NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 6 dicembre 2021

Quintessenze di Euripide quarta parte.


 

 

Pessimismo pedagogico nell’ Ecuba del 424;  ottimismo pedagogico nelle Supplici del 422, in prossimità della pace di Nicia.

 

Nell’Ecuba di Euripide la protagonista sente raccontare da Taltibio il sacrificio di Polissena e prova “una strana consolazione” per la nobiltà con la quale  la ragazza è morta, splendendo di bellezza, come un’opera d’arte, e parlando con il coraggio di un eroe: “Non è strano che, se la terra è cattiva,/ma ottiene buone condizioni dagli dèi, produce buona spiga,/mentre se è buona, ma non riceve quanto essa deve ottenere,/ dà cattivi frutti; tra gli uomini invece, sempre/il malvagio non è nient'altro che cattivo / mentre il buono è buono, né per una disgrazia/guasta la sua natura, ma rimane sempre onesto? (“oJ me;n ponhro;" oujde;n a[llo plh;n kakov",-oJ d  j ejsqlo;" ejsqlov", oujde; sumfora'" u{po-fuvsin dievfqeir j , ajlla; crhstov" ejst j ajeiv;”)/Dunque i genitori fanno la differenza o l'educazione?/Certamente anche essere educati bene, porta/ un insegnamento di onestà; e se uno l’ha imparato  bene,/ sa che cosa è turpe, avendolo appreso con il metro del bello. /Ma questi pensieri la mente li ha scagliati invano",( Ecuba, vv. 592-603). In questa tragedia dunque prevale il pessimismo, come nell’ode di Pindaro.

 

Pindaro  nell’ Olimpica II chiarisce il suo pessimismo pedagogico  :" sofo;" oJ polla; eijdw;" fua'/ :-maqovnte" dev, lavbroi-pagglwssiva/ kovrake" w{" a[kranta garuveton--Dio;" pro;" o[rnica qei'on ” (vv. 86-89), saggio è chi sa molto per natura, voi due[1] addottrinati invece, intemperanti, vaghi di ciance, come corvi di fronte al divino uccello di Zeus, gracchiate parole vuote.

 

 

Nelle Supplici ,del 422, un dramma che è tutto un encomio degli Ateniesi, leggiamo invece l'espressione di un incondizionato ottimismo pedagogico, forse per il fatto che si stava preparando la pur malsicura pace di Nicia: Adrasto fa l'elogio funebre dei sette caduti nella guerra contro Tebe, poi conclude rivolgendosi direttamente a Teseo: “ Non ti stupire dopo quanto ho detto,/ Teseo, che questi abbiano avuto il coraggio di morire davanti alle torri./Infatti essere educati non ignobilmente comporta il senso dell'onore:/e ogni uomo che ha esercitato il bene/

si vergogna di diventare vile. Il coraggio è/ virtù insegnabile (hJ eujandriva-didaktovn), se è vero che il bambino impara/a dire e ad ascoltare quello di cui non ha cognizione./Ma quello che uno abbia imparato, suole conservarlo/fino alla vecchiaia. Così educate bene i vostri figli"(vv. 909-917).

 

 

Al contrario di Sofocle, Euripide conferisce maggior valore dei rapporti affettivi rispetto a quelli di sangue.  (Alcesti, Oreste, Ifigenia in Tauride).

 

Euripide  nell'Oreste   fa dire al protagonista eponimo, in lode dell'amicizia di Pilade:"acquistate amici, non solo parenti:/poiché chiunque collimi nel carattere, pur essendo un estraneo,/è un amico più caro ad aversi di mille consanguinei (murivwn kreivsswn oJmaivmwn ajndri; kekth`sqai fivlo~)"(vv. 804-806).

 

Già nell'Alcesti Euripide rappresenta una sposa la quale sacrifica per il marito la propria vita dopo che il padre e la madre di lui si erano rifiutati di donargli la loro.

 

Plutarco nella Vita di Solone racconta che il legislatore ateniese permise a chi non aveva figli di lasciare in eredità i propri beni anche fuori dalla famiglia in quanto “filivan te suggeneiva~ ejtivmhse ma`llon kai; cavrin ajnavgkh~(21, 3), valutò l’amicizia più della parentela e l’affetto più dei vincoli di sangue. 

 

Nell’Ifigenia fra i Tauri, Ifigenia chiede a Oreste ancora non riconosciuto come fratello di portare un messaggio a Micene.

Tu non mi sembri dusgenhv~ (591) di bassa stirpe. Ti regalo la salvezza  kouvfwn e{kati grammavtwn (594) per delle lettere leggère.

Pilade invece sarà sacrificato alla dea.

Oreste accetta purché venga mandato ad Argo Pilade e sia l’amico a salvarsi.

La vita di Pilade gli sta a cuore non meno della propria.

Ifigenia dice w\ lh`m j a[riston (609), o anima mobilissima, sei nato da una radice nobile-ajp j eujgenou`~  rJivzh~ pevfuka~ (611) radix, root, Wurzel      

Vorrei che mio fratello fosse come te!

Ironia tragica in Euripide

Pilade non vuole salvarsi senza Oreste: sarebbe aijscrovn (674). Potrebbero dire addirittura che lui ha ordito la morte dell’amico per impadronirsi del regno sposando la sorella, Elettra. aijscrologiva, l’oscenità.

