martedì 9 agosto 2022

Euripide Ione XVIII. Ione prepara il banchetto. Un ritardare epico.


 

Entra un servo che chiede dove possa trovare la padrona

Dice alle coreute che bisogna fare presto perché i capi della città la cercano per lapidarla- zhtou`sin aujth;n , wJ~ qavnh/ petruoumevnh” (1112)

La corifea domanda se il complotto per ammazzare l’usurpatore sia stato scoperto.

Il servo risponde che lo ha svelato il dio non volendo essere contaminato- ejxhu`ren oJ qeov~, ouj mianqh`nai qevlwn (1119).

Fa capolin anche qui il mivasma che circola per gran parte  dell’Edipo re di Sofocle.

La coreuta prega di venire informata in modo che, sapendo, possa morire o vivere più dolcemente.

 

Può essere stato scritto in polemica  con Sofocle che nell’Edipo re fa dire a Tiresia

Ahi,ahi, sapere come è terribile quando non giova

a chi sa! Queste cose infatti, pur sapendole bene, io

le ho distrutte; ché altrimenti non sarei venuto qua (316-318)

 

Ma torniamo a Euripide. il racconto del servo

Xuto e Ione dunque si preparavano a celebrare il sacrificio per gli dèi e il banchetto per i mortali.

Xuto andò sul focolare bacchico del dio.

 

Non si dimentichi che a Delfi venivano venerati Apollo e Dioniso insieme come risulta dalle Baccanti dove Tiresia dice a Penteo:

Anche questo è follia che deriva da Dioniso. 

Un giorno lo vedrai anche sulle rupi Delfiche                                              

saltare con le fiaccole sull’altopiano a due cime

agitando e scagliando il bacchico ramo,

grande per l’Ellade. Via Penteo, da’ retta a me:

non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini 

e non credere, se tu hai un’opinione, ma è un’opinione malata,

di capire qualcosa; invece accogli il dio nella nostra terra

e fai libagioni e baccheggia e incoronati la testa” (305- 313)

 

Quindi Xuto parla a Ione credendolo e chiamandolo tevknon 1128- figlio.

Gli dà istruzioni su come innalzare delle tende skhnav~ (1129) con l’aiuto dei carpentieri. Quindi si darà inizio al banchetto.

 

Diverse sono le occasioni per banchettare spesso c’entra la religione

“Il banchetto sacro era in certo modo una comunione, un pasto comune che univa il dio e l’uomo in un vincolo, la cui santità inviolabile si afferma in ogni più antica forma di civiltà”[1].

All'inizio del quarto canto dell’Odissea, a Sparta troviamo un banchetto. Era un pranzo di nozze che Menelao offriva a molti amici poiché si sposavano i figli: Ermione avuta da Elena che si maritava tra i Mirmidoni con il figlio di Achille, mentre Megapente, natogli da una schiava, sposava una spartana. Era questo un festino "retto", ossia non rovesciato: i convitati banchettavano "terpovmenoi"(v. 17), con gioia; tra loro cantava un aedo divino, suonando la cetra ("formivzwn", v. 18) e c'erano anche due danzatori che volteggiavano nel mezzo (" ejdivneuon kata; mevssou"", v. 19).

 

Torniamo a Euripide

Xuto prese gli agnelli e si incamminò (1132)

Ione si diede da fare per allestire il banchetto. Misurò una superficie di 10 mila piedi come se volesse invitare tutta la popolazione di Delfi. Ione si comporta da arricchito. Infatti poi adorna l’ambiente creando il soffitto con drappeggi meravigliosi presi dal tesoro e con mantelli sottratti da Eracle alle Amazzoni come prede di guerra e consacrati ad Apollo.

Il sacrestano fu come Vanni Fucci “ladro alla sagrestia de’ belli arnesi”? Pare di sì.

Segue un’ e[kfrasi~  descrizione dei ricami anche un po’ troppo dilungata: c’erano ricamati Urano, Helios, il tramonto con Espero, la stella della sera , la Notte,  le Pleiadi, Orione, che non imperversa declinando dal cielo come quello di Parini ma brandisce la spada, l’Orsa  [Arkto~ 1154 che volge al polo la sua coda dorata, la luna, le Iadi e Aurora che porta la luce  fwsfovro~   {Ew~  1158 e caccia via gli astri. Trovo un affollamento eccessivo.

E non è finita qui. Seguono altre stoffe ricamate per formare le pareti: navi da guerra, di fattura barbarica contro le navi greche, kai; mixovqhra~ fw`ta~ 1162, poi uomini mezze bestie-

Cfr. "conceptum crimine matris/semibovemque virum semivirumque bovem " (Ovidio, Ars Amatoria , II, 23-24) concepito dal crimine della madre, ossia Pasife, l'uomo semibove e il bove semiuomo. 

Poi scene di caccia. Infine Ione all’entrata del padiglione collocò il dono di un’Ateniese: l’immagine teriomorfa, cioè anguiforme, di Cecrope che torce le sue spire vicino alle figlie. L’e[kfrasi~ con questo prolungamento quasi epico è conclusa. Ione dispose crateri d’oro nel mezzo della mensa.

Questo sfoggio di ricchezza non è di bun gusto: non è ateniese , tanto meno spartano. Fa pensare a Creso.

Tucidide fa dire a Pericle  una frase che mi sembra emblematica non solo dell’Atene di del 431-430 ma di tutta la cultura greca, anzi di tutta la migliore cultura europea: “filokalou`mevn te ga;r met jeujteleiva~ kai; filosofou`men a[neu malakiva~” (II, 40, 1), amiamo il bello con semplicità e  amiamo la cultura senza mollezza.

 

Pesaro 8 agosto 2022 ore 18, 46.

p. s

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[1] Nilsson, Op. cit., p.15

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