venerdì 31 dicembre 2021

Terenzio, "Adelphoe". 16

Hegel e Marx
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IV, 2 (540-590). Prima parte
 

Demea Ctesipho Syrus. Domande e risposte.
Demea non ha trovato il fratello né il nipote e dice di essere infēlix
Ctesifone teme di essere scoperto e da dietro all’uscio si raccomanda a Syro che lo rassicura: “tu animo bono es”.
 
Questi servi sono più intelligenti dei padroni e li manovrano come vogliono. Anticipano la dialettica di servo e signore di Hegel ripresa da Marx. Si prepara un rovesciamento tra le classi. I servi di allora sono i padroni di adesso ma non anno cambiato il carattee: basta fare caso a quante menzogne diffondono i media, magari un contraddizione tra loro per creare confusione.
 
Demea procede continuando a parlare tra sé e a commiserarsi. La confusione creata dai figli e dai servi gli ha tolto l’orientamento.
 
Come a noi le notizie sul virus: ci dicono che non riguarda i vaccinati ma ieri, 30 dicembre 2021, ci sono stati 126888 contagiati (11% dei controllati una percentuale enorme), e 156 morti, non pochi.
 
Il vecchio crede di essere conscio dell’accaduto  più di tutti gli altri e di essere perciò quello che ne soffre di più.
Dicendo questo si rende ridicolo agli occhi del pubblico (cfr. l’ironia sofoclea). Un ridicolo dichiarato da Syro: “Rideo hunc: primum ait se scire; is solus nescit omnia” (548).
 
Ridicoli sono ora quelli che affermano di sapere tutto sul Covid che è un flagello misterioso per tutti (quorum ego, trivaccinato eppure non assicurato)
 
Syro continua a rassicurare Ctesifone preoccupato: “ego cavebo” (551)
Il giovane decide di rinchiudersi con Bacchide in qualche ripostiglio: id tutissimumst, è la cosa più sicura.
 
Come ora vaccinarsi, usare la maschera a punta da carnevale veneziano, lavarsi le mani. Ma non illudetevi: non è sicuro del tutto.
Io aggiungo bicicletta e corsa: ritengo che mi rendano un po’ meno insicura la salute e la sopravvivenza.
 
Syro conferma che caccerà di lì Demea.
Arriva il vecchio e dà subito dello sceleratus a Syro.
Il servo finge di non averlo visto né sentito e lamenta la propria vita grama: “quae haec est miseria!” -555 sotto tanti padroni che non è facile conoscerli, nemmeno contarli- scire equidem volo quot mihi sint domini.
 
Pensate alle tante “crazìe” denunciate adesso anche da chi obbedisce: “telecrazìa” per esempio o “mercatocrazìa” et cetera.
Si dimentica che la cosa che conta è non essere impotens sui.
 
Demea lo interpella chiamandolo ironicamente bone vir -556- galantuomo. Poi domanda del proprio fratello: “Est frater domi?”
Syro si risente un poco del bone vir, lui che non fa nulla di male, poi si lamenta con il formulare perii, sono perduto.
Così incuriosisce Demea che gli domanda: “quid narras?”.
 
Provocare delle domande suscitando l’attenzione e l’interesse è una tattica che funziona anche nel corteggiamento
Faccio un esempio: una volta a una bella ancora ritrosetta domandai: “che cosa è l’amore per te?”
Rispose che credeva nell’amore umanistico confermandomi che era una donna di valore oltre che formosa. Ma se non avesse contraccambiato la domanda avrei dovuto rinunciare a lei.
Invece mi domandò: “e per te che cosa è’”
“Ottimo segno”, pensai, e risposi tosto citando Cesare Pavese: “Se il chiavare non fosse la cosa più importante della vita, la Genesi non comincerebbe di lì”[1] . Tutto questo in inglese. La donna, Helena, una finnica disse che dovevo essre un ragazzo intelligente. Le confessai subito che avevo tradotto un autore italiano del Novecento. Replicò che la scelta era comunque segno di intelligenza. Lo era, soprattutto per un giovane di 26 anni e 8 mesi. Del resto che la finlandese coetanea l’avesse riconosciuta e apprezzata significava anche l’intelligenza di lei.
Una cretina si sarebbe sdegnata: “come ti permetti di mancarmi così di rispetto? Oggi un’ignorante griderebbe alla molestia sessuale.
Ora le cosa più importanti della vita per molti giovani e non giovani sono il cellulare, i cenoni, i consumi in genere.
 
Torniamo a Syro che risponde a Demea: “Rogitas? Ctesipho me pugnis miserum et istam psaltriam usque occīdit” (558), me lo domandi? Ctesifone a furia di pugni ha pestato me e la suonatrice, fino quasi ad ammazzarci.
Il servo mostra a Demea perfino un labbro spaccato. Probabilmente l’aveva rimediato i  qualche rissa.
Il vecchio vuole conoscere meglio l’intera situazione e Syro che non è giovane neppure lui dice che il ragazzo l’ha picchiato credendo che la suonatrice fosse stata comprata per suo suggerimento, quindi deplora che Ctesifone, il quale da bambino veniva tenuto in braccio da lui, ora l’abbia picchato senza pietà e senza vergognarsi: “non puduisse verberare hominem senem!” (562)
 
Bologna 31 dicembre 2021 ore 11, 33
giovanni ghiselli
Oggi c’è il sole, primo fra tutti gli dèi.
Ancora un po’ di lavoro poi andrò in bici in salita poi mangerò insalata e tonno seduto al sole per acquista forza, salute,  calore, colore e diventare egregio
Buon anno ai lettori
gianni
  
 
 


[1] Il mestiere di vivere,  25 dicembre,  1937

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