venerdì 26 agosto 2022

La pietas rimproverata perfino al Pontefice

Nitimur in vetitum, semper cupimusque negata
(Ovidio Amores, III, 4, 17).
 
Il vetitum maximum adesso è la pace: si devono mandare armi, si deve bombardare, si deve odiare. Deus vult secondo i nostri parlamentari asserviti. Voterò per chi esecra la guerra e l’invio di altre armi dove infuria la guerra. Un altro divieto riguarda la pietas. Si cerca di vietarla perfino al Papa, al pontefice massimo.
Siamo in guerra e le notizie vengono date in modo propagandistico,  tendenzioso, parziale, o non vengono date affatto.
 Ho scritto già diversi post suggeriti dalla mia pietas per Darya-Dasha Dugina ammazzata barbaramente e fatta morire ante diem.
Questo assassinio mi ha commosso fino alle viscere.
Certamente anche l’uccisione di giovani donne ucraine mi dispiace e muove a compassione ma questi crimini non vengono rivendicati e celebrati da chi li ha compiuti; anzi  tali delitti vengono addossati da ciascuna parte  a quella avversa, evidentemente come fatti empi e vergognosi. 
Nel caso di questa ragazza invece non manca chi considera cosa buona e giusta averla ucciso per come la pensava e diceva di pensarla sulla guerra.
 Questo da parte di persone organiche a un regime che si vanta di combattere eroicamente per difendere la democrazia.
Ammazzare una giovane donna  mentre è inerme e guida l’automobile non è un atto eroico bensì un vile attentato terroristico; mandare dei sicari a uccidere una persona, una ragazza,  che esprime opinioni contrarie a quelle governative non è un fatto democratico bensì un misfatto criminale.
 
Ricevo il seguente articolo senza l’indicazione della fonte che di solito indico,  ma lo copio lo stessi in questo mio post  perché mi pare plausibile.
 
“Poche parole e scoppia la polemica. Nel giorno dell’indipendenza dell’Ucraina, mentre mezzo mondo invia incitamenti a Kiev, e Zelensky confessa di cercare la “vittoria” e non la “pace”, Papa Francesco esce dal coro e pronuncia poche frasi sull’omicidio di Darya Dugin che fanno infuriare la controparte ucraina.
Durante l’udienza generale, Bergoglio ha parlato ovviamente della guerra. È tornato a “implorare al Signore la pace per l’amato popolo ucraino”. Ha chiesto “passi concreti per mettere fine alla guerra e scongiurare il disastro nucleare a Zaporizhzhia“. Ha pregato per i bambini rimasti orfani, sia ucraini sia russi. E ha chiesto a “tutte le parti” di cercare la pace perché “tanti innocenti stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia”. Ma soprattutto ha pregato anche per Darya Dugina, la figlia dell’ideologo russo uccisa in un attentato a Mosca pochi giorni fa. “Penso ad una povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra”.
Apriti cielo. Immediata è scattata la replica dell’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, che non l’ha presa benissimo. “Il discorso di oggi del Papa è stato deludente e mi ha fatto pensare a molte cose – ha detto Andrii Yurash – non si può parlare con le stesse categorie di aggressore e vittima, stupratore e stuprato”. E su Dugina: “Come è possibile citare una degli ideologi dell’imperialismo russo come vittima innocente?”.
Non è la prima volta che Kiev e la Santa Sede mostrano rapporti piuttosto tesi. Il Pontefice ha manifestato la volontà di andare in vista a Kiev, ma ancora non è stato fissato un appuntamento. A metà settembre, invece, Francesco vedrà il Patriarca di Mosca Kirill con cui si è già sentito in altre occasioni.
Ps: sarà un caso, ma la grande stampa italiana non ha dato molto risalto alle parole di Francesco. Lo abbiamo già detto: in Occidente nessuno ha versato molte lacrime per la morte della trentenne Darya e anzi sicuramente in molti hanno pensato: “Ad Aleksandr Dugin ben gli sta!”. Il Papa, è chiaro, non la vede così”.
 
Se il Papa ha detto queste precise parole sulla “povera ragazza” di cui mi occupo da tempo, ha fatto bene.
Avrebbe fatto meglio a chiamarla per nome Darya o, meglio ancora, affettivamente Dasha come una figlia, e per cognome Dugina, e a rilevare che questo crimine rivendicato dai terroristi  ha dei  mandanti  certi che ora fanno passare tale abominio per  azione meritevole di plauso,  fatta bene da intrepidi eroi e per il bene dell’umanità.
Si è compiuto un altro passo verso la nefandezza. Fino a poco tempo fa gli autori di stragi di civili se ne erano vergognati addossandone la colpa alla parte avversa piuttosto che rivendicarli. Oggi se ne vantano.  
 
Pesaro 26 agosto  ore 10, 45
giovanni ghiselli

p. s
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