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Hegio, Demea, Geta, Pamphila.
Egione commenta come misfatto indegno –facinus indignum- la cattiva azione che il servo Geta ha raccontato come perpetrata da Eschino: ha messo incinta una ragazza, Pamfila, e non se ne è presa cura né la responsabilità.
Egione si stupisce che da quella “buona famiglia” sia nata un’azione così indegna di un uomo libero, volgare tam inliberale facinus (448)
Molti sono stati i facinora commessi da questo cosiddetto liberalismo ora di moda.
L’amico di Demea commenta l’azionaccia dicendo che Eschino ha compiuto un misfatto indegno del padre suo.
Demea ha sentito queste parole e crede che riguardino la suonatrice de psaltria 451. Biasima il figlio e i fratello che non dà nessun peso al misfatto Pater is nihil pendit (452)
Egione invece biasima fortemente il fattaccio.
Geta lo supplica di aiutarli e gli ricorda che Simulo, il padre di Panfila gli ha raccomandato la ragazza e tutta la famiglia morendo- ille tibi moriens nos commendavit senex (457)
Le raccomandazioni in Italia non mancano mai.
Egione vuole aiutarli.
Demea si avvicina ai due e saluta: “Salvere Hegionem plurumum- iubeo” 460-461
Egione: Oh ! Te quaerebam ipsum. Salve, Demea.
Quindi mette al corrente l’amico dicendogli che il figlio Egione quem fratri adoptandum dedisti , neque boni- neque liberalis functus officium est viri (463-464), non ha compiuto il dovere di un uomo onesto né magnanimo. Notate che fungor non regge l’ablativo come nel latino unico che si studia nelle grammatiche.
"Qualcuno, chissà chi, v'ha scritto perfino una grammatica. Ma è una truffa volgare. A ogni regola ci vorrebbe la data e la regione dove si diceva così"[1].
Altra considerazione: anche il cosiddetto liberalismo economico è una truffa: non può essere liberalis il metodo ( mevqodo") il sistema (ratio), che sfrutta sistematicamente i poveri, i deboli, che scatena guerre che getta ordigni micidiali su intere popolazioni distruggendo città e sterminando vite umane.
“Una classe che non ha esitato a scatenare il fascismo, il razzismo, la guerra, la disoccupazione. Se occorresse “cambiare tutto perché non cambi nulla” non esiterà a abbracciare il comunismo”[2].
Bologna 30 dicembre 2021 ore 11, 12.
giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, p. 116.
[2]
La frase fra virgolette è nel romanzo “Il Gattopardo”. La dice un principe
siciliano all’arrivo dei garibaldini (1860). Poi fa il garibaldino anche lui e
così non perde né i soldi né il potere.
Scuola di Barbiana. Lettera a una
professoressa, p. 74.
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