NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 10 dicembre 2021

Plauto Aulularia. Atto quarto scena prima. Il catechismo dell’eterno schiavo.

 

Entra in scena Strobilo servo di Liconide che è innamorato della figlia di Euclione già incinta di lui.

Questo servus recita il catechismo dello schiavo.

A tale tipo di catechismo siamo abituati da quando il virus ci tiene in casa la sera dove non poche volte ascoltiamo le menzogne dei servi nelle trasmissioni televisive.

 

Riassumendo: il servo sostiene il peso padrone che gli riempie tutti i giorni la greppia.

 

Strobilo dunque dice subito quale è il suo compito: eseguire senza indugio e di buona voglia l’imperium erile (588) il comando del padrone. Al servus che vuole servire ero ex sententia (588)  servire il padrone secondo quanto lui decreta,  si addice impegnarsi in fretta per il suo erus e aspettare con pazienza quello che vorrebbe  per sé.

Dormicchi pure se ha sonno, ma continui a pensare che è uno schiavo.

Sin dormītet, ita  dormītet, servum sese ut cogitet -591

 

Aggiungo un poco di critica letteraria sul dormicchiare degli artisti

 

Ricordate che il dormitare viene attribuito anche a Omero da Orazio che si sdegna, ma trova delle scuse per questo appisolarsi qualche volta dato che l’ opera del poeta epico è lunga:

indignor quandōque bonus dormītat Homerus

verum operi longo fas est obrepere somnum.

Ut pictura poēsis” (Ars poetica, 359-361), mi sdegno alloché sonnecchia il bravo Omero ma è lecito che il sonno si accosti di soppiatto a un’opera lunga. La poesia è come la pittura.

 

Il dormicchiare viene perdonato a Sofocle e a Pindaro dall’Anonimo autore del trattato Sul sublime. 

Ci sono autori privi di errori e di cadute- ajdiavptwtoi-, dalla scrittura elegante e raffinata mentre Pindaro e Sofocle per così dire bruciano tutto trasportati dall’ispirazione, tuttavia spesso si spengono senza ragione e cadono in maniera del tutto infelice

de; Pivndaro" kai; oJ Sofoklh'" oJte; me; oi|on pavnta ejpiflevgousi th'/ fora'/, sbevnnuntai d j ajlovgw" pollavki" kai; pivptousin ajtucevstata."

L'Anonimo però premette che  non è possibile preferire gli irreprensibili Bacchilide a Pindaro né Ione di Chio a Sofocle, poi conclude il capitolo dicendo che nessuno con un poco di senno scambierebbe il solo Edipo re con tutti i drammi di Ione di Chio appunto.

Il servus dunque ha qualche cosa in comune con l’artista. La parte negativa a dire il vero. Si può pensare al servilismo dei poeti protetti Virgilio e di Orazio, nei confronti del loro protettore.

Il servo Pseudolo invero indica un lato positivo comune tra poeti e schiavi: la capacità inventiva: il poeta trova e raffigura l’utopia, lo schiav inventivoo scopre il denaro che altri  non  trovano da nessuna parte

: “Sed quasi poeta, tabulas cum cepit sibi,/quaerit quod nusquams gentium, reperit tamen,/facit illud veri simile quod mendacium est,/nunc ego poeta fiam: viginti minas, /quae nusquam nunc sunt gentium, inveniam tamen” (Pseudolus, I, 4, vv. 401-405)

 

Cfr.  anche Shakespeare: : l’occhio del poeta roteando in sublime frenesia si sposta rapido dal cielo alla terra e dalla terra al cielo, e mentre la mente immagina figure di cose sconosciute, la penna de poeta le traduce in forma (turns them to shape)   e all’aereo nulla dona suo luogo e nome ( and gives to airy-aer-ajhvr- nothing a local habitation and name, A Midsummer Night's Dream, V, )

Sono parole di Teseo, duca di Atene.

 

Ma torniamo a Strobilo il  quale ritiene  che sia compito del servo quello di trarre in salvo il padrone vinto dall’amore- Si erum videt superare amorem, hoc servi esse officium reor,-retinere ad salutem, non enim quo incumbat eo impellere” 592-593,  se vede che l’amore prevale sul padone, credo che il dovere del servo sia questo: recuperarlo alla salvezza, non spingerlo là dove possa gettarsi. Come ai fanciulli che imparano a nuotare pueri qui nare discunt si mette un salvagente di giunco- scirpĕa induitur ratis- 595 perché si affannino meno- qui laborent minus e nuotino e muovano le mani, eodem modo servum ratem esse amanti ero aequum censo (597), nel medesimo modo penso che  sia giusto che il servo sia per padrone la zattera che gli impedisca di andare a fondo come uno scandaglio.

Di più: il servo deve imparare a capire i desideri e gli ordini del padrone solo guardandolo in faccia: “erile imperium ediscat, ut quod frons velit oculi sciant” (599). Quindi deve eseguire la volontà padronale più velocemente delle quadrighe veloci- “quod iubeat, citis quadrigis citius properet persequi” 600.

Lo schiavo che sa fare questo si asterrà dalla penalità del nervo di bue: “Qui ea curabit, abstinebit censione bubula” 601.

 

La costruzione “astenersi da” che ho usato in italiano traducendo questo verso 601 si trova nel carme Dei Sepolcri di Foscolo: “E chi la scure-asterrà pio dalle devote frondi- men si dorrà di consanguinei lutti- e santamente toccherà l’altare” (275-278)

 

 Strobilo conclude il suoi racconto dicendo che Liconide il quale amat filiam huius Euclionis pauperis (603) ha saputo del progettato matrimonio della ragazza e lo ha mandato speculatum ut quae fierent fieret particeps (605) in esplorazione per divenire partecipe del divenire degli eventi.

Sicché egli si metterà seduto sull’altare della piazza dove affacciano le dimore di Euclione e Megadoro per spiare quello che si fa nelle due case.

 

Bologna 10 dicembre 2021 ore 17, 28

giovanni ghiselli

p. s.

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