Bromia e Anfitrione.
Immaginazione e verità effettuale. Allora e anche oggi.
L’ancella Bromia entra senza accorgersi della presenza di Anfitrione
Si lamenta con toni tragici: “Me miseram! Quid agam nescio” (1056), povera me!, non so cosa fare; poi: “ita tanta mira in aedibus sunt factae. Vae miserae mihi!” tante sono le stranezze avvenute in questa casa. Ahimé infelice!
Veramente è debolezza precipua dei servitori lasciarsi sconvolgere dalle stranezze.
Cicerone nelle Tusculanae afferma che gli eventi sono dolorosi solo per chi non ci ha pensato prima. Fa l’esempio di Anassagora il quale avuta la notizia della morte del figlio disse: “Sciebam me genuisse mortalem” (III, 14, 30), sapevo di averlo generato mortale. “Quae vox declarat iis esse haec acerba quibus non fuerint cogitata” questa frase dimostra che tali eventi sono amari per quelli dai quali non sono stati pensati prima
Quindi: “Et nimirum haec est illa praestans et divina sapientia , et perceptas penitus et pertractatas res humanas habere, nihil admirari, cum acciderit, nihil, ante quam evenerit, non evenire posse arbitrari”, e senza dubbio questa è quella famosa sapienza superiore e divina, avre intimamente imparato e approfondito gli eventi umani, di nulla meravigliarsi quando sia accaduto, e di nulla pensare prima che sia avvenuto che non possa avvenire.
C’è una cosa peggiore però che non pensare prima agli eventi e non prevederli, ossia pensarci e prevederli del tutto sbagliati, ossia a rovescio.
Alludo ai sapientoni interpellati sul virus del tipo di Matteo Bassetti.
Cito da “la Repubblica” di oggi 24 dicembre 2021 (pagina 8): “a maggio la dichiarazione di Bassetti: “A settembre-ottobre la partita sarà finita” . Profezie in libertà rimaste troppo spesso senza riscontro”.
Poco sopra la brava cronista Giovanna Vitale ne aveva ricordate altre.
Bromia dunque racconta lo sconvolgimento sopraggiunto proprio mentre la padrona partoriva, un momento già in sé non facile.
Prima rumori di tempesta: strepitus, crepitus, sonitus, tronitus, (1062), uno strepito, un fragore, un rumore, un tuono, finché una voce a tutto volume grida: non temere, Alcmena, c’è qui un soccorso: il signore del cielo arriva benigno a te e ai tuoi, “maxuma vox exclamat: “Alcmena, adest auxilium, ne time; et tibi et tuis propitius caeli cultor advenit” (1065)
Quindi la voce celeste ordina di rialzarsi agli stramazzati a terra per la paura. L’ancella dunque si alza : “ardere censui aedis, ita tum fulgebat” (1067) pensai che il palazzo bruciasse tanto allora riluceva.
Alcmena la chiama e Bromia vede che ha partorito due gemelli: “atque illam geminos filios pueros peperisse conspicor” (1070). Nessuno di noi l’ha vista partorie. Un parto dunque avvolto dal mistero.
Quindi bromia scorge Anfitrione svenuto ma prima di riconoscere il padrone le pare che sia vecchio già morto.
Una volta ravvisatolo, lo sveglia chiamandolo e scuotendolo.
Anfitrione apre bocca ma la sua prima parola non smentisce la morte
Perii (1076).
Ogni cosa ha una apparenza diversa dalla sostanza.
Bologna 24 dicembre 2024 ore 19, 07
giovanni ghiselli
Sempre1194618
Oggi96
Ieri184
Questo mese7423
Il mese scorso9836
Il tasso di positività è sopra il 5%.
Oggi mi sono vaccinato per la terza volta
Questa sera correrò comunque per non demeritare.
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