giovedì 16 dicembre 2021

Il teatro e la peste.

 

C'è  una letteratura contro il teatro. E non solo.

 

Agostino nelle Confessiones [1] definisce miserabilis insania la passione per il teatro, una follia da lui stesso provata quando lo trascinavano gli spettacoli teatrali "plena imaginibus miseriarum mearum et fomitibus ignis mei" (III, 2), piene di immagini delle mie miserie e di esche del mio fuoco.

Nel De civitate Dei [2] il santo di Ippona sostiene che l'introduzione dei ludi scenici a Roma[3] per placare la pestilenza dei corpi importò dall'Etruria la pestilenza nei costumi. Infatti il pontefice per sedare la pestilenza delle anime proibiva addirittura la costruzione del teatro (I, 32).

 

Vediamo come lo racconta Tito Livio

Negli anni 364 e 363 pestilentia fuit.

Allora si celebrò un lectisternium per implorare la pace con gli dei- pacis deum exposcendae. Ma la violenza del male –vis morbi- non diminuiva, sicché caduti gli animi in preda alla superstizione , tra gli altri mezzi per placare l’ira degli dèi si istituirono ludi quoque scenici.

 Fu una novità per quel popolo bellicoso che sino ad allora aveva avuto solo gli spettacoli del circo.

"Sine carmine ullo, sine imitandorum carminum actu, ludiones ex Etruria accīti, ad tibicĭnis modos saltantes , haud idecōros motus, more Tusco, dabant senza canto alcuno, senza gesti  mimetici del canto, dei ballerini fatti venire dall’Etruria danzando ai ritmi del flauto, eseguivano movimenti non volgari alla moda etrusca.

Poi i giovani  cominciarono a imitarli scambiandosi motteggi in rozzi versi, e i movimenti erano accordati con la voce :" Imitari deinde eos iuventus simul inconditis inter se iocularia fundentes versibus compere; nec absoni a voce motus erant " (VII, 2, 1-6) .

Histriones  vennero chiamati gli artisti quia ister Tusco verbo , ludio vocabatur, poiché con parola etrusca il ballerino era chiamato ister. Questo spettacolo poi si accrebbe e perfezionò nelle saturae ricche di melodie e con un canto regolato sul suono del flauto e movimenti armonizzati. Gli attori allora non si scambiavano battute rozzamente improvvisate e grossolane come nei Fescennini

Alquanti anni dopo (nel 240)  Livio Andronico osò elaborare un dramma, e prese le mosse dalle sature. Il grammatico Diomede (IV d. C.) dice che "Satura " deriva da "satura lanx ", piatto colmo di primizie offerte agli dei. L'etimo spiega il carattere composito di questa rappresentazione costituita da dialogo, canto, danza e accompagnamento musicale.

Tito Livio menziona anche le Atellane, un genere di rappresentazione venuta dagli Osci, che la gioventù custodì gelosamente senza lasciarlo profanare dagli istrioni:"quod genus ludorum ab Oscis acceptum tenuit iuventus nec ab histrionibus pollui passa est " VII, 2, 12) ; perciò  gli attori delle Atellane compiono il servizio militare come se fossero estranei all'arte drammatica. Tito Livio conclude dicendo di essere risalito all’origine delle rappresentazioni teatrali perché si vedesse  da quanto sano sobrio si è giunti ad eccessi, una insania,  appena ammissibili in fastosi regni, ut appareret quam ab sano inizio res in hanc vix opulentis regnis tolerabilem insaniam venerit  (VII, 2, 13)

 

 

 

Tertulliano nel De spectaculis (del 200 ca d. C.) predica contro teatri e circhi in quanto tutta la messinscena degli spettacoli trae la sua essenza ex idolatria (IV, 3) . Già nel precedente Apologeticum  (197 d. C.) l’apologeta cristiano afferma che i sensi puri dei  suoi confratelli non hanno nulla in comune con la follia del circo né con l'impudicizia del teatro (cum impudicitia theatri ) né con la crudeltà dell'arena (cum atrocitate arenae) né con la vanità del portico (38). 

 

Del resto già Platone aveva biasimato gli spettacoli troppo frequenti e la conseguente cattiva  teatrocrazia madre della licenza (Leggi 701a).

