Seneca scaglia anatemi contro la ricchezza e contro il potere:"Quod contemptissimo cuique contingere ac turpissimo potest bonum non est; opes autem et lenoni et lanistae contingunt; ergo non sunt bona " (Epistole , 87, 15), quello che può toccare agli uomini più spregevoli e infami non è un bene; ora le ricchezze toccano a un lenone e a un maestro di gladiatori; dunque non sono un bene. E, poco più avanti (16):"pecunia...sic in quosdam homines quomodo denarius in cloacam ", il denaro va a finire nella tasca di certi uomini come una moneta in una fogna. Infine, utilizzando Posidonio:"quae neque magnitudinem animo dant nec fiduciam nec securitatem non sunt bona; divitiae autem...nihil horum faciunt; ergo non sunt bona " (35), le cose che non procurano all'animo né grandezza né coraggio né sicurezza non sono beni; ora le ricchezze non producono niente di questo; dunque non sono beni.
La distruzione delle città è vista come un atto scellerato e ispirato dalla bramosia di denaro. Nel De ira il maestro di Nerone ricorda che i re incrudeliscono e compiono rapine, e distruggono città costruite con lunga fatica di secoli per cercare oro e argento dentro le ceneri delle città:"reges saeviunt rapiuntque et civitates longo saeculorum labore constructas evertunt ut aurum argentumque in cinere urbium scrutentur " (III, 33, 1).
Ora scrivo due parole mie in seguito al crimine della funivia.
La teocrazia del dio denaro, il culto dell’economia continua a fare vittime. A quanto dicono i telegiornali, la funivia è stata manomessa perché non venisse fermata togliendo guadagni a chi la gestisce. Speravano che funzionasse comunque in qualche maniera. Hanno fatto correre un rischio che si è rivelato mortale per i loro clienti.
Questo crimine va addebitato all’avidità del denaro considerato il bene supremo. Un proselitismo e un catechismo infernale continuamente ripetuto afferma e ribadisce tale dis-angèlo, questa cattiva novella.
Uno dei tre imputati ha detto che è come se fossero morti i suoi figli. E’ troppo tardi: doveva pensarci prima quando di quei bambini donne e adulti metteva a repentaglio le vita per i miseri quattrini dei biglietti venduti ai morituri.
Sono e resto contrario tanto alla pena di morte quanto all’ergastolo siccome credo che il carcere debba rieducare. Spero comunque che questi omicidi vengano esecrati e puniti.
La reazione di sdegno e condanna però non deve limitarsi ai tre rei confessi bensì va estesa nei confronti dell’idolatria del denaro. Dobbiamo tornare a rispettare, amare, venerare la vita.
In questi giorni si plaude alle riaperture e agli affollamenti come epifenomeni di libertà. Io credo che questi rinnovati assembramenti invece entrino nella categoria del rischio.
Ogni giorno dopo la bicicletta vado a mangiare un’insalata con tonno in una mensa dell’Arci che ha i tavolini al sole. Bicicletta e abbronzatura sono le migliori cosmesi e un aspetto ben tenuto è bellezza ed è salute, valori veri. Ebbene, ieri mente ero in fila un giovane senza mascherina che per giunta parlava ad alta voce mi è venuto troppo vicino. Gli ho chiesto di tenere la distanza per piacere. E ho aggiunto che temo il contagio, perché non pensasse che l’avessi qualcosa contro di lui. Quel ragazzo ha risposto: “io sono giovane e me lo posso permettere”. “Io invece purtroppo non me lo posso permettere” ho ribattuto. E lui: “ognuno ha le sue sfighe”.
Non gli ho domandato quali fossero le sue, perché si vedeva.
Quel povero giovane come tanti altri giovani e adulti non hanno ricevuto l’educazione di cui hanno bisogno diritto.
La reazione giusta a questa tragedia più recente è quella dell’educazione di un popolo intero.
Bologna 26 maggio 2021, ore 21, 32
giovanni ghiselli
p. s.
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