Oreste insiste: vuole dei discendenti dalla sorella e dall’amico cui chiede di non tradire mai Elettra : “kai; mh; prodw`/~ mou th;n kasignhvthn potev (706). proditor Poi lo saluta come fivltaton fivlwn (708), mentre oJ Foi`bo~ mavnti~ lo ha ingannato.

Pilade promette di non tradire Elettra, poi dà una speranza a Oreste: è l’eccesso di  sventura (livan duspraxiva) che dà rivolgimenti eccezionali   (didou`sa livan metabolav~ (721-722).

 

 

 

Luciano nel dialogo Tossari o l’amicizia (164-165), dà un’altra versione del mito: gli Sciti imprigionarono Oreste e Pilade incappati in un naufragio volevano sacrificarli ad Artemide, ma i due amici “aggrediti i carcerieri e sopraffatta la guardia, to;n te basileva kteivnousi e presa con sé la sacerdotessa, rubata la stessa Artemide, fuggirono per mare facendosi beffa della comunità degli Sciti” (katagelavsante~ tou` koinou` tw`n Skuqw`n, 2). Lo scita Tossari dice che gli Sciti annoverano Oreste e Pilade tra gli eroi per il loro coraggio. Ma soprattutto li onorano come dèi perché si sono dimostrati gli amici migliori mai esistiti e hanno stabilito le leggi dell’amicizia. Luciano descrive un dipinto, forse visto in una città scitica ellenizzata dove si raffigurano i due amici e si mostra il loro affetto th;n  eu[noian,  la solidarietà nei rischi th;n ejn toi`~ deinoi`~ koinwnivan, la lealtà to; pistovn, e il cameratismo kai; filevtairon, la sincerità to; ajlhqev~ e la saldezza to; bevbaion del loro amore reciproco. Tutto ciò non si trova tra gli uomini: appartiene a un’intelligenza superiore. Per gli Sciti l’amicizia è un valore grande

 

 

 

 

Valore della gratitudine (Eracle)

Teseo manifesta a Eracle la propria gratitudine: "mi riportasti alla luce dal regno dei morti"(v. 1222). Quindi aggiunge:"Io odio la gratitudine che invecchia degli amici".

Io che una volta ho ricevuto un beneficio, ora ho compassione di te"( v. 1223 e v.1236).

 

 

Non mancano le contraddizioni fra tragedia e tragedia: esecrazione della guerra (Troiane); assurdità della guerra combattuta per un fantasma (Elena, Elettra, Oreste).

 

Nel prologo delle Troiane Poseidone dice:

“E’ stolto tra i mortali chi devasta le città,

mw'ro" de; qnhtw'n o{sti" ejkporqei' povlei"

consegnando al deserto templi e tombe, luoghi sacri

dei morti: egli stesso dopo è già morto (94-96)    

 

Più avanti la lucida follia di Cassandra dichiara che chi ha senno deve evitare la guerra: “feuvgein me;n ou\n crh; povlemon o{sti~ eu\ fronei`” (Troiane, v. 400).

 

Ma c’è anche la chiamata alle armi per la guerra santa (Ifigenia in Aulide).

Dunque: divdwmi sw`ma toujmo;n  J Ellavdi (1397), offro il mio corpo per l’Ellade, quvet j, ejkporqei`te Troivan ( 1398), sacrificate, distruggete Troia.

Questo sarà il mio monumento perenne, questi i figli, le nozze, la fama[2].

L’Ifigenia in Aulide , scritta negli ultimi anni di vita del poeta, e rappresentata postuma, come le Baccanti, contiene  un appello all’unità dei Greci e alla loro alleanza contro i nemici orientali :"è naturale che gli Elleni comandino sui barbari, e non i barbari, madre, sui Greci: loro infatti sono schiavi, noi liberi"[3], proclama la fanciulla ( vv. 1400-1401) dopo avere offerto la sua vita per la patria.

 

 

 Poetica di Euripide (Medea).

I versi 190-203 contengono la poetica di Euripide: la poesia non deve rallegrare i conviti e le feste, già di per sé piacevoli, ma alleviare gli affanni dei mortali. La poesia è una specie di cura omeopatica: racconta casi dolorosi, pieni di lacrime, per consolare le lacrime e gli affannu.

La poesia è la grande consoltrice: dà una strana consolazione anche alla vecchiaia.

Innanzitutto quelli del poeta: nell'Eracle [4] il drammaturgo non più giovane[5] attraverso "il cantuccio" del coro fa questa sua dichiarazione d'amore alla bellezza e alla poesia che conforta pure la vecchiaia:"non cesserò mai di unire/le Grazie alle Muse,/dolcissimo connubio./Che io non viva senza la Poesia/ma sia sempre tra le corone./Ancora vecchio l'aedo/ fa risuonare la Memoria"(vv. 673-679).

 

Bologna 6 dicembre 2021 ore 9, 59

giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Simonide e Bacchilide, secondo gli scoliasti

 

50Altrettanto Macaria negli Eraclidi: “tavd j ajnti; paidwn ejstiv moi keimhvlia (591), questi saranno i ricordi della mia vita invece dei figli.  

 

[3] Demostene nella III Olintiaca (348, dove vuole convincere gli Ateniesi a soccorrere la città della Calcidica contro Filippo di Macedonia) scrive che una volta agli Ateniesi obbediva il re di Macedonia ed era giusto essendo un barbaro che obbedisse ai Greci (24)

 

[4] Probabilmente del 415 a. C.

[5] Era nato intorno al 485.

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