lunedì 27 dicembre 2021

Terenzio, "Adelphoe". 3

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Atto primo scena seconda (I, 2)  vv. 81-154
 
Demea.
Ehi, a proposito, proprio te cerco da un pezzo.
 
Micione.
Perché sei contrariato?
 
Demea
Mi chiedi, quando abbiamo un figlio come Eschino,
perché sono contrariato?
 
Micione (a parte)
L'ho detto che sarebbe andata così?
Demea è un vecchio durus (v. 64) anche nel senso di sclerotico e il suo comportamento è prevedibile
Che ha fatto?83
 
Demea
Che cosa ha fatto quello? Uno che non si vergogna
di niente né ha paura di alcuno quem neque pudet –quicquam neque metuit quemquam-, e non pensa che alcuna
legge lo vincoli. Ora lascio perdere quello che ha fatto
prima: ma adesso che cosa ha combinato?87
 
Micione
Che cosa può aver fatto?
 
Demea
Ha sfondato una porta e ha fatto irruzione in casa
 altrui, poi ha bastonato a morte lo stesso padrone
e tutta la servitù; ha portato via la donna
di cui era innamorato: tutti gridano che è stato
un atto vergognosissimo. In quanti me l'hanno detto, Micione,/
mentre venivo qua! E' sulla bocca di tutti. E poi,
se bisogna mettergli vicino un esempio, non vede che il fratello/
si adopera per la roba, che vive in campagna parsimonioso e frugale? Non fratrem videt –rei dare operam, ruri esse parcum ac sobrium?
 
Demea e Catone il Vecchio (234-149) 
Sono i valori che Catone il Vecchio insegnava al figlio
e avrebbe voluto imporre ai romani.
 Un elogiatore dell’agricoltura è Catone il Vecchio: l’usuraio è spregevole più del ladro, il mercante cerca di procurarsi un patrimonio esponendosi a rischi e pericoli, “at ex agricolis et viri fortissimi et milites strenuissimi gignuntur; maximeque pius quaestus stabilissimusque consequitur, minimeque invidiosus; minimeque male cogitantes sunt qui in eo studio occupati sunt ” (De agri cultura, praefatio, I), mentre dagli agricoltori nascono uomini fortissimi e soldati valorosissimi, e se ne trae un guadagno assolutamente santo e non suscita invidia; e non concepiscono per niente cattivi pensieri quelli impegnati in questa occupazione.  
Cicerone nel Cato Maior, de senectute attribuisce al personaggio eponimo del dialogo un caldo elogio non solo della vecchiaia ma anche dell’agricoltura, non senza ricordare l’Economico di Senofonte (XVII). In estrema sintesi: “hominum generi universo cultura agrorum est salutaris ” (XVI), l’agricoltura è la salvezza di tutto il genere umano.
 Oggi (2021) più che mai. 
 
Nei Libri ad Marcum filium di Catone il vecchioc'è un passo celeberrimo che accusa il popolo nemico dei Greci e in particolare, tra loro, la genìa malefica dei medici congiurati contro i Romani.
Leggiamone alcune parole:"Dicam de istis Graecis suo loco, Marce fili, quid Athenis exquisitum habeam, et quod bonum sit illorum litteras inspicere, non perdiscere. Vincam nequissimum et indocile esse genus illorum. Et hoc puta vatem dixisse, quandoque, ista gens suas litteras dabit, omnia corrumpet, tum etiam magis, si medicos suos huc mittet. Iurarunt inter se barbaros necare omnis medicina, sed hoc ipsum mercede faciunt, ut fides iis sit et facile disperdant. Nos quoque dictitant barbaros et spurcius nos quam alios Opicon appellatione foedant. Interdixi tibi de medicis" (fr. 1 Jordan), dirò di questi Greci a suo tempo, figlio Marco, che cosa io abbia scoperto ad Atene, e come sia bene prendere in considerazione le loro lettere, non impararle a fondo. Ti dimostrerò che la loro è una razza scadentissima e riottosa. E credi che questo l'ho detto da profeta: quando avverrà che questa razza ci darà la sua cultura, corromperà tutto, particolarmente quando e se  manderà qui i suoi medici. Hanno stipulato un giuramento tra loro di ammazzare tutti i barbari con la medicina, ma questo stesso misfatto lo compiranno a pagamento, per acquistare credibilità e annientarci facilmente. Anche noi chiamano sempre barbari e ci infamano più lerciamente che gli altri col nome di Opici[1]. Ti proibisco di chiamare i medici.
 
