sabato 25 dicembre 2021

Plauto Amphitruo Atto V scena prima seconda parte.


Oggi è nato Gesù Cristo ed è rinato il Sole.

Gli empi invece dicono, bestemmiando, che è iniziato l’inverno

 

L’ancella aiuta a rialzarsi il padrone mezzo morto- interii; Nec secus est quasi si ab Acheronte veniam- e pure  spaventato (totus timeo) e gli dice che anche loro si sono presi una paura tremenda e lei personalmente non si è ancora ripresa ita mihi animus etiam nunc abest.

Anfitrione le domanda se lo riconosca quale padrone

Bromia lo fa

Anfitrione a sua volta le riconosce la salute mentale che gli altri di casa hanno smarrito se non anche perduto.

L’ancella però lo smentisce: “Immo omnes sani sunt profecto”.

E il capofamiglia, l’eterno marito: “At me uxor insanum facit suis foedis factis” (1085) e allora è mia moglie che mi fa impazzire con le sue azioni turpi.

L’ancella però difende la padrona dicendo al padrone che deve sapere quanto vale Alcmena (1086)  piam et pudicam esse tuam uxorem ut scias, una moglie devota e pudica.

Quindi gli annuncia la paternità: “omnium primum Alcumena geminos peperit filios” il prima di tutto- omnium primum- mette avanti la paternità che dovrebbe intenerire il marito.

Anfitrione abbocca perché dice Di me servant- gli dèi mi aiutano. Forse sarebbe stato più opportuno un congiuntivo.

 

Ora da DNA sappiamo che il 10% dei figli non sono del marito della madre. Qui si sale al 50%. Il matrimonio con la donna anche vergine non grantisce il coniuge di avere figli dalla paternità indiscussa.

 

Bromia racconta come è andato il parto.

Ubi utero exorti dolores (1092), appena sono iniziati i dolori del parto, Alcmena, ut solent puerperae, invŏcat deos immortalis, ut sibi auxilium ferant, Alcmena chiama in aiuto gli dei immortali, manibus puris, capite operto, con le mani lavate e il capo velato.

 

Alcesti  si prepara alla morte in modo simile

"Quando si accorse che il giorno fatale

era giunto, ha lavato il corpo candido con acque

correnti, e dopo avere tirato fuori dalle casse di cedro

un vestito e gli ornamenti, si preparò convenientemente

e stando in piedi davanti alla dèa del focolare pregò"

(Euripide, Alcesti, vv.158-162).

I due momenti della nascita e della morte sono i più solenni della vita umana e probabilmente (io non ho ancora provato né ricordo l’altro) scatenano tutte le parti latenti della nostra persona.

 

Ibi continuo contŏnat –sonitu maxumo (1094-195).

Il tuono fragoroso è un segno del cielo, qui, come nel Cimbelino, significa la presenza di Giove

Nel Cimbelino[1] di Shakespeare,  Giove “nella teofania che lo vede discendere cavalcando l’aquila fra tuoni e fulmini (l’equivalente pagano del “turbine” dal quale Dio parla a Giobbe), disegna con fermezza il confine fra le competenze umane e quelle divine, formulando la legge che governa l’insondabile giustizia e la segreta caritas provvidenziale della divinità:

 

V iv 99-103: “Be not with mortal accidents opprest;/No care of yours it is; You know ‘tis ours./Whom best I love I cross; to make my gift,/The more delay’d, delighted. Be content;/Your low-laid son our godhead will uplift”.

 

 

Non v’angustiate di pene mortali:/non è vostra, ma nostra la cura./Chi più amo più metto alla prova,/per far che i miei doni, più attesi,/siano ancor più graditi. Tranquilli,/la nostra grande divina potenza/solleverà vostro figlio umiliato” (ndr)

 

 Questa non è più soltanto la comparsa in scena del tradizionale, risolutorio deus ex machina. Si tratta, invece, di una vera e propria teodicea. Le “pene mortali” sono preoccupazioni esclusive della divinità, e gli uomini non se ne devono angustiare. “Chi più amo, più metto in croce”, sembra dire Giove usando la parola “cross”, e offre la chiave teologica di tutto il dramma; la felicità si ottien soltanto dopo grandi, dolorose prove, ed è un dono gratuito di Dio, che lo ritarda perché gli uomini vi trovino ancor maggiore diletto”[2]. 

 

Bromia continua a raccontare: il palazzo sembava crollare ma intanto brillava come se fosse d’oro

Aedes totae confulgebanr tuae,quasi essent aureae (1096)

Non si sentiva gidare Alcmema, quindi il parto è avvenuto senza dolore sine dolore peperit (1100)

Anfitrione commenta con una battuta da gentiluomo: “Iam istuc gaudeo, utut me erga merita est” 1101, ne sono contento comunque si sia comportata verso di me.

Bromia seguita raccontando che uno dei due bambini era così grosso e forte che nessuna assistente è riuscita a fasciarlo.

Anfitrione dice che in allora sua moglie ha avuto un’assistenza divina (1105-1110). L’eterno marito  si prepara già ad accettare il concubinato di Alcmena con Giove. In fondo una parentela con Giove può essere conveniente

 

Bologna dies natalis 2021.

Nascita di Gesù sovrapposta alla nascita del sole.

Il sole è l'immagine visibile dell'idea del Bene[3], il figlio del Bene che il Bene generò simile a sé[4]; il Sole porta significazione[5] dell'Altissimo:" “Nullo sensibile in tutto lo mondo è più degno di farsi essemplo di Dio che ‘l sole (…) Lo sole tutte le cose col suo calore vivifica (Dante, Convivio, III, 12).

 

Empio è dunque chi nega che sia già iniziata la primavera e arriva pefino a dire contro ogni evidenza che è appena cominciato l’inverno.

Cerca di negare il dies natalis solis invicti. Poi va a comprare schifezze e si ingozza di porcate mentre dovrebbe digiunare.

Non alza gli occhi al cielo né vede la terra siccome il ventre smisurato glielo impedisce.

 Sacrilego è. Ignorante è. Non ha mai alzato gli occhi al cielo costui.

La luce ha già sottratto 5 miniuti al buio nel pomeriggio, e il Sole che davvero è nel visibile quello che è Dio nell’intelligibile,  ha iniziato a spostarsi verso ovest.

Saluti e baci

gianni

 

  



[1] 1609-1610

[2] P. Boitani, Il Vangelo Secondo Shakespeare, p. 95.

[3] Platone, Repubblica 517 c

[4] Giuliano Augusto, A Helios re  (5, 17)

[5] San Francesco, Cantico delle creature.

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