NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 19 agosto 2022

Le prossime elezioni.


 I candidati a diventare onorevoli.

Non facciamoli diventare quello che non sono!

La somma educativa di Pindaro suggerisce: diventa quello che sei : “gevnoio oi|o~   ejssiv” (Pitica II,  v. 72).

 

“Nessuna creatura è più squallida e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio”[1].

 

Quando è che l’uomo smette di essere una cosa gradevole? Quando non assomiglia a se stesso. Sconcio, scoveniente in greco si dice ajeikhv~, ossia non eijkov~, oggetto neutro non somigliante, cioè non somigliante a se stesso.

 

"Quando è privo di ogni charis , l'essere umano non assomiglia più a nulla: è aeikelios . Quando ne risplende, è simile agli dei, theoisi eoikei . La somiglianza con se stessi, che costituisce l'identità di ciascuno e si manifesta nell'apparenza che ognuno ha agli occhi di tutti, non è dunque presso i mortali una costante, fissata una volta per tutte….Oltraggiare-cioè imbruttire e disonorare a un tempo-si dice aeikizein , rendere aeikes  o aeikelios , non simile"[2].

 

Il potere incentiva questa deformità che è la difformità della persona da se stessa: “Su che cosa, in fondo, si basa la repressione? Sul falso concetto che l’individuo ha di se stesso, e quindi sul falso concetto che si fa dei propri desideri: della propria libido, dei propri bisogni erotici, dell’amore che gli potrebbe spettare di diritto. La società sfrutta questo misconoscimento di sé, e si adopera con efficacia a confermare l’individuo in questa sua sbagliata concezione dell’amore”[3]. E di se stesso.

La moda, cioè un pensiero diffuso oggi è che il bambino deve essere obeso, brutto, ignorante. Molti genitori li tirano su così malamente. Ignoranza, consumismo, pubblicità e obesità sono associati e interdipendenti.

Leggo una articolo del settimanale “il venerdì di Repubblica” intitolato Una Campania anti Obesità

Il sottotitolo è

“La Regione che si è inventata la Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo è anche quella con il record di Bambini Soprappeso. Perché? E cosa si può fare? Abbiamo indagato”.

Cito alcune righe

“Per un politico mettere a dieta gli elettori non crea consenso.

Ma dobbiamo insistere sull’educazione perché nel nostro territorio è evidente che maggiore è la deprivazione economica e culturale e peggiori sono gli stili di vita” dice l’assessore regionale all’Istruzione e alle Politiche sociali e giovanili Lucia Fortini”.

 

Contro le mode sfacciate e deleterie mi hanno sempre aiutato gli autori classici antichi e moderni.

In definitiva la funzione della cultura deve essere quella di migliorare la fuvsi~, e i Greci in questo possono costituire dei modelli: “I greci impararono a poco a poco a organizzare il caos, concentrandosi, secondo l’insegnamento delfico, su se stessi, vale a dire sui loro bisogni veri, e lasciando estinguere i bisogni apparenti. Così ripresero possesso di sé (…) E’ questo un simbolo per ognuno di noi: ognuno deve organizzare il caos in sé, concentrandosi sui suoi bisogni veri”[4].

 

 

“Che cosa ti dice la tua coscienza? Devi divenire quello che tu sei….Che cosa è il sigillo della raggiunta libertà? Non provare più vergogna davanti a se stessi”[5].

 

“Una cosa sola è necessaria. “Dare uno stile” al proprio carattere: è un’arte grande e rara. L’esercita colui che abbraccia con lo sguardo tutto quanto offre la sua natura in fatto d’energie e di debolezze, e che inserisce quindi tutto questo in un piano artistico (…) inversamente si comportano i caratteri deboli, impotenti su se stessi, i quali odiano la disciplina vincolante dello stile (…) una cosa sola, infatti, è necessaria: che l’uomo raggiunga l’appagamento di sé (…) soltanto allora l’uomo in genere è tollerabile a vedersi. Chi non è pago di se stesso è continuamente pronto a vendicarsene: noialtri saremo le sue vittime, se non altro perché dovremo sempre sopportare la sua spiacevole vista”[6].

“L’intelligenza impone di farsi passare per ciò che si è, o forse anche per qualcosa di meno”[7].

 Cercare la propria realizzazione significa amare il compimento, la perfezione del proprio destino, il quale, per stravagante che sia, è una piccola parte del fato universale.

“La mia formula per la grandezza dell’uomo è amor fati: non voler nulla di diverso, né dietro, né davanti a sé, per tutta l’eternità. Non solo sopportare, e tanto meno dissimulare, il necessario, ma amarlo. Tutto l’idealismo è una continua menzogna di fronte al necessario”[8].

 “ Ma in fondo, proprio “in fondo” a noi stessi c’è sicuramente qualcosa che non si può insegnare, un Fatum spirituale granitico (…) ciò che “in fondo a noi” non è insegnabile[9].

Certuni non potranno mai imparare e assumere uno stile elegante. Hanno diritto a uno stipendio buono se fanno bene il loro lavoro, a una casa, all’assistenza medica, all’istruzione e al rispetto per carità, ma non devono essere indicati come modelli a una gioventù che avrebbe bisogno di maestri veri. Una volta la scuola, in particolare il liceo classico, per lo meno ce li indicava e ci spingeva a conoscerli. Questo ha letteralmente salvato la vita a molti di noi ora vecchi. Continuo a studiare, scrivere e tenere conferenze per salvare altre vite e prolungare la mia. Non senza esercizio fisico e un nutrimento frugale, limitato al necessario. “ Il necessario non mi ferisce; amor fati è la mia intima natura, das ist  meine innerste Natur[10].

Pesaro 19 agosto 2022 ore 17, 38

giovanni ghiselli

p. s

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[1]Nietzsche,  Schopenhauer come educatore, III inattuale (1874), 1.

[2]J. P. Vernant, Tra mito e politica , pp. 210-211.

[3] P. P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, p. 1472.

[4] Nietzsche Sull’utilità e il danno della storia per la vita, cap. 10.

[5] Nietzsche, La gaia scienza (1882), libro III,  270 e 275

[6]Nietzsche, La gaia scienza,  secondo libro, 290.

[7]Nietzsche,  Frammenti postumi Primavera estate 1877, 22 (105).

[8] Nietzsche, Ecce homo, perché sono così accorto, 10

[9]Nietzsche,  Di là dal bene e dal male, Le nostre virtù, 231

[10] F. Nietzsche, Ecce homo, Il caso Wagner,  4

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