Non so come andrà a finire la corsa dei cavalli di razza e di quelli bolsi verso il Quirinale. Ne parlano spesso televisioni e giornali. A me importa poco, tanto chiunque prevalga, non cambierà niente.
Sul virus non faccio previsioni perché non ho gli strumenti.
Il conto dei contagi e dei morti però smentisce chi afferma che il Natale sarà sereno e che noi Italiani siamo i più bravi d’Europa.
So poco o niente, come di medicina, pure di economia, tuttavia capisco che l’inflazione annunciata e i rincari previsti renderanno i poveri saranno sempre più poveri e gli eterni speculatori sempre più ricchi.
Mi accora l’immiserimento di tante persone e mi addolora la morte di tanti lavoratori per lo più e per di più malpagati.
Non so chi tra Draghi, Berlusconi, Casini, Pera, Amato, la Cartabia o un altro ancora saliranno sul colle ed entreranno nel Quirinale.
So che ieri Filippo Falotico, un ragazzo di venti anni, Roberto Peretto e Marco Pozzetto, due uomini sui cinquanta anni, sono precipitati dalla gru dove erano saliti per lavorare e non sono più tornati a casa.
Della salita al colle del prossimo inquilino del Palazzo si occuperanno i media per mesi, mentre della morte sul lavoro degli operai che avviene sempre più spesso si parla solo nel giorno della disgrazia anche perché il giorno dopo si deve già annunciare un’altra disgrazia dello stesso tipo.
Intanto i signori della nazione sbandierano la crescita dell’economia e la vittoria sul virus. E i media non li smentiscono, anzi fanno da cassa di risonanza.
Ho trovato pregevole l’articolo di Stefania Aiola su “la Repubblica” di oggi 19 dicembre (pagina 40)
E’ intitolato “Sotto la gru di Torino”. Lamenta che non viene rispettato il diritto di sopravvivere al proprio lavoro.
Cito l’ultima frase: “la civiltà di una nazione si misura anche dal modo in cui tratta i suoi lavoratori”.
Aggiungo che sotto la gru di Torino siamo rimasti in tanti.
Bologna 19 dicembre 2021 ore 18, 06
giovanni ghiselli
p. s.
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