"-e[sws j ejmauth;n h] kalw'" ajpwlovmhn (Elettra, 1320-1321)
Pesaro 6 agosto 2022 ore 18, 26
giovanni ghiselli
p. s
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