giovedì 30 dicembre 2021

Terenzio, "Adelphoe". 13

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III, 4 (447-510) seconda parte. La perdita della passione


Egione ricorda a Demea il comune amico defunto Simulo ed entra subito in medias res per quanto riguarda il misfatto di Eschino: “Filiam eius viginem vitiavit”- 466- ha sedotto sua figlia vergine. Demea manifesta indignazione con l’interiezione Hem!
Egione prosegue: c’è di peggio: “mane: nondum audisti , Demea - quod est gravissimum" (467-468)
In fondo la sedizione può essere un fatto umano indotto dalle circostanze: “persuasit nox, amor, vinum, adulescentia-: humanumst” (470-471).
 
Notate che questi giovani fanno l’amore sempre da avvinazzati. Si è persa non solo la passione politica ma anche quella erotica.
“Nella commedia più delicata e più bella di Menandro, gli Epitrepontes, il cui intreccio può essere in qualche modo ricostruito, tutto si svolge in modo che infine un giovane si renda conto del misfatto che ha commesso. Ubriaco, ha usato violenza a una fanciulla che poi sposa senza sapere di averla già incontrata. Quando nasce un figlio prima del tempo, com’egli crede, si adira contro la moglie finché deve scoprire che l’unica persona meritevole della sua indignazione morale è lui stesso.
Come Admeto in Euripide, acquista coscienza della propria situazione e riconosce che le sue grosse parole non erano altro che parole. Così osserva a suo modo l’antico ammonimento delfico: conosci te stesso. Ma non è un Tantalo che nella sua hybris selvaggia ha ignorato il confine tra potere umano e divino, né un Edipo, che nelle sue oneste aspirazioni confidava nel proprio sapere, e neppure un Admeto, che non riconosceva un imperativo a lui posto: è un giovane borghese innocuo che senza un proposito, senza un’idea,  anzi senza vera coscienza, essendo ubriaco, è caduto vittima della debolezza umana. La grandezza di Menandro sta nello sviluppare caratteri umani, con le loro reazioni psicologiche, da temi così inconsistenti…i poeti più antichi erano spinti a comporre da motivi di contenuto: conservare vivo il ricordo di grandi gesta, scoprire una verità, indagare la virtù ecc…Dopo l’intermezzo democratico, con la fioritura ateniese della tragedia e della commedia, i poeti dovevano di nuovo dimostrare il loro talento alle corti dei monarchiE come Menandro essi rinunciano al pathos, ai programmi morali, all’impegno politico, e osservano con sorridente comprensione il comportamento degli uomini[1]. 
 
Parole simili possono essere attribuite ai giovani di buona famiglia rappresentati nelle commedie latine.
 
 Kierkegaard scrive:" Lasciamo che gli altri si lamentino che i tempi sono cattivi; io mi lamento che il nostro tempo è miserabile poiché è senza passioni...è per questo che la mia anima torna sempre all'Antico Testamento e a Shakespeare. Là si sente che quei che parlano sono uomini; là si odia, là si ama, si ammazza il nemico e si maledice la sua stirpe per tutte le generazioni, là si pecca"[2].
 
Poi Gerontion di T. S. Eliot
 I have lost my passion: why should I need to keep it/Since what is kept must be adulterated? (vv.61-62) ho perduto la mia passione: perché dovrei conservarla, se ciò che si conserva deve diventare adulterato?-sono parole di  Gerontion  il vecchio  che non fu alle Termopili.
 
Il ventenne Michele Ardengo del romanzo Gli indifferenti di Moravia (scritto nei primi anni della dittatura fascista) rimpiange, non senza ironia, la vita tragica figurandosela come ricca di passioni: "Come doveva essere bello il mondo... quando la vita non era come ora ridicola, ma tragica, e si moriva veramente e si uccideva e si odiava, e si amava sul serio, e si versavano vere lacrime per vere sciagure, e tutti gli uomini erano fatti di carne ed ossa e attaccati alla realtà come alberi alla terra. A poco a poco l'ironia svaniva e restava il rimpianto; egli avrebbe voluto vivere in quell'età tragica e sincera, avrebbe voluto provare quei grandi odi travolgenti, innalzarsi a quei sentimenti illimitati... ma restava nel suo tempo e nella sua vita, per terra"[3].
Ora io vedo gli indifferenti nei giovani che passano ore fissando il cellulare e pigiandone i tasti con movimenti frenetici.

 
Bologna 30 dicembre 2021 ore 12, 27.
giovanni ghiselli

p. s.
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[1] B. Snell, Poesia e società, pp. 156-157.
[2] Aut-Aut , in Kierkegaard, Opere, p. 12.
[3]  A. Moravia, Gli indifferenti , p. 211.

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