giovedì 6 maggio 2021

Lo spreco del tempo è il più dispendioso e rovinoso di tutti. La Gigantomachia sulle riaperture

 

 

Plutarco racconta che durante la guerra di Perugia (42 - 40) combattuta contro Ottaviano dal fratello di Antonio e da sua moglie Fulvia, Cleopatra catturò Marco Antonio tanto che il triumviro si lasciò portare ad Alessandria dove si diede a divertimenti puerili e a scialacquare e dissipare nello spreco che Antifonte definì il più dispendioso: quello del tempo: “polutelevstaton wJ" jAntifw`n ei\pen ajnavlwnma, to;n crovnon” (Plutarco,  Vita di Antonio, 28, 1).

 

Cfr. Seneca: Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est (Ep. 1, 4), tutto il resto è roba degli altri, il tempo soltanto è un bene nostro.

 

Nel De brevitate vitae Seneca nota quanto poco conto si faccia del tempo da parte dei più, gli infelici molti che chiedono a molti infelici questo bene preziosissimo e tanto gli uni quanto gli altri lo sciupano, lo sprecano, lo buttano via: “quasi nihil petitur, quasi nihil datur. Re omnium pretiosissima luditur, fallit autem illos, quia res incorporalis est, quia sub oculos non venit ideoque vilissima aestimatur , immo paene nullum eius pretium est (…) nemo aestimat tempus (8, 1), (il tempo) viene chiesto come se fosse un nulla, e come se fosse un nulla viene dato. Non si prende sul serio la cosa più preziosa di tutte, ma li inganna perché è cosa incorporea, poiché non giunge sotto gli occhi e perciò viene reputata di nessun pregio, anzi il suo apprezzamento è pressocché nullo.

 

Ora fanno perdere tempo a chi davvero vuole lavorare quelli che insistono per  le riaperture generalizzate. Riaprendo si dà spazio e tempo al virus di infettare, finché si dovrà chiudere un’altra volta.

Questo mostro letale è invisibile al pari di quel bene preziosissimo che è il tempo, e il materialista ottuso, come chiarisce il dialogo Sofista di Platone riconosce una realtà effettiva soltanto a ciò che è corporeo.

“I figli della terra che riconoscono come esistente solo ciò che possono toccare con mano” (Sofista, 247c). C’è una gigantomachia sull’essere tra questi tellurici e gli amici delle forme.

Ora i tellurici sono oggettivamente  amici del virus

 

 

    Bologna 6 maggio 2021giovanni ghiselli

 

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