Torniamo a Demea che parla al fratello
Non gli assomiglia per niente (Ctesifone quello educato da lui). Questi rimproveri, Micione,
mentre li faccio a lui, li faccio a te: sei tu a permettere che quello si guasti tu illum corrumpi sinis. (Adelphoe 96-97)
 
Micione
Non c'è  mai niente di più ingiusto di un uomo senza esperienza
che considera tutto sbagliato tranne quello che ha fatto lui. 99
“Homine imperito numquam quicquam iniustìust,
qui nisi quod ipse fecit nihil rectum putat “
sono versi chiave
E’ il difetto del provincialismo di chi non ha visto né provato nella vita niente che non fossero i luoghi comuni ripetuti dalla gente “zotica e vile” del natio borgo selvaggio.
 
“Per provinciale intendo più di quanto trovo nelle definizioni dei vocabolari…Intendo una stortura dei valori (escluderne alcuni esagerandone altri), derivante non dall’aver poco viaggiato per il mondo, ma dall’applicare all’intera esperienza umana criteri normativi acquistati in un’area limitata; il che porta a scambiare il contingente con l’essenziale, l’effimero con il durevole”   Che cos’è un classico in  T. S. Eliot Opere p. 975.
Se tra il 1966 e il 1980 non avessi passato tanti mesi nell’università estiva largamente internazionale di Debrecen sarei un’altra persona e certamente non migliore
 
Demea
Dove vuole arrivare questo che dici?
 
Micione.
Dico che sei tu, Demea a dare giudizi troppo pesanti su queste scappatelle. 100
Non è uno scandalo, credimi, che un giovanotto
vada a puttane o che beva non est flagitium, mihi crede, adulescentulum-scortari neque potare : non lo è neppure sfondare
una porta neque fores effringere. Se tu ed io non l'abbiamo fatto,
è perché l'indigenza non ce ne lasciò la possibilità. Tu ora ti
 vanti di ciò che allora facesti per mancanza di mezzi?
Id laudi ducis, quod tum fecisti inopiā? 105
Non è giusto; infatti se ci fosse di che farlo,
lo faremmo ancora. E tu quel tuo figlio, se fossi un uomo,
lo lasceresti fare ora finché si addice all'età
piuttosto che, dopo averti gettato nella fossa in seguito a tanta attesa,
lo facesse comunque più tardi, in età meno adatta.110
 
C’è da notare chi i principali “valori”  di questa gioventù sono le frequentazioni di bordelli e bettole. Finché non si innamorano e si sposano. Sempre senza passione. Per lo più fanno sesso da ubriachi come negli Epitrepontes di Menandro.
Già la commedia nuova greca presenta tale umanità decaduta, questo tramonto dell’Occidente. Le città sottoposte ai tiranno non hanno più cittadini politici ma servi che si occupano solo del loro “particolare” e non si curano del bene comune.
 
Demea.
Per Giove, tu che sei umano mi spingi alla pazzia!
Non è uno scandalo che un giovanotto si comporti così?
Non est flagitium facere haec adulescentulum?
 
Dipende dalle culture, dai costumi e questi due, pur essendo fratelli hanno avuto vite diverse e hanno assunto costumi differenti.
 
