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In effetti l'esempio , positivo e negativo, è la stella polare dell'educazione antica, il punto di orientamento più efficace. Già nel primo canto dell'Odissea compaiono i paradigmi educativi: Egisto è presentato dallo stesso Zeus quale contromodello, siccome è uno degli uomini che soffrono dolori contro il destino per la loro follia:"sfh'/sin ajtasqalivh/sin ujpe;r movron a[lge j e[cousin"(v. 34), e viceversa Oreste più avanti viene indicato a Telemaco da Atena-Mente quale paradigma positivo in quanto ha ucciso il negativo Egisto appunto, e ha vendicato il padre. Anche tu sii forte, lo incoraggia la dea, poiché ti vedo bello e grande assai:" "kai; suv, fivlo", mala gavr s joJrovw kalovn te mevgan te-a[lkimo" e[ss j"(vv. 301-302). Senza l'esempio mancherebbe l'elemento concreto indispensabile per un elleno: "il realismo, in arte, è greco; l'allegorismo è ebraico", ebbe a scrivere Pavese[1]. Quando il figlio di Odisseo si reca a Pilo, Nestore gli ricorda lo stesso paradigma e gli rinnova l'incoraggiamento ( Odissea III, vv. 193-200). La cultura greca tende a sviluppare organicamente le forme originarie: tra Omero e Plutarco l'uso dell'esempio concreto non viene mai meno, e pure Platone utilizza modelli e contromodelli: nel Gorgia il filosofo presentato i tiranni tra gli incurabili ("ajnivatoi", 525c) diventati tali poiché hanno commesso i crimini più atroci e non espiabili: ebbene costoro, non potendo più redimersi, servono come paradeivgmata, esempi negativi per gli altri, stando sospesi nel carcere dell'Ade. Del resto Plutarco nel preambolo alla coppia Demetrio - Antonio dice che questi due sono uomini adatti a testimoniare quanto Platone scrisse: " o{ti kai; kakiva" megavla" w{sper ajreta;" aiJ megavlai fuvsei" ejkfevrousi", che le grandi nature producono grandi virtù come anche grandi vizi. Nella Repubblica (491e) Socrate infatti spiega ad Adimanto che le anime di natura migliore, se ottengono un' educazione cattiva diventano straordinariamente cattive, poiché le grandi malvagità nascono da nature grandi.
Torniamo quindi ai due "eroi negativi" di Plutarco:"genovmenoi d& oJmoivw" ejrwtikoi; potikoi; stratiwtikoi; megalovdwroi polutelei'" uJbristaiv, kai; ta;" kata; tuvchn oJmoiovthta" ajkolouvqou" e[scon", divenuti ugualmente amatori, bevitori, bellicosi, munifici, sontuosi, violenti, ebbero anche somiglianze conseguenti di destino, ossia, spiega, con infime cadute nella polvere e sublimi salite sui fastigi del potere.
Oggi è il 5 maggio e non possiamo non citare: “Due volte nella polvere-due volte sull’altar (vv. 47-48) di Il cinque maggio di Manzoni sulla morte di Napoleone.
E' da notare che il biografo platonico ricorda, nel rappresentare questi due uomini "uJbristaiv", alcune caratteristiche che Platone attribuisce al tiranno destinato a divenire paradigma negativo: il turanniko;" ajnh;r Repubblica (573c) è , per natura, o per le abitudini, tra l'altro"mequstikov" te kai; ejrwtikov"" incline al bere e anche al sesso. La seconda inclinazione invero a me non sembra tanto viziosa né deleteria, soprattutto se si pensa a coloro che in questi giorni di maggio, un "depraved May "[2], direbbe Eliot, fanno le code per comprare, a caro prezzo, la pillola contro l'impotenza sessuale. Ma questo è tutt' altro discorso.
giovanni ghiselli
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