NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 12 dicembre 2021

Plauto Aulularia. Atto quarto scena quinta.


Strobilo solo

Lo schiavo dice a se stesso, e ovviamente al pubblico, che preferirebbe morire di mala morte-

Emortuum ego me mavĕlim  leto malo-

piuttosto che non tendere insidie a quel vecchio.

Inoltre congettura che Euclione porterà l’oro da un’altra parte.

 

Ottimo a congetturare a[risto" eijkasthv",  secondo Tucidide  fu Temistocle che era  politicamente intelligente

 (xunetov", Storia della guerra del Peloponneso,  I, 138, 2- 3)

Questa capacità viene applicata dai grandi politici ai fatti della storia, daglli schiavi alle fregature in vista del lucro.

I piccoli politici di oggi sono molto simili ai servi di Plauto.

 

Quindi Strobilo sente l’uscio che scricchiola: “senex eccum aurum efert foras” (665), il vecchio esce portando fuori l’oro.

Il servo si nasconde per spiare l’avaro.

 

Atto quarto scena sesta

Euclione ha perso fiducia nella affidabilità della Fides che, dice, per un pelo non mi ha verniciato la faccia- ea sublēvit os mihi paenissume – 668-.  

 

Di solito questa espressione viene tradotta con “per un pelo non mi ha preso per il naso” ma io preferisco rispettare la scelta dell’autore che trovo più efficace. Cercare di ridurre gli auctores ai nostri comuni modi di dire secondo me significa sbiadirli, banalizzarli.

  Faccio un esempio più evidente di questo.

Anni fa  -2018-nel teatro greco di Siracusa rappresentavano l’Edipo a Colono . L’efficace espressione che Sofocle attribuisce a Edipo cieco  fwnh'/ ga;r oJrw'    (v. 16) era stata tradotta “io vedo ciò che sento”.

Una riduzione a banalità linguistica che perde l’efficacia delle parole greche. Io le traduco: alla voce infatti vedo.

 

Quindi Euclione manifesta gratitudine al corvo che l’ha messo in guardia. Una riconoscenza del resto che non deve costare nulla: “illum corvum ad me veniat velim- qui indicium fecit, ut ego illic aliquid boni- dicam: nam quod edit tam duim quam perdŭim” (670-672) vorrei che venisse da me il corvo che ha fatto la denuncia per dirgli qualche parola buona: infatti quello che mangia tanto lo do quanto lo perdo.

 

Ora l’avaro pazzo vuole trovare un luogo non frequentato-solum locum (673)- dove nascondere l’amata pentola. Pensa al bosco di Silvano- Silvani lucus- fuori le mura e fuori via, fuori mano- extra murumst avius-674, ottenebrato da fitti salici.

Affiderò la pentola a Silvano piuttosto che alla Fides.

 

 Come tutte le persone poco schiette e poco chiare Euclione cerca i nascondigli e la tenebra. Quindi si allontana.

 

Ma Strobilo che lo ha sentito esulta: “euge, euge, di me salvom et servatum volunt” 677, bene, bene, gli dei mi vogliono sano e salvo.

Quindi si propone di precedere il vecchio correndo, poi salire su un albero e spiarlo per vedere dove nasconderà l’oro.

 

 Questo spiare è una delle attività tipiche del servus. Adesso siamo continuamente osservati e “sorvegliati” dalle telecamere. Fra poco ce le metteranno anche nelle camere da letto e nei cessi.

 

Strobilo naturalmente associa la sua attività spionistica al lucro che spera gliene derivi-cum lucro- 681.

 Il lucrum c’era sempre nella mente dei servi e ora è nella mente di quasi tutti.

Bologna 11 dicembre 2021 ore 19, 33

giovanni ghiselli

p. s.

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