Argomenti che d’altra parte non interessano me. Per questo mi sento meglio da solo che in tali compagnie. Ho un dialogo celeste con i miei auctores accrescitori e con chi mi legge ritrovando o scoprendo i miei autori. In settembre riprenderò anche a conversare con i miei ascoltatori. Così mi sento vivo e motivato a vivere ancora come vivo.
Da San Giorgio del Sannio mi chiedono di andare commentare una tragedia di Euripide per gli studenti del classico. Voglio presentare il tragediografo più moderno attraverso le Troiane (del 415) che condannano la guerra dopo la strage compiuta dagli Ateniesi nell’isola di Melo ammazzando gli uomini e schiavizzando donne e bambini.
Le Troiane fatte schiave dai Greci vincitori lamentano la propria sorte e il pubblico non poteva non associarle alle donne di Melo.
A Troia viene ucciso anche un bambino: il figlio di Ettore e Andromaca, la madre di Astianatte e vedova dell’eroe troiano, accusa i Greci di essere loro i veri barbari, loro che ammazzano i bambini.
Potrei commentare le Troiane di Euripide con la guerra di Troia in Omero o con le guerre sannitiche in Tito Livio magari manifestando simpatie per i Sanniti al fine di compiacere i neosanniti che mi ascoltano.
Ma non risalirò tanto indietro perché i crimini di guerra vengono perpetrati ogni giorno sotto i nostri occhi in Ucraina, in Etiopia e probabilmente anche altrove. E si seguita a mandare armi dappertutto per “realismo affaristico”, un realismo criminale.
Poi si fa distinzione tra i crimini perpetrati con le armi mandate anche da noi: ammazzare gli Ucraini è male, e certamente lo è, mentre un’azione terroristica contro una ragazza russa trentenne, sarebbe un atto compiuto da “eroi partigiani”.
Invero l’hanno compiuto dei criminali vili e lo stanno approvando i peggiori farabutti politici che arrivano a redarguire il Papa perché ha detto parole di compassione verso la povera ragazza, Darya-Dasha Ugina.
La pietà di costoro è interessata e unilaterale, come se le vittime non fossero tutte da compiangere e le loro uccisioni tutte da condannare.
C’è chi confonde la pietà con gli affari.
Canzonatorio e dissacrante a proposito della pietas di Enea è Ovidio che menziona il figlio di Anchise tra gli amanti infedeli: egli causò la morte di Didone e tuttavia "famam pietatis habet " (Ars III 39) ha la reputazione di pio. Ovidio opera un rovesciamento nei confronti di Virgilio e dell'etica di cui il poeta augusteo si faceva portatore.
Sentiamo dunque il poeta di Sulmona riguardo alla fama del pius Enea. "Tra gli amanti infedeli è menzionato Enea, che causò la morte di Didone; e tuttavia egli “famam pietatis habet “ (Ars III 39): giocosa polemica con Virgilio che aveva giustificato il suo pio eroe"[1].
Nel proemio dell'Eneide[2] in effetti Virgilio domanda con meraviglia:"Musa, mihi causas memora, quo numine laeso,/quidve dolens regina deum tot volvere casus/insignem pietate virum, tot adire labores/impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?" (vv, 8-11), o Musa, dimmi le ragioni, per quale offesa volontà divina, o di che cosa dolendosi la regina degli dèi abbia spinto un uomo insigne per la devozione a passare per tante peripezie, ad affrontare tante fatiche. Così grandi sono le ire nell'animo dei celesti?
In A midsummer-night’s dream di Shakespeare, Hermia accoglie questa interpretazione di Enea e lo menziona come amante infido: “when the false Troyan under sail was seen” (I, 1), quando il Troiano falso fu visto alzare la vela.
Ebbene i nostri parlamentari di indubbia fede atlantista mandano armi per la loro grande pietas nei confronti degli Ucraini. Una pietà pelosa.
Infatti non hanno pietà di tutti gli altri coinvolti nella guerra che vogliono prolungare, compresi noi Italiani a partire dai poveri che con le guerre vinte o perse che siano diventano sempre più poveri
giovanni ghiselli
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[1] A. La Penna, Fra teatro, poesia e politica romana , p. 189.
[2] Scritta fra il 29 e il 19 a. C.
[3] Tanto perfido questo che, se fosse dipeso da lui, Arianna avrebbe nutrito gli uccelli marini (Ars, III, 35-36). La Fedra di Seneca entrando in scena, afferma che la fedeltà di Teseo è quella di sempre: “stupra et illicitos toros/Acheronte in imo quaerit Hippolyti pater” ( Fedra, vv. 97-98), cerca adulterii e letti illegittimi il padre di Ippolito in fondo all’Acheronte. Interessante è la versione dell’Odissea (11, 324-325) : Artemide uccise Arianna in Dia in seguito alle accuse di Dioniso abbandonato per Teseo che comunque rimane il seduttore principe.
[4]
Spada lasciata da Enea ( Eneide, IV, 507) e impiegata quale dono funesto
(non hos quaesitum munus in usus., Eneide, IV, 647,
dono richiesto non per questo uso.
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