Cfr. il relativismo culturale di Erodoto (gli indiani Callati che mangiano i genitori morti, i Trausi che compiangono i nati e festeggiano le morti, Cambise che era pazzo a profanare i templi di  religioni straniere
 
 
Micione.
Ah
ascolta, perché tu non mi scocci tutti i momenti su questa faccenda:
tuo figlio lo hai dato in adozione a me;
egli è diventato mio: se commette qualche errore, Demea,
lo commette contro di me; io ne assumo la massima responsabilità.
Dà cene, beve oltre misura, odora di profumi: a spese mie;
va a donne: sarò io a pagare finché mi andrà;
quando non mi garberà più, probabilmente lo chiuderanno fuori.
Ha rotto una porta: la rimetteranno a posto; ha squarciato
una veste: l'accomoderanno; e-grazie agli dèi-
ho i mezzi per farlo, e ancora non mi secca.
In conclusione o la smetti o mettici l'arbitro che vuoi:
ti dimostrerò che sei tu ad avere più torto in questa faccenda.124
 
Lo zio adottivo dunque rivendica la propria autonomia educativa. Lo facevo da insegnante già alle scuole medie con il preside il quale sosteneva che l’educazione dei ragazzini spetta solo alla famiglia e in pratica mi ingiungeva di non educare. Non avevo dubbi e gli disobbedivo, già a 25 anni.
 
Demea
Ehi attento,
impara ad essere padre da altri che lo sanno fare sul serio.125
 
Micione
Per natura il padre sei tu, per educazione io.
Natura tu illi pater es, consiliis, ego 126.
 
Tanti di noi sono stati educati da ziii, zie, fratelli o sorelle più grandi, amici,  amanti, professori non meno che dai genitori.
 
Demea
Tu lo educhi in qualche modo?
 
Micione
Ah, se continui me ne vado.
 
Demea
Così fai davvero?
 
Micione
Davvero devo sentire tante volte la stessa storia?
 
Demea
Mi sta a cuore curae est mihi.
 
Micione.
Anche a me sta a cuore. Però, Demea,
prendiamoci cura tutti e due della parte che ci spetta: tu uno,
e io anche uno; infatti che ti prenda cura di entrambi è più o meno
chiedere indietro quello che hai dato.132 reposcere illum est quem dedisti
 
Demea
Ah, Micione!
 
Micione
A me sembra così.
 
Demea.
Che cosa dire a questo punto? Se a te questo va bene,
spenda, spanda, sparisca profundat, perdat, pereat; non mi riguarda nihil ad me attinet.
 
L’allitterazione in –p- fa pensare al nostro puh che riproduce il rumore di uno sputo.
 
D'ora in avanti se solo una parola...
 
Micione.
Di nuovo, Demea, te la prendi?
 
Demea.
Tu non ci credi? Reclamo chi ti ho affidato?
Mi dispiace; non sono un estraneo; se faccio obiezioni...ecco smetto- Em, desino.
Vuoi che abbia cura di uno solo: ne ho cura; e devo ringraziare gli dèi,
siccome è così come lo voglio. Questo tuo se ne accorgerà da solo
più avanti...Non voglio parlare troppo duramente contro di lui. Nolo in illum gravius dicere140
 Demea si allontana
 
Micione.
Quel che dice lui non è del tutto falso né del tutto vero: comunque
a me la storia procura un certo dispiacere; ma non ho voluto
fargli vedere che ci sono rimasto male. Infatti così è l'uomo:
quando cerco di calmarlo, gli do torto con insistenza e lo smonto advorsor sedulo et deterreo;
tuttavia a stento sopporta senza imbestialirsi; però se alimentassi
o anche solo assecondassi l'esplosione dell'ira,
certamente diventerei pazzo con lui. Anche se è vero che Eschino
mi fa un qualche torto in questa faccenda.
Di quale puttana non è stato amante costui? O a quale non ha fatto
regali? Finalmente poco fa ( e io credo che ormai
gli fossero venute a noia tutte) disse di voler prendere moglie.
 
In questo Eschino non prende esempio dallo zio incallito nello scapolaggio ma dal padre.
 
Speravo che ormai gli fosse sbollita la gioventù:
Sperabam iam defervisse adulescentiam 152
me ne rallegravo. Ecco invece daccapo! Però questa volta, di qualunque cosa si tratti,/
voglio sapere e pescarlo quello, se è nel foro. 154
 
L’infinito passato defervisse da defervesco “smetto di bollire”, istituisce il frequentissimo nesso tra il fuoco e l’amore, soprattutto quello non matrimoniale.

 
Bologna 27 dicembre  2021 ore 10, 09
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[1] Sono gli Osci del Sannio e della Campania, genti considerate particolarmente barbare.

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