 

In Madame Bovary  di Flaubert il curato di Yonville sembra condividere l'opinione di Ovidio (cfr. Ars amatoria, I, 99- 100[4]) sul lenocinio dei teatri, i quali , però dal prete vengono sconsigliati, dato il punto di vista critico, autorizzato da "tutti i Santi Padri :"So anch'io" obiettò il curato, "che esistono buone opere, buoni autori, tuttavia, non fosse altro, tante persone di sesso diverso riunite in un locale seducente, ornato di pompe mondane, e poi tutti quei travestimenti pagani, tutto quel belletto, tutti quei candelabri, tutte quelle voci effemminate, tutto insomma deve ingenerare alla fin fine un certo libertinaggio dello spirito e suggerirti pensieri disdicevoli, tentazioni impure. Almeno questa è l'opinione di tutti i Santi Padri. Infine…se la chiesa ha condannato gli spettacoli, significa che aveva la sua ragione di farlo: occorre sottometterci ai suoi decreti" (capitolo XIV).  

 

 

 

 

Nella propria autobiografia Vittorio Alfieri racconta che cercò ingraziarsi Pio VI, papa Braschi, offrendogli di dedicargli il Saul. Il papa rifiutò l’omaggio e  “ se ne scusò, dicendo che egli non poteva accettar dedica di cose teatrali quali ch’elle si fossero; né io altra cosa replicai su ciò” (Vita, IV, 10).

 

 

Questa linea platonico-cristiana di avversione per gli spettacoli teatrali si riscontra fra i puritani del Seicento: il Lord Protector Cromwell (1599-1658) fece chiudere i teatri durante la sua tirannide in Inghilterra. Per quanto riguarda la presenza di tale ostilità nel Nuovo Mondo, sentiamo La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne[5], pubblicata nel 1850 ma ambientata nella Boston puritana del XVII secolo:"inutilmente si sarebbe immaginato di vedere quel popolo abbandonarsi ai divertimenti popolari che erano in uso in Inghilterra sotto la regina Elisabetta o sotto re Giacomo. Niente spettacoli teatrali, né musiche di sonatori ambulanti, né canzoni di menestrelli, né trucchi di giocolieri, né lazzi di saltimbanchi. Il fondo del carattere di questa gente-s'è detto-era triste, e tutti questi professionisti dell'allegria sarebbero stati scacciati non soltanto dalla legge, ma dal sentimento popolare che conta assai più della legge"[6]. La protagonista del romanzo è una donna bella e fine, marchiata e messa al bando da questa gente tetra.

 

Quest’estate al festival rossiniano di Pesaro era occupabile solo un terzo dei posti. Invece nella navetta del ritorno non era previsto né  ordinato alcun distanziamento: l’autobus  era gremito di persone ravvicinate.

Ancora oggi si penalizza il teatro.

E meno male che ieri sera hanno dato Le nozze di figaro in televisione

Ho prenotato  la terza dose: per il 26 dicembre. Mi ci sottopongo perché non credo che mi faccia male e non voglio rinunciare al cinema né al teatro.

Del resto non mi pare che i vaccini immunizzino granché dato che i contagi aumentano. Quindi continuo a mettermi la mascherina e a non accostarmi a nessuno, quasi nessuno. Abbiamo visto  che un ottimo antidoto a questa peste è il caldo e personalmente credo che  buoni anti veleni siano la bicicletta di giorno e la corsa di sera. Tutti i giorni

 

 

Bologna 16 dicembre 2021 ore 18, 14

giovanni ghiselli

p.s

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[1] In 13 libri composti fra il 397 e il 401  d. C.

[2] In 22 libri composti fra il 413 e il 426 d. C.

[3] Avvenuta nel 364 d. C. secondo il racconto di Tito Livio (VII, 2-3)

[4] Spectatum veniunt, veniunt spectetur ut ipsae

Ille locus casti damna pudoris habet”,  (le donne) vengono per guardare, vengono per essere guardate, quell luogo contiene perdite del pudore.

[5] 1804-1864.

[6] N. Hawthorne, La lettera scarlatta, p. 180.

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