lunedì 20 dicembre 2021

La proibizione del teatro si associa alla paura delle donne.

 


 

Il discorso di Tertulliano e Agostino contro l’impudicizia del teatro è associabile a quello contro la donne

 

Ovidio consiglia di andare a caccia di amore nei teatri dove si possono fare incontri che avviano a quello amoroso.

Il teatro pervio all’amore viene poi e proprio per questo anatemizzato da Tertulliano, Agostino, i puritani, il prete di Madame Bovary come abbiamo visto in  un post precedente

 

Sentiamo dunque Ovidio

 

Nell'Ars amatoria  (1. C.) il poeta magister  di erotismo  insegna che Amore è ferus , selvaggio (I, 9), crudele come Achille, saevus [1] uterque puer  (I, 18), e chi gli si accosta deve accettare di armarsi come per  una battaglia (miles in arma venis , I, 36) o almeno come per andare caccia.

L'uomo al pari del cacciatore che sa bene dove tendere le reti ai cervi, (scit bene venator, cervis ubi retia tendat , I, 45) deve imparare a conoscere i luoghi frequentati dalle donne: portici, templi, fori, fontane, ma  soprattutto i teatri ( sed tu praecipue curvis venare theatris , I, 89, ma tu soprattutto vai a caccia nei curvi teatri ) dove il figlio di Venere fa spesso le sue battaglie e chi ha osservato lo spettacolo di ferite, ha una ferita:"Illa saepe puer Veneris pugnavit arena /et ,qui spectavit vulnera, vulnus habet " I, 165-166.

L'anfiteatro dunque è un luogo di battaglie e ferite raccomandato per gli incontri erotici che hanno una componente conflittuale come i ludi del circo. Le donne più raffinate si precipitano ai giochi più frequentati:"Spectatum veniunt, veniunt spectentur ut ipsae/; ille locus casti damna pudoris habet" (I, vv. 99-100), vengono per osservare, vengono per essere loro stesse osservate; quel luogo contiene perdite del casto pudore.-spectatum…spectentur ut (=ut spectentur): poliptoto con due costruzioni della finale: il supino indica uno scopo più generico; ut+ il congiuntivo è maggiormente connotato dalla volontà. 

 

 

Vediamo ora il rifiuto delle donne associabile a quello del teatro.

 

 Paolo di Tarso che Nietzsche definisce il disangelista precrive

:"wJ" ejkklhsiva uJpotavssetai tw'/ Cristw'/, ouJvtw" kai; aiJ gunai'ke" toi'" ajndravsin ejn pantiv" (Epistola agli abitanti di Efeso , 5, 22), come la Chiesa è soggetta a Cristo, così anche le mogli ai mariti in ogni cosa.

Paolo I Ai Corinzi : “Mulieres in ecclesiis taceant, non enim permittitur eis loqui, sed subditae sint, sicut et lex dicit. Si quid autem volunt discere, domi viros suos nterrogent; turpe est enim mulieri loqui in ecclesiaajscro;n ga;r ejstin gunaiki; lalei`n ejn ejkklhsiva/ (14, 34)

 

Quindi un consiglio:"Dico autem innuptis et viduis:"Bonum est illis si sic maneant sicut et ego; quod si non contineant, nubant. Melius est autem nubere quam uri" (Ai Corinzi , I, 7, 9), dico però a quanti non sono sposati e alle vedove: è bene per loro che stiano così come sto io, ma se non si contengono, si sposino. E' meglio infatti sposarsi che ardere (krei'tton gavr ejstin gamh'sai hj; purou'sqai).

 

Possiamo fare una riflessione tutta nostra: se l'amore è fuoco e il matrimonio lo spenge, il matrimonio nega l'amore. 

 

 

In Paolo si incarna il tipo antitetico alla “buona novella”, il genio dell’odio. Che cosa non ha sacrificato all’odio questo disangelista?”[2]

 

Una svalutazione e svilimento del corpo femminile, necessario a chi voglia liberarsi dall'irrazionale soggezione alla libidine erotica, si trova nel Secretum   (1353) del Petrarca quando S. Agostino che vuole liberare l'animo di Francesco dai due errori più pericolosi, l'amore per la gloria e l'amore per Laura, mette in guardia il poeta dai pericoli connessi alla bellezza delle donne, effimera e ingannevole se non addirittura inesistente:"Pauci enim sunt qui, ex quo semel virus illud illecebrose voluptatis imbiberint, feminei corporis feditatem de qua loquor, sat viriliter, ne dicam satis constanter, examinent " (III, 68), sono pochi quelli che, da quando una volta sola abbiano assorbito quel noto veleno del piacere seducente, possono considerare abbastanza energicamente, per non dire con sufficiente costanza, la laidezza del corpo femminile

Bologna 20 dicembre 2021 ore 11, 22

 

Bologna 20 dicembre 2021 ore 11, 30

giovanni ghiselli

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[1]Se ne ricorderà Valerio Flacco (I sec. d. C.) che negli Argonautica  definisce saevus  l'amor  che incalza (urget ) Medea spingendola verso Giasone (VII, 307-308).

[2] Niietsche, L’anticristo., 42

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