venerdì 31 dicembre 2021

Terenzio, "Adelphoe". 15

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Terenzio
Adelphoe III, 5 (vv. 511-516)

Egione parla dall’uscio della casa di Sostrata rivolto verso l’interno e invita la padrona di stare di buon animo: bono animo fac sis e di consolare la figlia.
Andrà a cercare Micione in piazza e lo spingerò a fare officium suum; anche se non darà subito retta, dovrà comunque dare una risposta in modo che possa pensarci Egione  stesso.
A volta gli amici sono migliori degli amanti cui spesso “nulla per l’oro disconviene” come abbiamo sentito ieri sera da Rigoletto.  
 
Terenzio Adelphoe Atto IV scena prima (vv. 517-539)
Ctesifone Syro
 
Il figlio di Demea chiede notizie sul padre. Il servo Syro gli dice che è andato in campagna a lavorare.
Il ragazzo spera di non incontrarlo per tre giorni.
 
I figli si disaffezionano ai padri troppo severi, oltre comportarsi in modo opposto a quello imposto. A volte si fa questo anche con le religioni troppo arcigne e contrarie alla natura come il cristianesimo di molti padri di questa chiesa.

Sentiamo Nietzsche
Il nascondiglio, il luogo oscuro è il cristiano. In esso il corpo viene disprezzato, l’igiene respinta come sensualità; la Chiesa si oppone perfino alla pulizia (la prima misura cristiana, dopo la cacciata dei Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, e la sola Cordova ne possedeva 270). Cristiano è un certo gusto per la crudeltà verso di sé e verso gli altri; l’odio per i dissenzienti; la volontà di perseguitare … Cristiano è l’odio mortale per i signori della terra, per i “nobili” … Cristiano è l’odio per lo spirito, per l’orgoglio, il coraggio, la libertà, per il libertinage dello spirito; cristiano è l’odio per i sensi, per le gioie dei sensi, per la gioia in generale … Il cristianesimo vuole dominare su belve predatrici; il suo espediente è farne dei malati, la ricetta cristiana per ammansire, per la “civilizzazione” è l’infiacchimento (…) Il prete  dissacra la natura: è solo a questa condizione che egli esiste … il prete vive dei peccati, egli ha bisogno che si “pecchi” (…) il cristianesimo, forma fino ad oggi insuperata di mortale avversione contro la realtà … Tutti i concetti della Chiesa… sono la più malvagia falsificazione di moneta che esista, intesa a svilire la natura, i valori di natura … Quando uno colloca il peso della vita non nella vita, ma nell’ “al di là” - nel nulla - ha tolto alla vita in generale il suo peso … Al cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla grecità è necessaria un’esuberanza di salute - rendere malati è la vera intenzione recondita dell’intero sistema di procedure di salvezza della Chiesa.[1]
Devo dire che questo cristianesimo non si trova nelle parole di Gesù Cristo ma negli anni passati l’ho sentito nelle parole di molti preti e presunti seguaci di Cristo.
 
Torniamo a Terenzio
Syro asseconda Ctesifone il quale vorrebbe passare la giornata tutta in laetitia (523) ma teme che il padre arrivi presto poiché il podere è vicino e, non trovandolo lì, verrà a cercarlo.
I figli cercano di eludere i genitori che vogliono controllarli: insopportabile per loro, e per molti altri conviventi, è l’autonomia minacciata.
Il giovane libertino domanda a Syro che cosa debba rispondere al padre quando lo rimprovererà dicendogli “ego hodie toto non vidi die” (527)
Il servo consiglia Ctesifone di ricorrere alla scusa di avere fatto un piacere a un cliens, amicus, hospes che potrebbe testimoniare.
 
Il cliente è in cima alla lista dei complici, come c’è da aspettarsi a Roma poi in Italia.
 
Il ragazzo dice che tale scusa non copre la notte che lui vuole passare fuori casa in piena libertà.
Syro allora replica  vantandosi di sapere ammansire come una pecora  il vecchio quando  ribolle al colmo e spumeggia “Quom fervit maxume, tam placidum quam ovem reddo”  (534)
Lo farà lodando Ctesifone, descrivendolo come un dio: “facio te apud illum deum; virtutes narro”.
Virtù mentite ovviamente
I servi possiedono una istintiva scaltrezza e una indistruttibile tendenza alla menzogna. I cretini ci cascano.
Intanto vedono arrivare Demea lupus in fabula (537)
I due cospiratori contro Demea si mettono d’accordo: Syro spinge Ctesifone a nascondersi in casa e Ctesifone gli raccomanda di dirgli di non avere mai visto suo figlio.
Il ragazzo entra ma rimane a spiare dietro l’uscio.
 
A forza di fare combutta con i servi si diventa come loro.
“Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare te”[2].
Questo aforisma mi sta molto a cuore. L’ho verificato sperimentandolo. Ho messo in gioco la mia identità frequentando fannulloni, profittatori, ignoranti  e imbecilli, “vil razza dannata”. Per fortuna li ho lasciati in tempo e mi sono ripreso la mia vera identità. Ne sono fiero e contento anche se spiace a molti. È l’amor proprio, da non confondersi con l’egoismo, e l’amore della vita che piace a poche persone. Invero solo chi ama se stesso può amare e aiutare gli altri. Questo mio impegno nello studio nasce non solo dalla filautiva, l’amor proprio, ma anche dalla volontà e dalla possibilità di trasmettere agli altri quello che imparo
 
Bologna 31 dicembre 2021 ore 9, 27
Giovanni ghiselli
p. s.
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[1] L’anticristo, 21. (Del 1888)
[2] Di là dal bene e dal male , Aforismi e interludi, 146.

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